lunedì, settembre 18, 2006

Auto aziendali, entro il 15 dicembre le domande Commercialista Olbia


Commercialista Olbia Piano d’azione rapido del Governo dopo la bocciatura da parte della Corte di giustizia europea del regime italiano di indetraibilità dell’Iva sui veicoli aziendali. Il Consiglio dei ministri, in una riunione straordinaria presieduta dal ministro dell'Interno Amato, ha, infatti, varato un decreto legge con «Disposizioni urgenti di adeguamento alla sentenza della Corte di giustizia dell’Unione europea in data 14 settembre 2006, n. 228/05, in materia di Iva» che fissa al 15 dicembre 2006 la scadenza per chiedere i rimborsi. Il Governo, insomma, prende tempo ed evita l’ondata di richieste di compensazione per ottenere immediatamente le somme dovute. Il decreto legge, che entra in vigore già oggi, prevede che entro 45 giorni sia approvato il modello per avanzare la richiesta all’Erario. Con lo stesso provvedimento (si tratta di un decreto del direttore dell'Agenzia delle entrate, saranno indivudati dati e documenti da indicare nell'istanza di rimborso. Il testo del provvedimento precisa che «per evitare ingiustificati arricchimenti i dati hanno a oggetto anche altri tributi rilevanti ai fini della complessiva determinazione delle somme eventualmente spettanti». Il testo, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 15 settembre 2006 n. 258, è entrato in vigore il 15 settembre 2006.«Il decreto è stato varato - spiega il viceministro dell'Economia Vincenzo Visco - per evitare che si andasse a un disordinato meccanismo di autocompensazione. Si è intervenuti con un decreto di urgenza in relazione a una sentenza arrivata a ridosso di una scadenza tributaria».Il no dei giudici europei a un regime che da transitorio si è trasformato in permanente (dura da 27 anni) potrebbe causare nelle casse dell’Erario un buco stimato in oltre 10 miliardi di euro. I giudici comunitari non hanno, infatti, accolto la richiesta dello Stato italiano di limitare gli effetti della decisione nel tempo. «Gestiremo l'ennesima pillola avvelenata - dice il viceministro Visco - che il precedente governo ci ha lasciato». Lo stesso Vincenzo Visco si è messo immediatamente in azione per evitare un buco immediato nelle entrate e per individuare le misure compensative equivalenti per far fronte alle ripercussioni finanziarie «di pesante entità e non eludibili» della sentenza sulle casse affaticate dello Stato. Per ora le soluzioni sono ancora allo studio.«Siamo bravi, ma non siamo stati in grado in 12 ore di trovare soluzioni». Visco pur non quantificando le cifre, ha detto che si tratterà di un buco per l'Erario di «parecchi miliardi», cifra per la quale «non è uno scherzo» individuare misure compensative. «Faremo i calcoli - spiega Visco - e studieremo soluzioni. Non è che sia terribilmente complicato. Stiamo lavorando».
Il problema, secondo Visco, «si poteva risolvere dal 2001 al 2004» La procedura era stata avviata dal Governo Amato che aveva portato l’indetraibilità dal 100% al 90% con l'accordo di portare la detraibilità al 100% come prevede la sesta direttiva sul'Iva. Invece, dice Visco, «in questi anni non è accaduto nulla. Si può pensare a imperizia, trascuratezza, incompetenza o più semplicemente alla irresponsabilità del governo precedente». La Corte di Giustizia europea, dopo aver condannato l' Italia sulla detraibilità dell' Iva per le auto aziendali, dovrà ora emettere la sentenza sull' Irap, che è sotto esame per valutare la sua compatibilità con l' Iva. «Per l' Irap che è stata chiamata in causa per valutare la doppia imposizione rispetto all' Iva - sottolinea il vice ministro Vincenzo Visco - attendiamo fiduciosi la sentenza. C'è stata una autorizzazione dell' Ue e poi, come dimostrano molti studi, non ha nulla a che fare con l' Iva».

Il giochino di Prodi e le tasse Commercialista Olbia


Commercialista Olbia Sulla Finanziaria sono fiorite, finora, soltanto illazioni, proposte contraddittorie, polemiche anche dure fra gli stessi settori della coalizione al governo. Non si può esser certi nemmeno della cifra complessiva della manovra: 30 miliardi, come vorrebbero Prodi e i teorici del rigore, oppure 27, o 24 come vorrebbe Rifondazione comunista? Intanto, però, può considerarsi certo che il conto per i cittadini non sarà leggero. L'impulso a tassare per le sinistre di ogni gradazione è irrefrenabile e non sarà questa manovra a segnare la svolta.
Tasseranno, tasseranno. Magari lo faranno cercando di nascondere la mano rapace, ma il risultato non cambierà. L'ultima proposta di Padoa-Schioppa di lasciare liberi i Comuni di aumentare l'addizionale Irpef e l'Ici fa riferimento a cose rispettabili, come l'autonomia degli enti locali e il federalismo, ma di fatto è uno scaricabarile: si tagliano i fondi necessari alla finanza locale e si invogliano le amministrazioni a far da sé, tassando e tartassando. Il cerino finirà col bruciare sempre il cittadino.
Ancora una volta Letizia Moratti è stata «scandalosa», nel senso che si è mossa controcorrente e ha svelato la nudità del disegno sovrano, cioè governativo. Ha detto chiaro e tondo che come sindaco di Milano non aumenterà l'addizionale Irpef, né inasprirà l'Ici, anzi cercherà di ridurre sensibilmente l'imposta sulle prime case. Non solo, è favorevole alla delega ai comuni di taluni servizi qualificanti, come il controllo sul catasto, ma precisa che per questi compiti il potere centrale dovrà fornire le risorse necessarie.

Politica. Rutelli: non aumenteremo la pressione fiscale e faremo il partito democratico Commercialista Olbia


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Politica. Rutelli: non aumenteremo la pressione fiscale e faremo il partito democratico
Non possiamo aumentare la pressione fiscale, non dobbiamo. Dobbiamo invece tagliare le spese che sono cresciute con il governo della destra". E' uno dei passaggi dell'intervento finale alla Festa della Margherita del leader di Dl, Francesco Rutelli, il quale ha sottolineato che quella italiana e' stata "l'unica destra al mondo che ha fatto schizzare verso l'alto le spese dello Stato cresciute di 5 punti percentuali all'anno". Parlando della finanziaria il leader della Margherita ha detto che non si tratta di intervenire "perche' ce lo chiede il Commissario Almunia o le nostre delegazioni europee". Rutelli ha quindi precisato che c'e' "da una parte il bisogno di mettere i conti a posto, i 15 miliardi per il rientro del Pil secondo l'impegno dell'Italia". Secondo Rutelli questo e' "un impegno difficile, complesso. Abbiamo anche l'obiettivo del cuneo fiscale, del taglio delle tasse sul lavoro. Ci vogliono risorse per la crescita e lo sviluppo economico". Occorre quindi, ha detto Rutelli, "una legge finanziaria che traguardi sulle grandi cifre, sui grandi numeri per mettere a posto i conti ma soprattutto per far ripartire la crescita, i tassi di produttivita' e di occupazione".
Il partito democratico "Formiamo il partito democratico e poi gettiamo la forza di questo partito sul piatto della bilancia delle politiche europee e dei rapporti internazionali. Il partito democratico cambiera' l'equilibrio politico tra le forze europee", ha detto il leader della Margherita. "Non c'e' in Europa - ha aggiunto - un verbo socialista". "Noi - ha proseguito - ci vogliamo alleare con le forze del socialismo europeo ma vogliamo guardare un po' oltre, ad esempio ai democratici statunitensi o all'India". "Come ho detto ieri a Piero Fassino, vogliamo costruire insieme un approdo comune in cui si rispettino culture e tradizioni di ognuno, ma che guardi al futuro", ha detto Rutelli. Rutelli ha tracciato le tappe per la costruzione del nuovo soggetto citando i congressi del prossimo anno. "Quello della Margherita - ha sottolineato - e' gia' stato fissato e io proporro' alla direzione DL un percorso comune per i congressi" di Margherita e Quercia. In modo che si arrivi al prossimo congresso della Margherita "con un documento politico che per la parte strategica sia gia' condiviso con i Ds". "Non vogliamo fare i primi della classe - ha concluso Rutelli - ma andare avanti e costruire passo dopo passo questo partito nuovo".
Berlusconi un Cobas"Berlusconi ormai e' diventato un Cobas, quelli che promuovono le manifestazioni... Da uomo di governo e' passato a minoranza rumorosa, per altro un rumore ad intermittenza. Quando ha paura, perde la voce...". Francesco Rutelli, chiudendo la festa della Margherita a Caorle, critica Silvio Berlusconi per non aver non partecipato alla festa del partito e soprattutto per aver detto che non votera' la missione italiana in Libano: "Alla fine credo che votera' a favore...", prevede comunque il vicepresidente del Consiglio. "Noi cercheremo sempre una contrapposizione non distruttiva", conclude.

Iva sulle auto, salasso Ue da 10 miliardi Commercialista Olbia


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Il governo italiano non poteva vietare la detraibilità dell'Iva su auto e carburanti usati per l'azienda». È quanto ha deciso la Corte di giustizia europea, che ha confermato l'allarme lanciato nei giorni scorsi.
Per Bruxelles «lo Stato non può escludere strutturalmente le operazioni su dati beni dal regime delle detrazioni stabilito dalla direttiva Ue sull'Iva». Questo significa che oggi i soggetti titolari di partita Iva, aziende e liberi professionisti, che già possono scaricare dalle tasse fino al 15% dell'imposta, potranno dedurre dalle tasse anche le cosiddette «spese di esercizio», come benzina, gomma, olio, manutenzione e riparazioni dell'auto usata per lavoro. Questo significa anche che «chi ha già assolto il pagamento dell'Iva deve poter ricalcolare il suo debito d'imposta».
La decisione della Corte di giustizia Ue si traduce, secondo il Centro studi Promotor, in un minor gettito fiscale annuo per lo Stato pari a oltre 2,5 miliardi di euro. Un impatto che dovrà essere «stabilito dal governo italiano, in base alla legislazione sulla retroattività dei rimborsi», come ha sottolineato la portavoce Ue al Fisco, Maria Assimakopoulou. Lo scorso 25 luglio la Commissione europea aveva già aperto contro l'Italia una procedura di infrazione: «L'opinione della Commissione sulla questione è chiara e ben conosciuta - ha aggiunto la Assimakopoulou - la novità è che nella sentenza non si dà alcuna limitazione di tempo riguardo agli effetti retroattivi».
Il viceministro dell'Economia Vincenzo Visco ha già annunciato «pesanti ripercussioni» sulle tasche degli italiani.

Al via rimborsi Iva auto aziendali Commercialista Olbia


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Il Consiglio dei Ministri ha approvato un decreto legge per adeguarsi alla sentenza della Corte di Giustizia europea sulla detraibilità Iva sulle auto aziendali. L'annuncio è stato dato dal viceministro dell'Economia, Vincenzo Visco, nel corso della conferenza stampa a Palazzo Chigi, al termine della riunione del Cdm.
Visco ha spiegato che con il decreto si dà tempo fino al 15 dicembre ai contribuenti di comunicare le domande.
Secondo quanto annunciato, inoltre, i moduli per richiedere il rimborso saranno predisposti entro 30 giorni dal varo del decreto. "Gestiremo anche questa ennesima pillola avvelanata che il governo precedente ci ha lasciato", ha aggiunto Visco nel corso della conferenza stampa, mentre sulla cifra stimata di 10 miliardi dell'impatto che potrebbe derivara dalla sentenza, il vice ministro si è limitato a dire: "Non so come sono stati fatti i calcoli, la cifra è ipotetica. Faremo i nostri calcoli, ci vuole del tempo, e poi valuteremo". Visco ha spiegato che il provvedimento per superare l'indetraibilità dell'iva si sarebbe dovuto approvare con il governo Berlusconi, perché il problema risale a molti anni fa e il governo Amato del 2000 aveva iniziato un processo di "rientro graduale concordato con la Commissione Ue per una prima riduzione della indetraibilità, dal 100% al 90%. Il progetto era quello di rientrare nel giro di alcuni anni entro i limiti di deroga normalmente ammessi dalla Ue, circa il 50%. Il governo Berlusconi, per imperizia, incompetenza, trascuratezza, irresponsabilita, ha ignorato la questione ed ha evitato di intervenire per avendone tutto il tempo, dal momento che il ricorso a Bruxelles risale al 2004".

Adesso andranno individuati dei provvedimenti compensativi per fare fronte al calo di gettito ma, ha assicura il viceministro, "studieremo delle soluzioni, non è terribilmente complicato". Nella domanda di rimborso, comunque, i contribuenti Iva dovranno indicare la percentuale di utilizzo dell'auto per motivi aziendali e per uso personale o familiare e andrà indicato anche quanto è stato già messo in deduzione come costo.
Poi, per il futuro, andrà contrattato con la Commissione europea un regime dell'Iva per le vetture aziendali che ricalchi la detraibilità limitata ammessa in tutti i paesi europei.

I rimborsi vanno dal 2003 al 2006, e dal punto di vista della cassa pesano sui conti del 2007.
L'Agenzia delle entrate sta predisponendo il modulo da utilizzare per presentare le domande e la parte tecnica è particolamente complessa. In molti casi si ha l'uso promiscuo dell'auto e il contribuente stesso dovrà indicare la percentuale di utilizzo a fine aziendali. Siccome, poi, esiste già un meccanismo di deduzione, ciò che verrà rimborsato è il saldo.
Gestita l'emergenza rimborsi, si dovrà successivamente negoziare con l'Unione europea il meccanismo a regime per il futuro. Sulla modalità di compensazione dei costi Visco non si è pronunciato perché decisioni in merito non sono state ancora assunte, ma ha detto che "sarebbe ragionevole" una compensazione nell'ambito dello stesso settore.
Finora la detraibilità dell'Iva sull'auto aziendale (sia sull'acquisto che sulla manutenzione) in Italia era impedita e negli altri paesi, ha spiegato il vice ministro dell'economia, è solo parzialmente ammessa. Questo perché "si cerca di evitare o ridurre al minimo la disparità di trattamento con gli altri contribuenti che non hanno la partita iva. Le norme europee invece sono state interpretate nel senso di non ammettere l'indetraibilità totale".
Il governo Amato del 2000 aveva iniziato a ridurre la percentuale di indetraibilità, passando dal 100% al 90% e il processo sarebbe dovuto continuare negli anni successivi, concordandolo con bruxelles. Ma ciò, ha spiegato visco, non è avvenuto e nel 2004 è arrivato il primo ricorso. Ieri la sentenza della Corte di giustizia Ue a cui "ora dobbiamo dare attuazione in modo ordinato".
Quanto all'Irap, anch'essa nel mirino della Corte di giusitiza europea in quanto giudicata un 'doppione' dell'iva, visco ha detto di "attendere fiducioso" il responso, perche "abbiamo in realtà dimostrato che l'imposta sulle attività produttive non ha niente a che vedere con l'Iva".