giovedì, settembre 21, 2006

Esportazioni commercialista News


Commercialista Olbia Nel periodo gennaio-giugno 2006 il valore delle esportazioni italiane ha registrato un aumento del 10,6 per cento rispetto allo stesso periodo del 2005 (più 8,1 per cento verso i paesi europei e più 14,4 per cento verso l’area extra Ue). La crescita delle
esportazioni ha interessato tutte le ripartizioni territoriali; incrementi superiori alla media si rilevano per l’Italia insulare (più 15,5 per cento), dovute essenzialmente alle vendite di prodotti petroliferi raffinati, per la ripartizione centrale (più 12,6 per cento) e per la ripartizione meridionale (più 10,8 per cento); incrementi leggermente inferiori a quello medio nazionale si registrano invece per la ripartizione nord orientale (più
10,2 per cento) e per quella nord-occidentale (più 10 per cento).

La dinamica congiunturale, valutata sulla base dei dati trimestrali depurati dellacomponente stagionale, ha evidenziato nel secondo trimestre 2006 variazioni delle esportazioni, rispetto al trimestre precedente, pari a più 8 per cento per l’Italia nordorientale,
più 4,4 per cento per l’Italia centrale, più 4,1 per cento per la ripartizione nord-occidentale e una flessione dello 0,1 per cento per le regioni meridionali e insulari.

Conti economici trimestrali Commercialista Olbia

Commercialista Olbia
Nel secondo trimestre del 2006 il prodotto interno lordo (PIL), espresso in valori concatenati con anno di riferimento 2000, corretto per gli effetti di calendario e destagionalizzato, è aumentato dello 0,5 rispetto al trimestre precedente e dell’1,5 per cento nei confronti del secondo trimestre del 2005.

Il secondo trimestre del 2006 ha avuto tre giornate lavorative in meno rispetto al trimestre precedente e due giornate lavorative in meno rispetto al secondo trimestre del 2005.

Nel secondo trimestre, il PIL è aumentato in termini congiunturali dell’1,1 per cento in Francia, dello 0,9 per cento in Germania, dello 0,8 per cento nel Regno Unito, dello 0,7 per cento negli Stati Uniti e dello 0,2 per cento in Giappone. In termini tendenziali, si è registrata una crescita del 3,6 per cento negli Stati Uniti, del 2,6 per cento nel Regno Unito ed in Francia, del 2,4 per cento in Germania e del 2,2 per cento in Giappone.

Nel complesso, i paesi dell’area Euro sono cresciuti dello 0,9 per cento in termini congiunturali e del 2,6 per cento in termini tendenziali.

Si fa presente che il 18 settembre 2006, in seguito a revisioni, il file cons062.xls contenuto nell serie storiche è stato sostituito.




Ulteriori dati sono disponibili sulla banca dati CONISTAT


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In conformità con i requisiti del programma SDDS del Fondo monetario internazionale, l’Istat pubblica i dati del presente comunicato sulla National Summary Data Page e diffonde un calendario annuale dei comunicati stampa tramite il sito Internet dell’Istituto e il sito SDDS

Idea Italia: Le proposte dei lettori Commercialista Olbia


Commercialista Olbia 1) Detassare i redditi da lavoro dipendente di produzione,e utili di produzione reinvestiti.
2) Tassare rendite e tutto il resto servizi e commercio e relativi redditi anche di lavoro dipendente, modulando le aliquote.
3) Indicatore ISE incorporato nel codice fiscale.
ed utilizzo sistematico per accesso a servizi pubblici incluso per assunzion p.a.
4) Monitorare ad personam utlizzo sel sistema sanitario pubblico, e chiedere contributo per eventuali splafonamenti.
Lettera firmata

Ecco la mia ricetta per affrontare la crisi:
Una maggiore fiducia in noi stessi e nel futuro che dovrebbe partire dalle decisioni all’interno delle famiglie sul futuro dei figli (che cosa fargli studiare, che carriera fargli intraprendere) e dovrebbe portarci tramite lo Stato, la Scuola e le Aziende, ad investire di più nella ricerca e nello studio e, tramite la ricerca e lo studio, scoprire nuovi mercati, nuovi prodotti e soprattutto nuovi modi di produrre.
Ma la fiducia nel futuro ha bisogno di ideali e pertanto dovremmo ritrovare l’ideale più puro, che è quello del Lavoro, e che un facile consumismo, e la “corruzione mentale” di tutti noi e a tutti i livelli, ci hanno fatto e ci fanno spesso dimenticare.
Nel lavoro dovremmo privilegiare l’efficienza e le Aziende dovrebbero quasi "reinventarsi" per privilegiare l’organizzazione, la qualità e la formazione modificando il loro codice genetico in modo che queste caratteristiche non siano solo di facciata come spesso accade.
Fino ad oggi spesso si è privilegiato il produrre per produrre e il facile guadagno e si sono trascurati gli investimenti sul futuro (organizzazione, qualità e formazione vere e reali) cioè quello che avrebbe reso ricco il nostro presente.
Per consentire tutto questo è necessaria un’organizzazione diversa dello Stato, dove il governo dovrebbe limitarsi a fornire ai cittadini in modo eccellente, gratuito ed ineccepibile solo tre servizi fondamentali: L’Istruzione, La Salute e la Giustizia lasciando tutto il resto alla libera iniziativa regolata da leggi semplici e chiare.
Alberto Incoronato

per dare slancio all'economia le mie proposte sono:
1) abolire l'irap sul costo del lavoro il tutto in una sola operazione;
2) abolire l'irap sugli interessi passivi ( per iniziare ad investire sulla ricerca, sull'innovazione del prodotto e sul capitale umano );
3) riformare il sistema fiscale, dove ogni cittadino puo' scaricare tutte le spese ( es.dall'alimentari, alla ricevuta del barbiere, alle spese dell'idraulico, dell'elettricista ecc.)
con questo sistema l'economia si mette in moto e lo stato incasserebbe di più di IVA eliminando totalmente l'evasione fiscale.
4) dura lotta contro l'evasione contributiva;
5) contributo € 10,00 a fondo perduto per sistema agricolo per ogni quintale di uva prodotta + pubblicità del vino
6) dimezzamento dei contributi sociali coltivatori diretti attualmente sono 2.000,00 annuali cifra troppo elevata.
7) liberalizzazione dei servizi all'imprese con specifica riforma delle professione.
8) al governo chiedo di mette ordine di fare poche leggi ma chiare, di cominciare a abrogarne qualcuna ciò significa dare certezza
riflessione di un semplice ragioniere
credo che negli ultimi anni si sta assistendo a uno spostamento di ricchezza da una massa di ceti medi e piccoli a una ristretta fetta di popolazione.
pultroppo devo dire che questa ristretta fetta di popolazione non tutte le persone hanno le idee molto chiare su quello che si deve fare.
R. Angileri

Sono un giovane ragazzo americano e da un anno abito in Veneto. Il mio obiettivo nella vita è di essere un businessman nel settore informatico.
La cosa che più mi ha colpito è di un "big brother" governo a scapito del "free enterprise."
Le mie proposte sono le seguenti:
1. Lasciare che tutte le aziende siano libere da vincoli per diventare più competitive senza alcuna interferenza da parte del governo con maggiori benefici per l'economia italiana.
2. Libertà di gestione dei negozi negli orari, modi e quant'altro da parte dei proprietari/gestori.
3. Riduzione delle tasse sui dipendenti senza restrizioni di alcun genere vedi età, livello di studio e/o provenienza.
4. Aiutare i giovani imprenditori con incentivi e riduzioni fiscali ad inziare la loro attività creando nuovi posti di lavoro e facendo così "girare" l'economia.
Sicuramente ci sono altre proposte da lanciare al Governo, ma se nel frattempo iniziasse a lavorare su queste sarebbe già un passo avanti in un momento così difficile per il bel paese.
David Mimms

Cause della crisi:
1) Supervalutazione dell'Euro.
2) Importazione prodotti Paesi asiatici.
3) Eccessiva burocrazia e regole.
Risoluzione:
1) Aumento dello stipendio medio del 30%
2) Inserire quote d'importazioni su prodotti di tali Paesi.
3) Sburocratizzare.
Gaetano La Marca - Pontecagnano SA

Sono Matteo da Ginevra e vorrei dare la mia modestissima opinione su cosa c'e che non va in Italia.
1) Prima di tutto le nostre universita fanno schifo, cosa che gli Italiani non hanno ancora veramente compreso.I nostri laureati escono a 25-28 anni con nessuna esperienza lavorativa e una laurea che spesso è obsoleta.Non si tratta di dare piu soldi per la ricerca (sarebbero sprecati), quanto piuttosto di riformare il sistema universitario.
Quindi scambi interuniversitari e mobilita internazionale (possibile che io che ho un Master's in Economia se vado in Italia a malapena mi riconoscono il diploma delle superiori???). Poi bisognerebbe purgare le universita da professori nullafacenti (all' estero se un professore non si presenta a lezione viene cacciato), e infine i programmi universitari dovrebbero essere sviluppati per essere svolti nel periodo di tempo indicato. INutile avere una laurea triennale che molti terminano in 4 o cinque anni. Quindi bisognerebbe avere esami fissi, che uno non puo mettere a suo piacimento, e se uno perde tempo viene cacciato dall'universita.
2) Abbiamo una popolazione che, per quanto riguarda la conoscenza delle lingue, è peggiore dei paesi in via di sviluppo ( in molte ex colonie infatti si parla ottimo inglese o francese). Quindi aboliamo i film doppiati (che fanno schifo)e mettiamo sti cavolo di sottotitoli. Poi , dato che paghiamo un salato canone rai, creiamo un canale interamente in Inglese.
3) Distruggiamo pure quello che non va dell economia Italiana. Se le banche Italiane sono le piu care in Europa, perche dovrei oppormi all'acquisizione da parte di ABN AMRO di una banca Italiana peraltro moribonda? E poi smettiamola di osannare queste piccole e medie industrie. L' Italia è in crisi perche le sue principali aziende non sono competitive a livello globale. Con questo non voglio dire che debbano essere sovvenzionate, anzi, ma dobbiamo costruire una societa in cui le nostre migliori aziende siano in grado di competere. Come possono competere se c'e' un sacco di gente che vive nel mito tutto Italiano (soprattutto del Nord Est) della fabbrichetta? Non ho niente contro la gente che ha una propria attivita, ma rendiamoci conto di alcune peculiarita tutte italiane. Perche se uno si autodefinisce un Imprenditore, viene classificato come un figo? All' estero non succede, ci sono aziende fighe, e aziende X. Vi garantisco che se un inglese avesse un capannone nello Yorkshire con 5 impiegati verrebbe considerato molto meno figo di un banchiere di successo. UNa mentalita del genere (unita alla mentalita del posto fisso, magari in regione) di fatto riduce la qualita della forza lavoro che le aziende possono assumere, dato che tutti vogliono il posto in regione, fare il portaborse/politico/etc, e quelli un po piu ambiziosi vogliono fare gli imprenditori.
4) Poi rendiamoci conto che molti piccoli imprenditori e liberi professionisti esercitano in tale campo solamente perche cosi possono piu facilmente evadere il fisco. Il che mi riporta alla vecchia minimum tax. Ma perche è stata abolita? Se non ricordo male berlusconi e il popolo della fabbrichetta l' ha affossata.
Per quanto riguarda le tasse, tagliamole pure, ma prima tagliamo i servizi, dato che non mi sembra il caso di scerzare con un debito pubblico al 105% del PNL. Se uno non taglia i servizi come puo pensare di tagliare le tasse? Tranne che non sia uno dei pochi esaltati credenti nela Reaganomics, l'idiota idea che per livelli "normali" di tassazione ("tax revenue" fino al 55 % del PNL) una riduzione delle tasse porti ad un aumento delle tax revenues. Ah mi ero dimenticato, in Italia sembra essserci un nano idiota che crede fervidamente nella reaganomics
Matteo Carrozza

Lo so che stona in uno spazio di proposte, proporre di lavorare meno per la produttività fine a se stessa e riappropriarsi di spazi vitali fortemente compromessi nella nostra Italia. Siamo davvero un paese che incentra la vita con il dovere e il lavoro con pochissimo spazio per la felicità. Cerchiamo di capire che con le risorse disponibili ai giorni nostri (risorse materiali e di Know-how) potrebbe veramente esserci la gioia fra la gente, mentre avendo di tutto e di più ci lamentiamo troppo di quel pò di superfluo che ci viene meno.
Dobbiamo migliorare molto sullo sfruttamento dell'energia solare quindi nanotecnologie e energy-networking, abbandonare progressivamente il petrolio. Come dice un vecchio proverbio nella sventura e nella sofferenza( la crisi economica in atto) c'è sempre il seme della prosperità futura.
Non attacchiamoci a mantenere quello che c'è, che gia esiste, non aggrappiamoci a questo stile di vita come l'unico possibile. I buddisti dicono"nell'attaccamento c'è la sofferenza".
Lettera firmata

I problemi sono molteplici, e per uscire dalla crisi economica servirebbero risorse da destinare agli investimenti pubblici e ridistribuire la ricchezza attraverso un abbassamento delle imposte.
Come reperire le risorse?
un maggiore attenzione alla spesa pubblica, cambiano i governi ma gli sprechi imperano nel nostro paese, vedi le denuncie di varie trasmissioni televisive, come Target e Striscia la notizia.
Si potrebbe eliminare le province, le cui competenze potrebbero essere facilmente gestite dalla regioni. Si potrebbe eliminare i vantaggi fiscali e economici che hanno le regioni a statuto speciale.
Si può eliminare un pò di burocrazia, che nonostante gli sforzi fatti, vedi autocertificazioni ecc ecc, impera sempre nel nostro paese, sembra che serva per mantenere e giustificare molti posti di lavoro.
Snellire la macchina pubblica, ad esempio ma in Banca d'italia a che servono tutta quella gente?
Stefano Bencini

Perché la Crisi - Al fine di valorizzare e rilanciare l’Economia del Ns. Paese occorre fare un “esame di coscienza collettivo”, guardarci dentro al fine di scommettere con ragionevole certezza sulle Risorse di cui disponiamo e di cui siamo ricchi.
La prima risorsa da valorizzare nel Sistema Italia in ottica “PIL”, anziché le meritatamente decantate Bellezze Paesaggistiche ed Artistiche, sono sicuramente la Creatività, l’Ingegno, l’Intelligenza: in breve il Talento di cui è tanto copiosamente quanto, in tempi recenti, “inutilmente” dotata l’Italia. Quello in cui puntualmente non abbiamo successo sembra il tradurre i talenti individuali in alte prestazioni del “Sistema Paese”.
Come possiamo dunque “liberare” l’innegabile potenziale di cui siamo dotati ? (Il termine anglosassone “gifted” forse rende meglio l’Idea, vero sig. Flores ? cfr.)
Sono sicuramente molte le cause e relative contromisure, che sarebbe riduttivo qui elencare (individualismo, visione a breve termine, in-coscienza civile…). Le cause più rapidamente “intaccabili” con minore difficoltà sono a mio parere tutte quelle situazioni/posizioni di privilegio, che ostruiscono il flusso della linfa vitale dell’Italia – le Risorse Umane.
La Proposta - Al fine di liberare quelli che sono, a tutti gli effetti, colli di bottiglia che sembrano filtrare il peggio di quanto il Paese altrimenti potrebbe di esprimere è utile procedere con una certa rapidità ed oculatezza con il processo di liberalizzazione delle Professioni e dei Monopoli / Oligopoli (in primis Energia e Banche, ma anche l’Università), che sono probabilmente le più importanti “roccaforti” ove è concesso il mantenimento dei Privilegi di cui sopra.
Affinché sia salvaguardato l’interesse collettivo e siano limitati gli inevitabili effetti negativi / distorsioni di cui tali Liberalizzazioni aumentano il rischio, in presenza di un Sistema Giudiziario statico come quello Italiano e della “opacità” di molti Processi che purtroppo regolano la vita del Ns. Paese, occorre inoltre porre particolare attenzione alle Commissioni di Vigilanza, ed agli strumenti autonomi di cui occorre dotarle nel breve periodo.
Rimane il dubbio del che fare della classe politica attuale e della oligarchia che essa rappresenta, ma ciò probabilmente è soprattutto un effetto, non una causa della carenza di Meritocrazia, da contrastare con maggiore priorità.
Andrea e Lucia

Porre fine alla teoria della rendita: licenze, ordini professionali, fine della eccessiva burocrazia, noi giovani abbiamo un mercato già lottizzato dalle nostre precedenti generazioni che non ci danno possibiltà di accesso, farmacisti, notai, commercialisti, la nostra professionalità viene umiliatà da leggi feudali che oggi non reggono più la competizione mondiale perchè è finita l'era della moneta debole la lira. Ben venga la miseria se questa potrà ridarci un po di democrazia.
Salvatore Maragliano

Liberalizzazione delle droghe leggere, e conseguente tassazione su vendita e consumo.
Idem come sopra per prostituzione, controllata e tassata dallo stato.
L'olanda insegna.
Rilancio del turismo, (e dell'ambiente) con + rispetto e servizi x I turisti sopratutto quelli esteri.
Investimenti in ricerca e tecnologie avanzate.
Meno burocrazia e corruzione a tutti I livelli.
Fabrizio Granata

Due parole per tutto: COMPRARE ITALIANO
Tutti, dai consumatori ai distributori, ai legislatori, devono impegnarsi a dare la priorità al prodotto italiano.
Sembra che all’atto dell’acquisto – dagli alimentari, ai prodotti di largo consumo, ai beni durevoli, ecc – l’ordine di scelta sia:
prezzo
qualità
paese di origine
Dobbiamo tutti invertire questo ordine e farlo diventare:
paese di origine
qualità
prezzo
Qualche esempio.
Ovviamente prima di tutto le automobili. Credo che raramente un Francese, un Tedesco o un Giapponese acquisti una vettura estera anche se gli viene detto (ma intimamente non lo crede) che ha una qualità superiore a quella della corrispondente vettura Francese, Tedesca o Giapponese. Per noi è il contrario.
Sono un appassionato di bicicletta da corsa e non posso sopportare questo fatto: nel mondo ci sono due principali produttori di componentistica, uno Italiano e uno Giapponese. Direi che più della metà delle biciclette da corsa commercializzate in Italia e più della metà delle squadre professionistiche italiane montano componentistica giapponese. Questo non succederebbe mai in Francia, Germania, Giappone, Stati Uniti.
Alimentazione: è stupenda la regola di indicare il paese di origine sui prodotti. Ora che sappiamo cosa viene dall’Italia e cosa viene dall’estero, possiamo scegliere. Ma quanti danno priorità al prodotto italiano? Molti preferiscono il prodotto importato.
Non parliamo poi dei prodotti dell’estremo est. In questo caso si acquistano prodotti a qualità inferiore (dando appunto la priorità al prezzo), durano meno, si riacquistano, ovviamente sempre a prezzo più basso perché sono acquisti ripetuti e così oltre a perdere prodotti nazionali, si produce spazzatura (questo forse porta ad un po’ di occupazione…)
E così via
Ma a parte i consumatori, con che efficacia si occupano di questo problema la politica ed il mondo economico?
E’ possibile che l’Italia sia la nazione con la maggior possesso pro-capite di telefoni cellulari e non abbiamo un produttore nazionale?
Nel campo dell’energia, della cantieristica, dei beni strutturali, cosa c’è rimasto di vero e proprio Made in Italy? Le più grosse aziende sono o di proprietà di multinazionali estere o dipendono da queste tecnologicamente.
Da una lato si protegge il sistema bancario (magari all’eccesso) e dall’altra la nostra dipendenza tecnologica dall’estero aumenta sempre di più.
Ecco: senza generalizzare troppo, credo che se ciascuno di noi, nel proprio piccolo, desse il suo contributo con la preferenza al prodotto italiano, tutto il nostro apparato produttivo e di servizi ne trarrebbe beneficio.
Su un fatto credo la stampa e la comunicazione in generale debba aiutare.
In tutti i giornali, politici, economici, di opinione, addirittura i rotocalchi, quando si parla di parametri, criteri di confronto, approccio ai problemi, investimenti, tassi di crescita e di crisi e via dicendo, la stampa mette sempre in risalto che l’Italia è “fanalino do coda”. Siamo sempre gli ultimi di tutto quello che viene citato.
Magari non viene citato quello in cui siamo primi o fra i primi, o comunque viene citato poco.
Perché?
Così la disaffezione per la propria nazione e le capacità degli Italiani di produrre beni e servizi, aumenta sempre di più e tutti sono incentivati a preferire prodotti, servizi e anche modelli esteri.
Questo, con il potere che ha la comunicazione di massa, vuol dire danneggiarsi con le mostre mani.
Giovanni Zaccolo

Valutare in maniera più opportuna la proposta del Ministro Alemanno. Non basta la politica dei prezzi sui farmaci proposta dal Ministro Storace, sarebbe opportuno far rientrare alcuni farmaci nella fascia A, una politica al ribasso del mercato immobiliare, smobiliterebbe la ristagnazione del mercato dei piccoli e grandi elettrodomestici e degli artigiani, anche con un lieve rialzo del tasso d'interesse su eventuali mutui, favorire l'accesso ai mutui trentennali, anzi promuoverli a copertura del 100% dell'immobile, si sta puntanto tanto sulla qualità per promuoverci all'Estero e in Europa non guardiamo all'interno della nostra Nazione, favorire il dipendente statale privato negli acquisti dei prodotti Italiani , si pensi alla Fiat, questi e molti altri possono essere alcune soluzioni per superare la crisi "Italiana".