venerdì, marzo 25, 2011

Software per estrapolare i dati dalle Pagine Gialle


Commercialista Olbia.

E' nato il nuovo software della Jnternet, il PagineGialle Extractor V4.

Oggi l'importanza di avere sotto mano tutti i tuoi potenziali clienti è fondamentale.

Il software estrapola ragione sociale, cap, indirizzo, email sito, cottà, provincia, prodotti trattati, descrizione azienda, dettagli azienda, il più completo.

Altri software sul mercato simili al nostro sono sicuramente presenti, ma al contrario del nostro prodotto, gli altri estrattori di indirizzi da PagineGialle vanno ad estrapolare i dati in un loro database precedentemente estrapolato.

Quindi in realtà la nostra concorrenza estrae i dati richiesti da un loro database, mentre il nostro software va in tempo reale ad estrapolare i dati direttamente in tempo reale sul sito paginegialle.it.

Oltretutto è gratis.

Fino a quando non raggiungeremo i 1000 utenti utilizzatori del software, il programma sarà completamente gratuito, in tutte le sue funzioni, compresa la ricerca ed il salvataggio dei dati.

Al raggiungimento dei 1000 utenti il programma verrà bloccato solo nel salvataggio dei dati e per poter salvare basterà pagare la modica cifra di euro 200.

Per ora, in ognicaso, e ancora per un pò, il software per estrapolare i dati dalle pagine gialle è gratis.

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tutte le località geogradiche Italiane, interrogabili si singolarmente che contemporaneamente per provincia o per comune.

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mercoledì, novembre 24, 2010

Commercialista Olbia LA PRESSIONE FISCALE CALCOLATA SUL PIL REALE E’ PIU’ ALTA

Commercialista Olbia 12 giu. – Secondo una stima della Cgia di Mestre la pressione fiscale in Italia è al 51,9%. Si giunge a questo risultato “togliendo” dal Pil nazionale la quota relativa al sommerso economico, in virtù del fatto che chi evade, anche se crea Pil, non paga nè tasse nè contributi. Quindi, la pressione fiscale reale che pesa sui contribuenti fedeli al fisco è, secondo il segretario della Cgia, sottostimata di quasi 9 punti percentuali. “La pressione fiscale reale sui contribuenti italiani sfiora il 52% del Pil. Un dato che supera di quasi 9 punti percentuali quello ufficiale che, nel 2009, l’Istat ha certificato essere pari al 43,2 % ” – denuncia il segretario della Cgia di Mestre, Giuseppe Bortolussi.

Bertolussi tiene a sottolineare che l’Istat non sbaglia i conti: “L’Istituto nazionale di statistica non fa altro che applicare le disposizioni previste dall’Eurostat (Istituto europeo di statistica), che stabilisce che i sistemi di contabilità nazionale di tutti i Paesi europei, devono includere nel conteggio del Pil nazionale anche l’economia non osservata. Ovvero, il sommerso economico, in Italia, ipotizziamo essere stato nel 2009 tra i 231,9 e i 255,9 miliardi di euro”.

Quindi il nostro Pil nazionale (che nel 2009 è stato pari a 1.520,8 miliardi di euro) include anche la cifra imputabile all’economia sommersa stimata annualmente dall’Istat. La pressione fiscale, che e’ data dal rapporto tra le entrate fiscali e il Pil prodotto in un anno, nel 2009 ha toccato il 43,2%.

La Cgia di Mestre, però, ha voluto “stornare” dalla ricchezza prodotta la quota addebitabile al sommerso economico, calcolando la pressione fiscale sul Pil reale. Facendo questa operazione “verità”, il Pil diminuisce (quindi si “contrae” anche il denominatore) e, pertanto, aumenta il risultato che emerge dal rapporto. Ovvero, la pressione fiscale.

Secondo la stima della Cgia di Mestre, nel 2009 la pressione fiscale “reale” che pesa sui contribuenti italiani ha oscillato tra un’ipotesi minima del 51 % e un’ipotesi massima del 51,9%.

A livello metodologico si segnala che l’ultimo dato dell’Istat riferito al peso economico dell’economia irregolare è del 2006. Per gli anni successivi, l’Ufficio studi della Cgia ha proceduto ad applicare la medesima incidenza che il sommerso economico aveva sul Pil nel 2006. Ciò ci consente di dire che, alla luce del probabilissimo aumento del lavoro nero e dell’abusivismo avvenuto in questi ultimi anni di grave crisi economica, ci troviamo di fronte ad un valore economico del sommerso riferito al 2009 molto sottostimato. Per questo la Cgia ritiene che il livello della pressione fiscale reale è da ritenersi più vicino all’ipotesi massima (51,9%) anziché a quella minima (51%). Complessivamente, tutti i contribuenti fedeli al fisco (autonomi, dipendenti, imprese, pensionati, etc) hanno pagato in più di imposte e contributi una cifra che, nel 2009, ha oscillato tra un’ipotesi minima di 100,1 e un’ipotesi massima di 110,5 miliardi di euro. “Una ulteriore dimostrazione – conclude Giuseppe Bortolussi segretario della Cgia di Mestre – che, chi in Italia è conosciuto dal fisco, subisce un prelievo fiscale ben superiore al dato statistico ufficiale. Per questo è assolutamente improrogabile una seria lotta conto il lavoro nero e l’evasione fiscale di chi è completamente sconosciuto al fisco. Aumentando la platea dei contribuenti potremo così ridurre imposte e contributi a chi oggi ne paga più del dovuto”.

La metodologia usata dalla Cgia per calcolare la pressione fiscale “reale” parte dal rapporto tra l’ammontare globale del prelievo e il Prodotto interno lordo (Pil) che si riferisce non solo alla ricchezza prodotta in un anno dalle attività regolari, ma anche da quelle sommerse, cioè non in regola con il fisco. Le ultime stime dell’Istat relative alle dimensioni dell’economia sommersa si riferiscono al 2006, si tratta di una cifra considerevole che si colloca tra 227 e 250 miliardi di euro. Se si ipotizza che nel corso degli anni l’incidenza del sommerso sul Pil sia rimasta la medesima (cioè tra il 15,3 per cento e il 16,8 per cento) si può attualizzare questa stima. Seguendo questa logica, nel 2009 l’economia sommersa dovrebbe oscillare tra i 232 e i 256 miliardi di euro. Utilizzando questi dati è possibile individuare quanta parte del Pil si riferisce all’economia irregolare, più precisamente si possono ottenere due valori a seconda che si sottragga dal Pil ufficiale la quota di valore aggiunto sommerso massima o minima. Le entrate fiscali, sono ovviamente a carico dell’economia regolare, mentre le attività irregolari sfuggono per definizione al prelievo. Quindi, al fine di avere una maggiore percezione del sacrificio a carico dei soggetti economici, può essere utile ricalcolare la pressione fiscale ponendo in rapporto le entrate fiscali con il Pil diminuito di quella parte relativa al sommerso. Il risultato di questo esercizio evidenzia lo sforzo reale richiesto ai contribuenti “onesti”. Inoltre, se si ricalcolano le teoriche entrate fiscali che si avrebbero applicando la pressione fiscale ufficiale (43,2 per cento per il 2009) alla quota di Pil imputabile alle attività regolari e la si sottrae alle entrate effettive, si comprende a quanto ammonta anche in valore assoluto l’entità dello sforzo richiesto ai contribuenti onesti.