lunedì, febbraio 19, 2007

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Costi di ricarica, forse arriva il rinvio Commercialista Olbia


Commercialista Olbia Costi di ricarica, forse arriva il rinvio
Probabilmente era prevedibile, così come era prevedibile la bufera che si è sollevata sull'argomento. Il termine previsto dal Pacchetto Bersani per l'abolizione dell'odiato costo di ricarica per i cellulari potrebbe essere allungato a tutto vantaggio degli Operatori



Avremmo una gran voglia di cominciare questa breve notizia con un "siamo alle solite". E lo facciamo: siamo alle solite. Ci riferiamo all'ormai famoso decreto legge che vieta "l'Applicazione di costi fissi e di contributi per la ricarica di carte prepagate", pubblicato in Gazzetta Ufficiale lo scorso 1 febbraio. E che, come vuole la Legge, entrerà in vigore dopo i canonici 30 giorni dalla pubblicazione. Vale a dire il 3 marzo. Ecco, entro il 3 marzo le aziende telefoniche si dovrebbero adeguare e l'odioso balzello dovrebbe sparire per sempre dalla nostra vita. Ma, forse, ci vorrà un po' più di tempo...

Tradotto: siamo alle solite. Nessuno, riteniamo, pensa che gli italiani vivano in un Paese privo di lobby dai forti interessi e dalla grande capacità di fare pressioni sulla politica. E' un dato di fatto, c'è poco da fare. Ma quando queste lobby, in questo caso legate a doppio filo con gli interessi che ci sono nel campo della telefonia, escono allo scoperto per cercare di tamponare i danni economici derivanti da un decreto che, invece, vuole eliminare una tassa arcaica e priva di significato, è naturale che si sollevino proteste un po' da tutte le parti. Dalla politica, con le dichiarazioni di Ds e Italia dei valori, e anche dalle associazioni di consumatori con le dure risposte di Adusbef e Codacons.

Noi però vorremmo riflettere su un punto che tutt'ora ci sembra poco chiaro. Nessuno, almeno a quanto sappiamo, è riuscito a giustificare il calcolo dei presunti costi di ricarica: in questo momento si tratta di 5 euro. A cosa servono quei 5 maledettissimi euro? Quando si ricarica il cellulare di norma le possibilità sono un paio. Si va dal tabaccaio che o ricarica il telefono con il proprio Terminale oppure vende una scheda di ricarica (che poi l'utente attiva telefonicamente), oppure si usa un sistema puramente informatico che può passare dallo sportello bancomat o dal sito Web della propria banca o del gestore telefonico di riferimento. Dunque un procedimento totalmente informatizzato che non necessita di altri interventi manuali. Allora, per favore, qualcuno ci spiega come si compongono esattamente i 5 euro di costo di ricarica? Una transazione su db del gestore, che alla fine di questo si tratta, al massimo innescata da un'analoga transazione sui db della propria banca, costa all'utente 5 euro? Francamente ci sembra ridicolo. E se il costo è davvero di qualche euro per transazione di ricarica consigliamo caldamente ai gestori di ridisegnare i propri db, controllare a fondo le Query (magari sono state fatte con uno wizard) e selezionare un altro db-admin. Ché altrimenti non riusciamo proprio a capire come possano fare business, se una transazione di ricarica gli costa una cifra tanto astronomica...

Tornando alla questione della moratoria, notiamo come le fonti a disposizione in rete siano contrastanti: dai 15 giorni fino all'ipotesi di quattro mesi, come riportato da La Stampa. Quattro mesi di moratoria significano un emendamento al decreto che sia fatto proprio dal governo. E questo significa, anche, che il latore dell'emendamento dovrà essere noto. Gli emendamenti hanno sempre un autore. Dunque se questa sarà la strada, almeno sapremo da quale dei parlamentari arriva l'idea.

Anche sulle giustificazioni che renderebbero un tale slittamento c'è ua certa incongruenza tra le fonti. Secondo alcuni il presunto emendamento incriminato (presunto perché, per ora, se ne è parlato, è stato paventato ma non ci risulta sia stato depositato) si renderebbe necessario per la presenza nella rete commerciale di carte prepagate tarate con il vecchio meccanismo. Quello degli odiosi 5 euro di ricarica. Anche in questo caso il dubbio ci viene: ma i software dei signori gestori di telefonia come sono stati scritti? Davvero non è possibile intervenire manualmente su quello che dovrebbe essere un parametro, ovvero il costo di ricarica? Probabilmente in questo caso ci sono altri fattori, più economici, come i costi pagati da chi le schede di ricarica le rivende. E' vero. In ogni caso ci sembra una giustificazione abbastanza capziosa il cui scopo pare semplicemente essere quello di far guadagnare tempo, e naturalmente denaro sonante, a chi gestisce la telefonia mobile in Italia.

In tutto ciò pochi hanno parlato dell'atteggiamento, quantomeno strano, dell'Autorità Garante per le Telecomunicazioni. Che in questi anni non si è mai accorta dell'odiato balzello. Il Presidente dell'Autorità, Corrado Calabrò, aveva dichiarto l'avviamento di un procedimento istruttorio in merito a fine gennaio. Meglio tardi che mai, ma davvero tardi. Dall'istruttoria sarebbe poi dovuto arrivare un provvedimento regolatorio verso la fine di febbraio. E molti politici speravano proprio che tale provvedimento potesse anche rendere obsoleto il decreto legge di cui stiamo parlando. Perché, in fondo, nessuno si vuole prendere la responsabilità politica di questo provvedimento. Così sarebbe molto meglio per tutti se fosse l'Autorità a togliere le castagne dal fuoco alla politica.

Ma è presto per dire come andrà a finire. E, in effetti, i gestori di telefonia cellulare potrebbero avere buon gioco contro il decreto in sede giudiziale. Sono anni che paghiamo questi 5 maledetti euro per ogni ricarica e, onestamente, non riusciamo a capire perché proprio ora la materia sia divenuta tanto importante da giustificare un provvedimento d'urgenza (la condizione fondamentale per poter emettere un decreto legge). Insomma, qualche giudice potrebbe anche decidere che tutta quest'urgenza non c'è, e in fondo non avrebbe tutti i torti visto che per anni nessuno se ne è voluto occupare.

Ah, quasi dimenticavamo: non c'è in ballo soltanto il costo di ricarica. Il decreto vuole anche annullare la scadenza temporale del credito acquistato. Sappiamo tutti che se non si utilizza il credito telefonico acquistato, questo scade dopo un certo tempo. Di solito qualche mese. E anche su questo punto vorremmo tanto un chiarimento tecnico da parte delle aziende di telefonia cellulare. Perché per il poco che conosciamo, un record in un Database non scade. A meno che non lo si voglia far "scadere". Le uova, al contrario, scadono. Come il formaggio e il prosciutto. Ma tra queste due categorie di beni acquistabili non vediamo alcuna correlazione.

Dunque aspettiamo pazientemente domani, martedì 13 febbraio alle ore 12, termine ultimo per presentare delle proposte di modifica al decreto legge in esame. Proposte firmate, naturalmente.


Commenti (2)

Sono solo scuse : Ge!
Sono solo scuse, pure e intollerabili!!!
Che difficolta tecniche si possono incontrare?? Per far si che gli operatori telefonici(ladri) dovevano attuare immediatamente il decreto Bersani si doveva parlare di rincaro, allora si che non c'erano problemi tecnici e non si dovevano aspettare i fantomatici 30 giorni dalla pubblicazione in G.U.
Per un programmatore non ci vuole nemmeno mezza giornata per riproggrammare il software per l'accredito delle ricariche, anche delle vecchie ricariche.
E' assurdo che queste cose succedano solo in Italia, VERGOGNA!!!
Anche i politici si devono vergognare, 1 parlamentare su 10 è stato condannato in 3° grado e poi vogliono fare le leggi... bha :-(

febbraio 12, 2007
Non serve proprio nulla : Graziano
Cari Amici, per quanto concerne il costo di ricarica pare che sia il guadagno della catena di distribuzione che dal gestore arriva sino al rivenditore. Per intenderci, il tabaccaio o la banca deve avere un guadagno (nessuno fa niente per nulla).
Per il discorso, degli aggiornamenti dei sistemi, posso dire che non devon proprio fare nulla; infatti se pensate che i tagli di ricarica variano spesso ed ancora ci stanno in commercio "card", di importo diverso da quello attuale, che sono ancora valide. Vodafone, se si ricarica dall' estero con una ricarica di un altro operatore "Vodafone", addebita il costo di ricarica vigente solo qui da noi, in funzione dell' importo della tessera acquistata. Fate Voi......
Pensateci un pò .....

febbraio 19, 2007

Aumento tasse locali, CNA: "Dopo il danno, la beffa" Commercialista Olbia

Commercialista Olbia Non solo l’invito formulato dalle parti economiche – associazioni e sindacati – a non aumentare le irpef comunali è andato disatteso (nella nostra provincia solo nove comuni su 47 non sono intervenuti sull’addizionale Irpef), ma l’incremento è stato fatto in modo eterogeneo, costringendo le imprese a spendere rilevanti risorse per adeguarsi alle diverse imposizioni.

CNA ha calcolato l’incidenza delle aliquote nazionali, regionale (aumentata rispetto all’anno scorso in modo variabile tra lo 0,2 e lo 0,5%) e locali (ipotizzando un aumento medio di quest’ultima dello 0,3%) al variare del reddito, nel caso di un lavoratore autonomo senza carichi familiari.

Di fatto, per un lavoratore autonomo le addizionali regionali e comunali – in quest’ultimo caso nell’ipotesi, lo ribadiamo, di un aumento dello 0,3% - annullano la minore Irpef nazionale intorno ai 21.500 euro di reddito lordo.

E la situazione non è molto migliore per i pensionati. Tra questi ultimi, infatti, il reddito in cui le addizionali annullano i minori oneri nazionali si aggira intorno ai 18.500 euro chi ha meno di 75 anni, e nuovamente ai 21.500 euro per chi ha più di 75 anni.

Viene da chiedersi se gli enti locali, prima di disegnare le proprie “”finanziarie” tengano conto di questi calcoli. Oppure, se, al contrario, non ci si basi soltanto sulle ragioni di cassa. Che, tradotto, significa compensare le uscite non già attraverso manovre strutturali in grado di migliorare l’efficienza delle macchine amministrative – servizi inclusi, ma agendo sulla leva delle tasse. Del resto la richiesta di un abbattimento della burocrazia va anche in questa direzione. Esempi negativi, purtroppo, non mancano. Come gli sportelli di sostegno alle nuove imprese (guarda caso, un’attività svolta anche delle associazioni di categoria), che costano soldi a fronte di risultati che potrebbero arrivare a costo zero con opportuni convenzionamenti proprio con le associazioni.

Ma oltre al danno – l’aggravio impositivo – c’è la beffa che attende le imprese, che sono alle prese con le difficoltà amministrative che fanno riferimento all’elaborazione delle buste paga. Di ogni dipendente, infatti, occorre conoscere il comune di residenza attuale, quello dell’anno prima, verificare le aliquote di ciascun comune – e comuni limitrofi potrebbero avere aliquote anche molto differenti – versare l’Irpef dovuta, però a rate, facendo attenzione ai calcoli, perché le detrazioni (che l’anno scorso erano deduzioni), che valgano per l’Irpef statale non si applicano a quelle locale, e via dicendo. Insomma, all’inasprimento delle tasse si aggiungono i maggiori costi da sostenere per pagarle.

Non meno diversa è la situazione dell’Ici, un’imposta che ormai ha già raggiunto valori difficilmente superabili. Basti pensare che l’aliquota ordinaria – quella che comprende gli immobili dell’imprese – è passata da una media, riferita ai comuni modenesi, del 5,16% nel 1995 al 6,88% 2006. Qui l’unico elemento incoraggiante sta nel fatto che ulteriori aumenti sono improbabili, visto l’aliquota massima è fissata dalla legge al 7%. Peraltro nella nostra provincia sono 18 (su 47) i comuni che non applicano l’aliquota massima, e soltanto due quelli che stanno al di sotto del 6,5%.

E anche per questa imposta, al pari dell’Irpef, in merito a complessità c’è poco da scherzare, perché in questo caso le detrazioni variano ogni cento metri, mano a mano che si sposta da un comune all’altro.

Visto che l’invito a non aumentare le imposte locali è stato di fatto inascoltato – a parte rari casi come la Provincia e nove comuni – almeno che le amministrazioni si consultino per stabilire una certa omogeneità, quanto meno per area – delle proprie imposte principali, è appunto il caso di addizionale Irpef ed Ici, così da consentire alle imprese di rendere un po’ meno difficile la propria attività.

Per finire la Tarsu, l’anno scorso trasformata in tariffa. Bene, operazione condivisibile: è del tutto opportuno che ognuno paghi per i rifiuti che produce. Ma allora perché, nel 2007, applicare un aumento indiscriminato del 2,9% che non tiene conto dei singoli comportamenti virtuosi individuali? La realtà è che questa “tariffa” – considerato anche il regime di monopolio di questo mercato – è e rimana yuna tassa occulta che deve garantire un utile ai comuni. Alla faccia delle liberalizzazioni.

Campobasso: raddoppia l'addizionale irpef? Commercialista Olbia

Commercialista Olbia di GERICO - A leggere il sole 24ore di lunedì 12 febbraio sembrerebbe proprio di si. Infatti secondo il quotidiano economico, l'addizionale comunale irpef del comune di Campobasso addirittura raddoppierebbe, passando dallo 0,4 del 2006 allo 0,8 del 2007.


Un autentico salasso per i cittadini residenti nel capoluogo di regione che dovrebbero sobbarcarsi le politiche di bilancio dell'amministrazione comunale che, se effettivamente confermasse la notizia del sole24ore, dimostrerebbe con tale inasprimento una ricerca affannosa di risorse ed una situazione contabile certamente poco positiva. Si attendono gradite smentite alla notizia.

Eufemi (Udc): “Con le addizionali Irpef tassazione più pesante per le famiglie Commercialista Olbia

Commercialista Olbia “Dietro la cortina fumogena dei Dico, il governo Prodi assesta una dura mazzata alle tasche delle famiglie italiane”.
“Come purtroppo l’Udc aveva denunciato invano - prosegue Eufemi - in Parlamento e in tutte le sedi durante il dibattito sulla Finanziaria, l’infausta decisione del governo di trasformare le deduzioni in detrazioni ha allargato pesantemente la base imponibile, e con il via libero alle addizionali Irpef da parte dei Comuni ha determinato un effetto negativo sui redditi delle famiglie, soprattutto quelle con figli. La somma finale, infatti, non è uguale a zero, ma un vero e proprio aggravio della pressione fiscale.”
“Infatti - spiega il senatore Udc - come adesso conferma autorevolmente anche il Sole 24 Ore, il giochino che stanno facendo i comuni è quello di non modificare l’Ici (oppure di ridurla in maniera insignificante), intervenendo in sordina con le addizionali Irpef, aggravando così di gran lunga la tassazione per i contribuenti, con riflessi particolarmente negativi per le famiglie alle quali viene rifiutata, come pure avevamo chiesto, una soglia di esenzione almeno per quelle con figli.”

“Un esempio particolarmente eclatante - conclude Eufemi - è quello del comune di Roma, ma non è il solo: ad essere colpiti sono sempre e soltanto quelli che le tasse già le pagavano, i soliti noti, senza che venga scalfita l’area dell’evasione.”

Il Consiglio comunale ha portato l’aliquota del prelievo comunale Irpef dallo 0,5 allo 0,8 Commercialista Olbia

Commercialista Olbia La Legge finanziaria 2007 ha introdotto alcune modifiche in materia di addizionale Irpef. Per effetto di tali innovazioni il Consiglio comunale ha portato l’addizionale Irpef comunale dallo 0,5 per cento allo 0,8 per cento. Il maggior gettito per le casse comunali è previsto in 780 mila euro.
E’ stato altresì stabilito, recependo quanto disposto dalla stessa Finanziaria, che l’imposta non è dovuta quando alla formazione del reddito complessivo concorrono soltanto redditi di pensione non superiori a 7.500 euro, redditi di terreni per un importo non superiore a 185,92 euro e reddito per l’abitazione principale.
Altra innovazione è l’introduzione dell’acconto dell’addizionale comunale pari al 30 per cento. Cambia anche il momento di individuazione della soggettività passiva. .
A decorrere, infine, dall’anno d’imposta 2007, il versamento dell’addizionale Irpef dovrà essere effettuato direttamente ai Comuni attraverso uno specifico codice tributo assegnato a ciascun Comune con apposito decreto ministeriale. Saranno pertanto abbreviate e semplificate le procedure di accredito ai Comuni delle somme loro spettanti.

Fisco: si apre il cavallo di Troia Commercialista Olbia

Commercialista Olbia I calcoli degli analisti del Sole24ore non lasciano dubbi: le imposte locali stanno mangiando quei minimi sgravi che la manovra per il 2007 riconosce ai redditi più bassi. I numeri sono inesorabili soprattutto per i single, ma non solo. Ecco alcuni degli esempi più indicativi. A Bologna l'Irpef comunale passa dallo 0,4% allo 0,7% con un aumento in termini di percentuale del 75%. Un single felsineo sotto i 20 mila euro di reddito vede così trasformato lo sconto del prelievo nazionale di 75 euro in un aumento di 65 euro grazie al prelievo del suo municipio incrementato di 140 euro.
La situazione ovviamente peggiora man mano che si passa alle fasce superiori. Grazie ai 200 euro di aumento dell'addizionale comunale su un reddito di 25 mila lo sconto di 59 euro diventa un + 141. I single con redditi da 35 mila e 40 mila euro passano rispettivamente da un - 83 e un + 28 previsti dalla manovra nazionale a +157 e +348. Anche grazie all'aumento dell'addizionale regionale - dallo 0,2 allo 0,5 - Bologna è il caso più eclatante ma le cose non vanno molto meglio in altre grandi città tutte peraltro governate dalla stessa maggioranza di governo. A Roma e Torino l'incremento dell'addizionale comunale è stato ancora più pesante in termini di percentuali, passando dallo 0,2 allo 0,5 (+150%). L'aumento compensa di gran lunga lo sconto sull'Ici sul quale la giunta guidata da Walter Veltroni ha posto grande enfasi. L'imposta sugli immobili nella capitale, peraltro, si riduce sì dal 4,9 al 4,6% (circa 40 euro) sulla prima casa ma aumenta sulla seconda casa (dal 6,9 al 7%) e sulle aeree fabbricabili (dal 6,9 al 9%). Ma non è tutto.

Dallo studio del Sole le agevolazioni nazionali risultano svanire anche sui prospetti riguardanti i redditi familiari, nonostante gli assegni previsti dal ministro Bindi per questa categoria di contribuenti. Consideriamo in questo caso soltanto la fascia più bassa entro i 20 mila euro, quella cioè dove gli sconti di Visco dovrebbero incidere di più. Una famiglia tipo con un lavoratore dipendente con moglie e due figli a carico vede la propria detrazione Irpef da 191 euro ridursi a 77 a Bologna, a 108 a Roma, a 67 a Torino.

Insomma pian piano la briciole redistributive pianificate da Vincenzo Visco vanno scomparendo quando non assumono la forma di vere e proprie stangate per tutti i redditi. La gravità della situazione è divenuta tale da scatenare una diatriba tra Guglielmo Epifani e il suo predecessore Cofferati, ormai sempre più ai ferri corti. Il leader della Cgil non ha usato mezzi termini: si rischia di togliere di più con la mano locale di quanto non si dia con la mano nazionale. Cofferati, dal canto suo, ha rinviato al mittente l'accusa del compagno: «La Finanziaria, che i sindacati avevano giudicato positivamente, porta alle addizionali, ai ticket, al caro bollo». Chi ha ragione? In effetti non era difficile prevedere quel che sta accadendo. All'indomani della presentazione della Finanziaria Anci e Regioni manifestarono fortemente il loro dissenso per i pesanti tagli ai trasferimenti agli enti locali. L'esito dello scontro portò allo sblocco delle addizionali locali ferme per disposizione del precedente governo dal 2002. Come sorprendersi ora? Qualcuno ha accolto le nuove aliquote del governo come un regalo per le categorie più disagiate ed invece? Timeo Danaos et dona ferentes.

Le politiche redistributive sono in realtà sempre controproducenti per l'economia: alte imposte sui redditi alti frenano l'iniziativa della parte più produttiva del Paese. Nel nostro caso però al danno si aggiunge la beffa. Anche quei benefici minimi in nome dei quali il governo si era sprecato in alchimie fiscali hanno finito infatti per trovare scarsissima applicazione. Il tutto dimostra inoltre quanto sia complesso pianificare una seria politica dei tagli e quanto l'avvento di un vero federalismo fiscale non possa più prescindere da una responsabilità degli enti locali a far fronte da soli ai propri bilanci. Un sistema fiscale moderno ed efficiente dovrebbe tendere sempre più alla semplificazione del proprio funzionamento: una riduzione del numero delle aliquote punta proprio a questo. Appare al contrario di tutta evidenza come un'articolazione eccessiva dei meccanismi di tassazione finisca per: 1) rendere meno prevedibili per le istituzioni stesse gli effetti finali; 2) spingere i contribuenti a pagare consulenti fiscali; 3) ridurre la trasparenza della politica economica attuata dai vari livelli di governo centrale e periferici. Parafrasando un editoriale che ha fatto scalpore ci chiediamo: chi è più liberale? Chi complica ed alza le tasse o chi le semplifica e le tiene sotto controllo?

Carlo D'Andrea

addizionali piu pesanti con figli Commercialista Olbia

Commercialista Olbia IL TEMPO – “Tasse, niente sconti”. Editoriale di Giuseppe De Filippi: “Si mette a rischio la ripresa”. “Mussi all’attacco di Fassino”. “Vicenza, un pasticcio politico”. A centro pagina: “Accoltella il figlio di sei mesi”.

L’UNITA’ – “Vicenza-Kabul, strada stretta per l’Unione”. Di spalla: “Padoa-Schioppa: ‘L’Italia cresce bene, la Tav sarà fatta”. A centro pagina: “Tetto alle consulenze, scoppia il caso Festival di Sanremo”. In un riquadro: “Betancourt cinque anni nell’inferno”. A fondo pagina: “Yeoshua: vi spiego la corruzione in Israele”.

IL FOGLIO – “I rompiscatole troppo rossi della Cgil”. A fondo pagina: “Quanto sono intolleranti i cattodem e i loro buttafuori”.

IL RIFORMISTA – “Sulla politica estera chiaritevi, e subito”. A centro pagina: “La lotta di Luca Coscioni, un anno dopo”. “Gran rentree dei ‘princìpi non negoziabili’”. A fondo pagina: “L’Italia non crea, conserva. Anche le Brigate rosse”.

IL MESSAGGERO – “Bersani: ecco il piano per la crescita”. Editoriale di Paolo Savona: “Sbagliato ridistribuire il reddito, si deve premiare il merito”. A centro pagina: “Fini: dopo Vicenza più rischi-eversione”. A fondo pagina: “Medio Oriente, vertice a tre”.

IL GIORNALE – “Padova ‘regala’ la casa ai brigatisti”. Editoriale di Geronimo: “Un deficit di crescita”. In un riquadro: “Primo effetto del dopo-Vicenza: la base si sposta”. A centro pagina: “‘La trappola del governo sul Tfr’”. A fondo pagina: “Elogio della lentezza, solo per un giorno”.

LA REPUBBLICA – “Kabul, il piano del governo”. “La Rice in Israele, altolà ad Abu Mazen”. A centro pagina: “Telecom, ecco il patto segreto”. In un riquadro: “Mamma e bimbi in gabbia in tribunale. Mastella invia gli ispettori”. “Accoltellato alla gola, neonato in coma. Fermata la madre”. A fondo pagina: “Il delfino che muore di malinconia”.

CORRIERE DELLA SERA – Vicenza, stop di Rifondazione”. Editoriale di Angelo Panebianco: “Il fantasma del referendum”. Di spalla: “Padoa-Schioppa: bene la ripresa. E la Tav si farà”. “Il no di Mussi al Partito democratico”. A centro pagina: “Israele e Usa avvertono i palestinesi”. In un riquadro: “Cade elicottero Usa. I talebani: siamo stati noi”. A fondo pagina: “Accoltellato alla carotide: bimbo di sei mesi in coma”.

LA STAMPA – “Vicenza, apertura degli Usa”. Editoriale di Luca Ricolfi: “L’Italia dei faziosi”. In un riquadro: “Una normale giornata a Bagdad: 63 morti”. A centro pagina: “Padoa-Schioppa: la Tav si farà”. A fondo pagina: “Blair, l’illusione della meritocrazia”.

IL SOLE 24 ORE – “Le multe salvano i bilanci”. “Il giallo-addizionali: più pesanti con i figli”. A centro pagina: “Il bonus ristrutturazioni a tre milioni di richieste”. “La ripresa industriale respinge il leasing oltre quota 48 miliardi”.

Le multe salvano i conti dei comuni Commercialista Olbia

Commercialista Olbia Sono le multe a salvare i bilanci dei comuni: valgono 1,25 miliardi di euro all'anno. In pratica, conti alla mano, è come se ogni italiano con patente pagasse ben 35 euro all'anno, quasi un'imposta aggiuntiva che grava sui cittadini. E' quanto emerge da un'indagine condotta da Il Sole24Ore su oltre 8.000 comuni. Fra il 2001 ed il 2005 le multe sono salite del 52%: una crescita dovuta principalmente agli autovelox.



Insomma gli automobilisti piangono e le casse comunali sorridono. Il record è stato registrato nel 2004, quando gli accertamenti per infrazioni al codice della strada hanno superato il miliardo di euro, segnando un incremento del 21% rispetto all'anno precedente.

Un bell'incremento è arrivato poi con l'introduzione dei sistemi elettronici di rilevamento. Se si sommano le entrate di Polizia stradale, Carabinieri e Guardia di Finanza, il gruzzolo sale a 1,44 miliardi di euro.

Per avere idea, scrive il quotidiano economico di Confindustria, delle multe sui bilanci comunali, basti pensare che il valore delle sanzioni equivale al 7% delle imposte locali. E in 23 città gli accertamenti hanno superato addirittura i tributi.

Fra le città Roma e Milano vantano il primato assoluto delle multe. Nel 2005 la Capitale ha registrato solo con le sanzioni 207 milioni di entrate, mentre a Milano le entrate sono state 81 milioni. Fra i comuni il primato va a Santa Luce, in provincia di Pisa, dove in 800 metri c'è il record italiano delle contravvenzioni: nel 2005 la macchinetta che rileva la velocità ha emesso accertamenti per circa 1,7 milioni di euro, cioè il 326% di quanto incassato lo stesso anno in imposte, per un valore di mille e cento euro ad abitante, il rapporto multe-cittadini più alto d'Italia.

Palermo, fra i capoluoghi di provincia, è in testa con un valore delle sanzioni pari a circa un terzo delle imposte, mentre Caserta spicca per il più elevato livello di multe pro capite. ''Se in media il rapporto sanzioni-tributi locali si situa a quota 6,92% - si legge su Il Sole 24 Ore - sono sette i comuni in cui le entrate da infrazioni al codice della strada fruttano il doppio e 23 quelli in cui rappresentano piu' del 100%. In 27 città, invece, l'incasso delle multe è stato superiore a 200 euro per abitante. A pagare di più è chi abita nelle regioni del Centro: 41 euro a testa. Seguono i cittadini del nord-ovest, con 27 euro ciascuno e del Nord-est (22 euro). In fondo il sud, con 16 euro, e le Isole (14 euro)''.

Commercialista Olbia VS Prodi


Commercialista Olbia news,
che fine ha fatto la famosa promessa dei 5 punti sul costo del lavoro ?
è mai possibile che in un paese civile si fanno promesse a vuoto dalle più alte cariche ? Romano Prodi, inutile girare le carte con calcoli e calcolini, hai promesso e devi mantenere le promesse fatte in campagna elettorale, e smettiamola di dire che stiamo aiutando le fasce più deboli, a Bologna chi percepiva in busta paga circa 32.000 euro annui vedrà scendere lo stipendio di circa 300 euro in un anno, altro che taglio al costo del lavoro, questo è un aumento bello e buono, noi di commercialista olbia non siamo ne di destra ne di sininstra, guardiamo i fatti, se avesse vinto le elezioni la destra oggi avremo parlato di ici, ma così non è stato, caro Prodi non siamo scemi mantieni le promesse.