mercoledì, settembre 27, 2006

BREVI CONSIDERAZIONI DELLE PROVINCE ITALIANE SU DOCUMENTO DI PROGRAMMAZIONE ECONOMICO FINANZIARIA 2007-2011


Il Documento di programmazione economico finanziaria 2007-2011 definisce il quadro strategico entro il quale il Governo intende lavorare per il ridare slancio alla crescita economica e per operare un efficace risanamento dei conti pubblici, secondo gli impegni assunti in sede europea.
Le principali direttrici lungo le quali si prevede di agire saranno quelle dello sviluppo, del risanamento e dell’equità, al fine di neutralizzare al massimo l’elevato deficit e l’esaurimento dell’avanzo primario, che rappresentano i due fattori maggiormente preoccupanti per l’economia nazionale.
La medesima direzione è stata peraltro indicata dalla manovra approntata con il dl 233/06, la quale ha agito verso il contrasto alla elusione ed evasione fiscale, la liberalizzazione di alcuni settori produttivi nonché la contrazione della spesa pubblica. E, sulla stessa scia, verrà predisposta la manovra di bilancio per il 2007.
L’Unione delle Province d’Italia condivide l’attenzione che viene posta al sistema dei poteri locali quali istituzioni prioritariamente deputate allo sviluppo e alla crescita del sistema Paese.
A tal proposito si ricorda che l’Associazione aveva già rappresentato, con un proprio documento, le principali proposte per il Dpef, caratterizzate dalla esigenza di coniugare l’incremento di competitività del sistema produttivo con la crescita economica ed occupazionale del Paese; allo stesso tempo l’UPI aveva sottolineato la necessità di un riordino e semplificazione del sistema istituzionale, in grado di eliminare le sovrastrutture inutili e la sovrapposizione di soggetti, alla luce di un compiuto federalismo fiscale in grado di realizzare una effettiva autonomia finanziaria. Ma ancora più urgente era stata la richiesta di una nuova formulazione del patto di stabilità interno, coerente con le regole europee e soprattutto in grado offrire scenari pluriennali, accompagnato da strumenti finanziariamente sostenibili.

Il Dpef e il sistema autonomistico.
La scelta operata dal Governo, quale quella di strutturare una manovra finanziaria per il 2007 pari a 35 miliardi di euro, di cui 20 destinati alla riduzione del deficit, appare in linea con la necessità di ottemperare agli obblighi e alla raccomandazioni che promanano dalla Unione Europea.
In questo contesto il Dpef focalizza più volte l’attenzione circa il ruolo che il sistema dei governi locali può e deve dare nell’opera di risanamento della finanza pubblica.
In primo luogo, afferma che la spesa decentrata rappresenta circa il 30% della spesa totale della PA, ciò anche in virtù degli interventi normativi di decentramento delle funzioni amministrative succedutisi negli ultimi anni; per quanto poi riguarda il delicato settore della spesa in conto capitale, questa fa registrare, per la componente a carico delle amministrazioni locali una battuta d’arresto nel 2005.
Nell’ottica della liberalizzazione e supporto alla concorrenza degli operatori economici, il Governo dimostra una chiara volontà di procedere ad un netto superamento di alcuni limiti di accesso a delicati settori quali energia elettrica, gas, servizi pubblici locali, trasporti, ecc, nonché alla diffusa pratica degli affidamenti diretti da parte degli enti locali, volontà già peraltro dichiarata attraverso la manovra correttiva inserita nel dl 223/06.
Per quanto infine concerne il patto di stabilità interno, si coglie la necessità, espressa da anni da tutto il sistema autonomistico, che vengano meno gli strumenti, finora adottati, di contrazione della spesa rispetto agli anni precedenti, per aprire la strada ad un meccanismo incentrato sul miglioramento dei disavanzi.

Alcune criticità
In considerazione del quadro macroeconomico raffigurato nel Documento di Programmazione Economico-Finanziaria 2007-2011, che peraltro viene contestualizzato all’interno delle tendenze di sviluppo del contesto internazionale e comunitario, l’Unione delle Province d’Italia ritiene di dover esprimere il proprio apprezzamento rispetto ai contenuti del documento in esame.
Esso infatti sussume e raccoglie alcune delle principali richieste ed osservazioni che l’UPI aveva formulato in precedenza, prime tra tutte la rivisitazione del patto di stabilità interno e l’attuazione del federalismo fiscale, prevedendo in quest’ottica un “rafforzamento delle sedi di confronto tra governo centrali e governi locali, in modo che questi ultimi siano inseriti a pieno titolo nel processo di formazione della politica di bilancio”. Allo stesso tempo l’UPI intende ribadire la necessità che i nuovi meccanismi del patto di stabilità interno contemplino, come accaduto in passato, accanto ad un corretto ed equilibrato sistema sanzionatorio, anche un sistema premiante ovvero incentivante per i singoli enti che raggiungano parametri di virtuosità ulteriori a quelli richiesti; ma soprattutto si ritiene necessario che la quantificazione degli oneri a carico di ogni componente della PA, cui spetta l’obbligo di contribuire al risanamento della finanza pubblica, venga individuata con chiarezza ed urgenza, all’interno di un processo di condivisione e coordinamento che veda tutte le componenti della Repubblica impegnate verso l’obiettivo comune.
Il Dpef inoltre, opportunamente indica quale elemento centrale l’attuazione dell’articolo 118 della Costituzione, per “riprendere il filo del trasferimento ordinato di funzioni amministrative sulla base della sussidiarieetà, differenziazione ed adeguatezza”
Restano comunque alcune perplessità in ordine alle direttrici di operatività che il Governo intende intraprendere. Innanzitutto, per quanto concerne la liberalizzazione dei mercati, in special modo quello dei servizi pubblici locali, sebbene vi sia convergenza di vedute rispetto alla necessità di favorire, attraverso la competizione e la concorrenza, l’efficacia e l’efficienza dell’azione amministrativa in settori strategici propri degli enti locali, permane l’esigenza di raggiungere tale obiettivo attraverso un processo condiviso e concertato con i principali attori e referenti che quotidianamente si confrontano con tutto il sistema della fornitura di beni e servizi alla collettività.
Appare infatti quanto meno opportuno che riforme così strutturali vengano adeguatamente ponderate e partecipate nella forma più ampia possibile.
Allo stesso tempo l’UPI rileva che la particolare attenzione che viene posta nel Dpef alle politiche infrastrutturali sembra lasciare sullo sfondo quanto invece viene realizzato e gestito a livello locale; il documento risulta altresì carente di una visione organica e di prospettiva in relazione al processo dinamico - ed integrato - che dalla istruzione arriva all’ingresso nel mondo del lavoro, passando attraverso la formazione professionale.
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