domenica, marzo 25, 2007

Montezemolo deluso da Prodi: «Governo ostile alle imprese» Commercialista Olbia


Commercialista Olbia «Questo governo merita 4». La frase è di Sergio Pininfarina, oggi senatore a vita. Risale a quasi 18 anni fa, quand’era presidente di Confindustria, ed era rivolta alla politica economica del governo De Mita. Dopo pochi mesi da quell’affondo, il governo De Mita cadde. Bisogna tornare a quel «4» di Pininfarina per trovare critiche più dure di quelle mosse da Luca Cordero di Montezemolo al governo Prodi. Senza mezzi termini, il leader degli industriali giudica «un eufemismo la scarsa coesione politica» della maggioranza. E ritiene che la «coalizione arcobaleno» - come l’Unione viene dipinta sulla stampa internazionale - mostri «una certa disattenzione, per non dire ostilità, nei confronti del mondo delle imprese».Da un forum organizzato dalla Confagricoltura a Taormina, Montezemolo non fa sconti al governo. Accusa la classe politica «di lontananza» dai problemi reali. «Maggioranza ed opposizione si mettano d’accordo, non solo sull’indulto, ma sul futuro del nostro Paese». Ma, soprattutto, chiede serietà a Prodi e Padoa-Schioppa sulla politica economica. Ed in modo particolare, sull’extragettito.«Erraro è umano, perseverare è diabolico. È la storia italiana», osserva Montezemolo per commentare il dibattito su come utilizzare le maggiori entrate. «Per prima cosa - dice - bisogna migliorare i conti pubblici, poi le infrastrutture; e solo quando sarà possibile, restituire parte delle tasse a chi le ha pagate regolarmente, come le imprese e chi lavora nelle imprese». Un profilo non troppo diverso da quello delineato dal Patto di Stabilità europeo: le maggiori entrate devono andare a riduzione del deficit. Confermato, nero su bianco, dal governo con la relazione unificata (la nuova versione della Trimestrale di cassa), ma smentito dalla discussione a cui partecipa lo stesso governo. Il presidente di Confindustria, poi, si toglie anche un sassolino dalla scarpa: quello sul cuneo fiscale. «Non è un regalo alle imprese, ma serve per rilanciare la competitività del Paese». E precisa: «Comunque, le aziende non hanno ancora ottenuto niente perché il cuneo fiscale non è stato ancora approvato dall’Unione europea. E, anche ammesso che venga «Questo governo merita 4». La frase è di Sergio Pininfarina, oggi senatore a vita. Risale a quasi 18 anni fa, quand’era presidente di Confindustria, ed era rivolta alla politica economica del governo De Mita. Dopo pochi mesi da quell’affondo, il governo De Mita cadde. Bisogna tornare a quel «4» di Pininfarina per trovare critiche più dure di quelle mosse da Luca Cordero di Montezemolo al governo Prodi. Senza mezzi termini, il leader degli industriali giudica «un eufemismo la scarsa coesione politica» della maggioranza. E ritiene che la «coalizione arcobaleno» - come l’Unione viene dipinta sulla stampa internazionale - mostri «una certa disattenzione, per non dire ostilità, nei confronti del mondo delle imprese».Da un forum organizzato dalla Confagricoltura a Taormina, Montezemolo non fa sconti al governo. Accusa la classe politica «di lontananza» dai problemi reali. «Maggioranza ed opposizione si mettano d’accordo, non solo sull’indulto, ma sul futuro del nostro Paese». Ma, soprattutto, chiede serietà a Prodi e Padoa-Schioppa sulla politica economica. Ed in modo particolare, sull’extragettito.«Erraro è umano, perseverare è diabolico. È la storia italiana», osserva Montezemolo per commentare il dibattito su come utilizzare le maggiori entrate. «Per prima cosa - dice - bisogna migliorare i conti pubblici, poi le infrastrutture; e solo quando sarà possibile, restituire parte delle tasse a chi le ha pagate regolarmente, come le imprese e chi lavora nelle imprese». Un profilo non troppo diverso da quello delineato dal Patto di Stabilità europeo: le maggiori entrate devono andare a riduzione del deficit. Confermato, nero su bianco, dal governo con la relazione unificata (la nuova versione della Trimestrale di cassa), ma smentito dalla discussione a cui partecipa lo stesso governo. Il presidente di Confindustria, poi, si toglie anche un sassolino dalla scarpa: quello sul cuneo fiscale. «Non è un regalo alle imprese, ma serve per rilanciare la competitività del Paese». E precisa: «Comunque, le aziende non hanno ancora ottenuto niente perché il cuneo fiscale non è stato ancora approvato dall’Unione europea. E, anche ammesso che venga "Errare è umano e perseverare è diabolico. E' la storia italiana". Con queste parole il presidente di Confindustria Luca Cordero di Montezemolo, a Taormina per un forum di Confagricoltura, ha replicato alle recenti posizioni di diversi esponenti del governo sulla destinazione dell'extragettito. "Bisogna pensare prima a migliorare i conti pubblici, poi alle infrastrutture - ha sottolineato - e, quando sarà possibile, restituire parte delle tasse a chi le ha pagate regolarmente, come le imprese e chi lavora nelle imprese".
Insomma, Luca Cordero di Montezemolo, quello della terza Repubblica, non è ancora sceso in campo ed è già un nemico degli italiani. Perchè nella sua lezione di economia, di fronte al denaro suonante che c'è nelle casse dello Stato, non ha avuto esitazione. Ha detto che prima di restituire i soldi delle tasse ai cittadini, bisogna distribuirli per le infrastrutture (e dunque al sistema delle partecipazioni statali dei boiardi di Stato, ai quali evidentemente ha sempre strizzato l'occhio), poi alle imprese e poi...infine infine ai lavoratori. E' chiaro che quando toccherà a noi ci sarà poco e niente.
Una domanda forse banale: ma se gli italiani non hanno soldi da spendere, le imprese come fanno profitto? Ah, ma lei punta a un'economia del ghota del suo made in Italy: a chi compera il bello che lei produce. Già, in fondo l'economia piccola e chiusa delle Ferrari ha il pregio di essere veloce, rapida ed esclusiva. Per il resto, ci svenderanno ai cinesi, agli indiani e così via. E l'uomo, signore?
Se lei fosse un buon e avveduto capitano di Confindustria, e non il ragazzino fortunato cresciuto con le cioccolate di Gianni Agnelli, vedrebbe l'Italia per quello che è: un Paese al degrado. E allora, da buon padre e buon uomo, lei, con le ambizioni che tiene, avrebbe già creato una coalizione di arti e mestieri per risollevare la Nazione. Con le nostre forze. Dando ai lavoratori e togliendo al surplus. Per reinvestirlo in produzione, modernità, partecipazione..non statale...ma al futuro.
Adesso l'Avvocato Montezemolo penserà che questa predica è dovuta al fatto che mi ha fatto dire dai suoi uffici di non essere interessato al quadro di mia proprietà di Mario Ceroli che gli ho offerto. Ma no, mi creda, il quadro glielo ho offerto perchè ho letto che ne aveva acquistati altri simili. La critica l'avrei fatta comunque, per il suo bene.
P.S.Se qualcuno fosse interessato al Ceroli (è un profilo su legno di Alberto Moravia) è all'asta per il futuro!

lunedì, marzo 19, 2007

Commercialista Olbia Fisco: 8 su 10 sotto 35 mila euro

Commercialista Olbia Fisco: 8 su 10 sotto 35 mila euro
Solo il 2% sopra i 100mila euro secondo le tabelle dei redditi dichiarati nel 2005. La fascia maggiore ha un reddito di 15-20 mila
ROMA - Oltre un italiano su dieci vive con meno di mille euro al mese. Oltre l'80% dichiara al fisco un reddito inferiore ai 35.000 euro l'anno. Pochissimi quelli che guadagnano oltre i 100mila euro l'anno. Sono alcuni dei dati che si possono ricavare esaminando le oltre 8mila tabelle, una per ciascun comune italiano, sulle dichiarazioni dei redditi 2005 (anno di imposta 2004) pubblicate sul sito delle Finanze. «Sono dati - spiega una nota - destinati ai Comuni al fine delle decisioni locali sull'addizionale Irpef, ma che si rendono disponibili alla consultazione libera». Prendendo in considerazione le 10 più grandi città metropolitane, dove risiede la maggior parte dei contribuenti si può evincere che l'82% delle dichiarazioni riporta redditi sotto i 35mila euro (la soglia che nel dibattito politico viene normalmente considerato medio-bassa). Poco meno del 2% supera i 100mila euro mentre la percentuale raddoppia (4,3%) se si sommano anche quelli che nel 730 o Unico scrivono 70mila euro. Se alle 10 città principali si aggiungono anche gli altri 11 capoluoghi di regione, resta sempre di oltre l'82% l'insieme dei contribuenti con meno di 35mila euro di reddito l'anno. Tanti anche coloro che si collocano appena poco sopra della «no tax area» di 10mila euro l'anno; si tratta di circa il 12%, più di un contribuente ogni 10.
LUOGHI DA «POVERI VIP» - Ma anche nei luoghi dorati della villeggiatura italiana - quelli per intenderci frequentati dai vip, come Capri, Cortina, Forte dei Marmi, Poro Cervo (Olbia), Sestriere e Portofino - il fisco non vede portafogli gonfi. Se si vuole dare un'occhiata alle tabelle di questi Comuni la classe di reddito con il maggior numero di contribuenti va dai 10mila ai 15mila euro l'anno. A Capri solo l'1,8% dei contribuenti dichiara redditi da oltre 100mila euro. Il 61% è per il fisco sotto i 20mila euro l'anno. Analogo il quadro delle tasse a Cortina dove il rapporto dei più abbienti (redditi dichiarati sopra i 100.000 euro) scende all'1,7%. Qualche ricco in più invece a Portofino, quasi il 5% dei contribuenti per i redditi fino a 7.500 euro non compare nessuno perchè talmente pochi da non poter essere indicati secondo le regole del garante della privacy.