venerdì, novembre 10, 2006

La sinistra prepara un’amnistia Commercialista Olbia


Commercialista Olbia Dopo l'indulto si avvicina l'amnistia: il Csm la invoca e la sinistra prende la palla al balzo per svuotare ulteriormente le carceri. Così ecco il primo passo: un progetto per evitare la galera a chi è condannato a meno di due anni. ROMA. L’ha fatto ancora. Il ministro dell’Interno, Giuliano Amato, è andato in Parlamento e s’è sfogato di nuovo contro l’indulto: «Chi fa il ministro dell’Interno non può non soffrire. Se non soffre è un “cattivo” ministro. Questo non potete non capirlo». Ormai è chiaro: il provvedimento che ha aperto le porte delle carceri a diverse migliaia di detenuti non piace più al ministro. Troppe le segnalazioni che gli vengono da prefetti e questori. Non c’è solo l’emergenza di Napoli. In tanti centri si nota un’impennata di criminalità. «Ma una sofferenza permanente me la dà, in realtà, un sistema legislativo e processuale a causa del quale ci ritroviamo a spasso, senza rimedio, persone che con difficoltà e rischio sono state sottoposte alla giustizia». E allora Amato pone il problema della certezza della pena.

Occorrono modifiche di legge. «Ma senza arrivare a misure anticostituzionali». Non si tornerà al mandato di cattura obbligatorio, però il governo intende mettere mano alle «maglie larghe della nostra legislazione» perché è inaccettabile che chi dovrebbe stare in carcere «finisce per non esserci e gli imprenditori che hanno avuto il coraggio di denunciare gli autori del pizzo se li ritrovano davanti dopo quattro mesi». Una denuncia cruda, quella di Amato. In polizia, infatti, si respira fin troppa frustrazione per quanto è accaduto. Ma uguale frustrazione si vive in magistratura.

Il Consiglio superiore della magistratura ha presentato ieri il quadro desolante degli uffici giudiziari italiani alle prese con l’impatto di un indulto non accompagnato da amnistia. Ovvero la beffa di tribunali che lavoreranno per i prossimi tre-quattro anni quasi solo esclusivamente a processi senza scopo perché poi le sentenze non verranno mai scontate. Paradossale. Ma inevitabile perché l’escamotage proposto dal ministro Mastella, secondo il Consiglio, è inattuabile. Il ministro della Giustizia chiedeva al Csm di emanare una direttiva che portasse su un binario morto i processi «inutili», congelandoli in attesa che cadessero in prescrizione. Ma il Consiglio non lo farà. «L’esigenza prospettata dalla nota ministeriale può essere stabilmente e correttamente soddisfatta, nel nostro sistema costituzionale solo mediante un appropriato intervento legislativo».

La patata bollente, insomma, torna al governo e al Parlamento. «Prevedere criteri di priorità cozzerebbe contro il principio dell’obbligatorietà dell’azione penale», sintetizza il vicepresidente del Csm, Nicola Mancino. La soluzione maestra, insomma, sarebbe un’amnistia. Dopo le pene, si cancellano anche i reati e non se ne parla più. Almeno i tribunali non girerebbero a vuoto. Ma il Csm si guarda bene dal proporre un passo del genere. Dice ancora Mancino: «Non vogliamo passare per quelli che sollecitano l’amnistia. Nessuno di noi la chiede. Nessuno l’invoca. Storicizzando però si nota che in sessanta anni di storia repubblicana, nei 17 provvedimenti clemenziali mai si sono disgiunti amnistia da indulto. A buon intenditore, poche parole».

In Parlamento, però, al solo sentir parlare di amnistia, vengono sollevate mille obiezioni. I partiti non se la sentono di portare avanti una questione così impopolare. La politica ha fatto un mezzo pasticcio, ma non se la sente di rimediare. L’unico che si espone è Antonio Di Pietro, che era contrarissimo all’indulto ma ora chiede una «amnistia selettiva che eviterebbe di celebrare una miriade di processi inutili». E subito s’irrita, al solito, Mastella, che avverte l’invasione di campo: «Vorrei sapere una volta tanto quando terminano i lavori della Salerno-Reggio Calabria».

Che i giudici si arrangino, insomma. L’unica via per non imballare la macchina della giustizia è che i capi degli uffici giudiziari si prendano loro la responsabilità di emettere circolari che stabiliscono corsie «di sorpasso» per i processi da fare e corsie «di rallentamento» per quelli da abbandonare a se stessi. Ci stanno pensando a Torino e a Roma. L’ha fatto a Milano il presidente del tribunale, Grechi. «Dimostra la capacità e volontà di non rassegnarsi a una giurisdizione che produce disservizio», si compiace il Csm.

Il Fisco punta ai profitti virtuali Commercialista Olbia

Commercialista Olbia Estendere il principio della «maturazione»anche ai depositi in «amministrato» o in «dichiarativo » e ai fondi esteri.

Pur prospettando numerose opzioni alternative, sembra questa la strada suggerita dalla Commissione di studio sulla tassazione dei redditi di capitale e dei redditi diversi di natura finanziaria.
Nella relazione finale,la Commissione presieduta da Cecilia Guerra dedica ampio spazioalla ricerca di una soluzione idonea a equiparare itre regimi di tassazione del risparmio attualmente vigenti (dichiarativo, amministrato, gestito). Appare evidente che il favore della Commissione è verso la scelta di estendere il principio della «maturazione »,mentre il problema della difficoltà di individuare il valore corrente degli strumenti finanziari non quotati viene risolto prevedendo che — a fine periodo — essi siano valutati al costo. L'applicazione del maturato avrebbe come corollario la possibilità di compensare i redditi di capitale con le minusvalenze, sia realizzate,sia maturate.Inoltre, la tassazione dei fondi non avverrebbe più a monte, ma presso il sottoscrittore, con il vantaggio di consentire a quest'ultimo di compensare le plusvalenze e minusvalenze con i risultati di segno opposto conseguiti sul dossier titoli.
Efficienza ed equità
Per verificare se è vero che il principio della maturazione risponde ai criteri di efficienza e equità (principali obiettivi che la Commissione si pone),occorre partire da un esempio semplificato: un risparmiatore acquista un titolo quotato a 100; a fine anno lo ha ancora in portafoglio e —siccome vale 120 —paga imposte sulla plusvalenza ( maturata, ma non percepita) di 20, con un esborso di 4 (essendo l'aliquota unica, proposta dalla Commissione, al 20%); alla fine dell'anno successivo, il titolo nuovamente è sceso a 100; il risparmiatore — che lo ha in portafoglio — memorizza una minusvalenza di 20 che potrà compensare con future plusvalenze o redditi di capitale se e quando ci saranno. In pratica il contribuente, pur non avendo conseguito alcun reddito, viene obbligato a concedere allo Stato un prestito forzoso, non fruttifero e a tempo indeterminato.Il contribuente che si trovi nella situazione esattamente inversa (abbia cioè una minusvalenza maturata di 20 nel primo anno e una ripresa di valore maturata di 20 nel secondo anno) a parità di reddito (nullo) non è, invece, soggetto a questo prestito forzoso. E se è vero che il principio del maturato esiste dal 1998, va anche ricordato che: per le gestioni individuali, il regime è,attualmente, opzionale; per i fondi comuni italiani, è invece applicato dal fondo e pertanto l'investitore non ha la percezione del meccanismo. Inoltre, è sulla base della semplice constatazione sopra esposta (la tassazione di profitti puramente virtuali) che il Tar del Lazio (ordinanza 3 agosto 2001, n. 4971) aveva sospeso l'applicazione dell'equalizzatore, e il Governo dell'epoca rinunciato alla sua applicazione. Ora si vorrebbe, in sostanza, generalizzare gli effetti del meccanismo allora prodotto dall'equalizzatore. E al di là delle implicazioni psicologiche, devono essere fatte altre considerazioni sul piano dell'efficienza e della equità.
Il rapporto con l'Ires
La prima considerazione è la non coerenza con il regime del reddito d'impresa. Questo è, per eccellenza, quello tassato per competenza. Ebbene, neppure nel reddito d'impresa è previsto che le plusvalenze maturate concorrano a formare il reddito senza essere realizzate.
Infatti, le plusvalenze iscritte sui beni immobilizzati non sono imponibili e per i beni del circolante il criterio base di valorizzazione a fine periodo è quello del minore fra costo e mercato.
I tempi del credito d'imposta
La seconda considerazione è la non coerenza fra il momento della tassazione delle plusvalenze e quello dell'utilizzabilità del credito d'imposta sulle minusvalenze. Nell'esempio fatto in premessa, le imposte sulle plusvalenze vengono pagate immediatamente, mentre il credito d'imposta diverràgodibilein un futuro indeterminato. Un simile meccanismo sfugge al senso comune.Si può ribattere che anche nel reddito d'impresa è previsto che le perdite non diano luogo a creditid'imposta immediatamente spendibili; ma nel reddito d'impresa le plusvalenze non realizzate non vengono tassate. Il reddito tassato in capo alle imprese è quello effettivamente realizzato e — come tale — distribuibile.
In ogni caso, deve darsi per scontato che, ove i regimi fiscali venissero uniformati, la circolazione delle minusvalenze fra un regime e l'altro dovrebbe essere completamente liberalizzata e non soggetta agli attuali vincoli per cui le minusvalenze del dichiarativo sono utilizzabili solo in dichiarativo e quelle dell'amministrato solo in dichiarativo e nell'amministrato.

Riforma Tfr al via da gennaio Commercialista Olbia

Commercialista Olbia Il Governo accelera sulla previdenza integrativa.Oggi al Consiglio dei ministri approda (fuori sacco) un decreto legge di tre articoli, messo a punto dai ministeri del Lavoro e dell'Economia, per garantire l'anticipo al 1ڧennaio 2007 della riforma del Tfr.Con il Dl è data immediata operatività alle direttive della Covip: tutti i fondi pensione saranno tenuti ad aggiornare i propri statuti e regolamenti entro la fine del 2006 e non del 2007 come originariamente previsto. Viene poi calibrato il meccanismo del silenzioassenso: le liquidazionimaturandeapproderannoaifondipensionedal1 ڬuglio 2007 anche se la decisione del lavoratore sarà stata presa nei mesi precedenti.Sono anche disciplinate le regole sul responsabile delle forme individuali (piani assicurativi) e dei fondi aperti.Non sono previste (al momento)novità per la tassazione, che dovrebbe restare ferma a quota 11 per cento.Intanto il Governo è al lavoro per perfezionare l'emendamento alla Finanziaria riguardante la creazione del Fondo Inps, su cui ieri è scoppiato un giallo.
La polemica
Ieri il Governo non aveva ancora depositato l'emendamento alla Finanziaria riguardante il Tfr, che verrà discusso nei prossimi giorni in Aula alla Camera.Ma la bozza del correttivo che siera "affacciata" la scorsa settimana in Commissione Bilancio (senza per altro essere esaminata) ha scatenato una dura reazione da parte dei sindacati.Che hanno subito accusato il Governo di aver violato l'accordo di fine ottobre.Oggetto della contesa l'erogazione delle liquidazionie l'anticipo di quote di Tfr per ragioni di necessità del lavoratore (motivi di salute, acquisto casa e via dicendo) alle quali, secondo quanto prevedeva la bozza di emendamento, avrebbe dovuto provvedere il Fondo Inps e non più il datore di lavoro «limitatamente alla quota corrispondente ai versamenti effettuati al Fondo medesimo».Nell'accordo con le parti sociali è invece stabilito che questo compito debba restare al datore di lavoro.Di qui la levata di scudi di Cgil, Cisl, Uil e Ugl.Con il Pdci Rifondazione a mostrare una certa preoccupazione.
Ma il sottosegretario all'Economia, Nicola Sartor, ha cercato immediatamente di gettare acqua sul fuoco affermando che l'emendamento del Governo rispetta l'accordo con i sindacati e aggiungendo: «Se necessario siamo pronti a chiarire meglio la norma».In serata a sgomberare il campo da dubbi è arrivata una nota ufficiale del ministero dell'Economia con cui è stato precisato che i lavoratori che vorranno chiedere la liquidazione o un anticipo del proprio Tfr avranno «un interlocutore unico, in linea con l'accordo raggiunto tra Governo e parti sociali il 23 ottobre 2006».
L'anticipo per il Tfr
La previdenza integrativa decolla il 1ڠgennaio 2007 come previsto nell'intesa Governoparti sociali, in anticipo di un anno sui tempi della legge 252/2005 (la riforma Maroni). Per la raccolta di nuove adesioni tutti i fondi pensione devono aggiornare i propri statuti e regolamenti entro la fine del 2006 (e non del 2007 come originariamente previsto).
Il lavoratore ha sei mesi — dal 1ڧennaio al 30 giugno 2007 — per decidere di aderire ad una forma di previdenza complementare, alla quale destinare il Tfr, i propri versamenti e quelli del datore di lavoro.Alla forma prescelta dal lavoratore dal1ڬuglio2007ildatoredilavoro deve versare il Tfr maturato a partire dalla data di adesione al fondo.Ciò significa che se il lavoratore aderisce il 1ڠaprile, il Tfr maturato da quella data al 30 giugno, verrà versato il 1ڬuglio (mentre il Tfr maturato dal 1ڠgennaio alla fine di marzo resta in azienda).In caso di silenzioassenso è previsto che il Tfr venga trasferito al fondo pensione negoziale, se manca il fondo residuale istituito presso l'Inps.
Il decreto prevede anche una moratoria: polizze assicurative e fondi devono individuare un responsabile che presenti requisiti di professionalità e onorabilità. Secondo i tecnici del ministero del Lavoro, in recepimento a sollecitazioni dell'Ania e di altre associazioni,il decreto stabilisce una deroga di 6 mesi (fino al 30 giugno) per la soluzione di ogni forma di conflitto di interessi da parte del responsabile del Fondo.In caso di inadempienza il Fondo non potrà decollare.
Infine, con l'obiettivo di semplificare gli adempimenti e l'operato della Covip,viene confermata l'attuale denominazione di Commissione di vigilanza sui fondi pensione (annullando il previsto cambiamento in Commissione di vigilanza sulle forme pensionistiche).

Nuova Irpef,sì alla Camera Commercialista Olbia

Commercialista Olbia
"Sì"della Camera a nuova Irpef, super bollo sulle auto e compensazioni Iva. L'Aula di Montecitorio ha approvato l'emendamento del Governo alla Finanziaria, che,con nuove aliquote e detrazioni, punta ad alleggerire il carico fiscale sui contribuenti con redditi fino a 40mila euro e le famiglie più numerose. Ma la votazione sull'intero articolo 3 relativo all'Irpef è slittata a oggi.
Un rinvio un po' in controtendenza con le dichiarazioni di maggioranza e opposizione improntate a un comune tentativo di evitare la "fiducia". «Meglio il consenso»,ha rimarcato il presidente della Camera, Fausto Bertinotti. Ma,al di là delle affermazioni, tra Unione e Cdl resta un clima di reciproco sospetto. L'ipotesi "blindatura" è tutt'altro che accantonata. La decisione sarà presa lunedì dal Governo sulla base dello sviluppo dei lavori in Aula. Ma già ieri sera Romano Prodi avrebbe abbozzato con i ministri PadoaSchioppa e Bersani e i vicepremier D'Alema e Rutelli la strategia da adottare. Nel vertice si è anche affrontato il nodo "tagli"ai ministeri.Intanto è stata sbloccata la questione dei finanziamenti al Coni.
Le aliquote Irpef rimangono cinque: 23% fino a 15mila euro; 27% tra 15mila e 28mila;38%tra 28mila e 55mila; 41%tra 55mila e 75mila; 43% oltre i 75mila. Di fatto la "curva" viene ridisegnata. Non sono più previste deduzioni ma detrazioni, che salgono per i figli a carico (partiranno da 800 euro ma caleranno con il crescere del reddito).
Potenziati gli assegni familiari: per i redditi bassi (fino a 12.500 euro), 1.650 euro per figlio.La soglia per l'alleggerimento dell'Irpef sale a 45mila euro per i nuclei con coniuge e figlio.Sono poi previste maggiori detrazioni per gli «over 75»ei genitori single.
Super bollo auto
A salvarsi saranno solo le auto Euro 4 ed Euro 5sottoi100 Kw. L'aumento, che scatterà da gennaio, interesserà le auto più inquinanti(3 euro a Kw per le "Euro 0") con una maggiorazione del 50% per tutte quelle oltre i 100 Kw.
Altre misure
Dal1ڬuglio(enonpiùdagennaio) per ottenere gli sconti Irpef sull'acquisto di medicinali sarà necessaria l'indicazione del codice fiscale del destinatario sullo scontrino. Dal 1ڠgennaio 2008 tutti i registratori di cassa dovranno avere la possibilità di trasmettere telematicamente al fisco gli incassi. Un emendamento della Lega approvato dall'Aula consente di non emettere scontrini fiscali nel caso di dati trasmessi per via telematica. Scatta una norma "antitruffe" per bloccare i contribuenti che effettuavano compensazioni tra crediti Iva inesistenti e tasse da pagare. Prevista la detrazione Iva sulle spese alberghiere per i partecipanti a convegni e congressi e la destinazione alle Regioni di una parte degli incassi dell'accisa sul gasolio.Sugli affitti dei fabbricati costruiti con piani di edilizia residenziale convenzionata scatterà l'aliquota Iva del 10%invece di un prelievo del 2%come imposta di registro.Per le plusvalenze di vendite speculative l'aliquota passerà dal 12,5 al 22 per cento.
Coni e 5 per mille
Secondoil relatore Michele Ventura (Ulivo),giàalla Camera potrebbe essere reintrodotto il 5 per mille: ieri 51 senatori dell'Unione hanno chiesto il ripristino della misura. Si cerca un'intesa bipartisan su un emendamento di An. Quanto al Coni, nel corso di una riunione tra i ministri PadoaSchioppa e Melandri è stato raggiunto l'accordo per il fondo (33 milioni nel 2007) da destinare agli eventi sportivi ed alla preparazione dei Giochi Olimpici del 2008.
Fiducia
Ieri è stato approvato l'articolo 1 suisaldi di bilancio (in 29 miliardi per il 2007 il saldo netto da finanziare). Accantonato l'articolo 2, il 3 sarà votato oggi.La Camera dovrebbe lavorare anche domani. Gli emendamenti del Governo sono 70. Il tutto sembra favorire un iter senza fiducia. Dalla maggioranza si sottolinea:tutto dipende dall'opposizione. Che però non si fida:sarà fiducia.

Allarme del Csm: «Con l'indulto l'80% dei processi finirà nel nulla» Commercialista Olbia

Commercialista Olbia Il plenum del Csm, dopo un dibattito durato quasi due giorni, ha approvato all'unanimitá il documento sugli effetti dell'indulto nel sistema giudiziario. Il parere era stato redatto e approvato dalla sesta e settima Commissione di Palazzo dei Marescialli. Nel documento si evidenzia come l'80% dei processi nell'arco dei prossimi cinque anni sia destinato a finire nel nulla, ossia con sentenze non eseguibili per effetto dell'indulto. I consiglieri del Csm sottolineano che il consiglio della magistratura non può chiedere ai capi degli uffici giudiziari di metterli da parte, cioè di privilegiare la trattazione dei processi che invece non cadono sotto la scure del condono delle pene perchè un'iniziativa del genere non rientra tra i suoi poteri. Infine, punto cruciale della bozza di risoluzione che verrá presentata a breve al ministro della Giustizia Clemente Mastella, si sottolinea che in passato ben 17 indulti sono stati accompagnati da un provvedimento di amnistia.
È un documento «carico di preoccupazioni», ha detto il vicepresidente del Csm, Nicola Mancino, un documento che « apre un fronte di riflessioni». «Ma cosa fare di fronte ad una situazione difficile, drammatica, non compete a noi - ha chiarito ancora il numero due dell'organo di autogoverno della Magistratura -. Non siamo la terza Camera, diamo il nostro contributo perché la macchina giudiziaria funzioni e produca al meglio, quantitativamente e qualitativamente. Non vogliamo passare per quelli che sollecitano l'amnistia perché così saremmo al di sopra e al di sotto delle nostre funzioni».
Per il Ministro della Giustizia, Clemente Mastella «il documento sull' indulto del Csm è apprezzabile perchè dice cose onestamente corrette». Mastella ha sottolineato però come il contenuto sia «riferibile al Parlamento, che con l'80% ha votato l'indulto, non solo a me».
Antonio Di Pietro aveva chiesto un vertice dell'Unione per discutere di giustizia e per stilare un programma dettagliato su quello Governo e maggioranza intendono fare nel prossimo futuro in materia. Massimo Donadi, capogruppo a Montecitorio dell'Italia dei Valori sottolinea: «non possiamo permettere che all'80% di processi che si risolveranno con la sostanziale farsa di una sentenza inutile perché interamente coperta dall'indulto, si aggiunga anche la beffa che il rimanente 20% si estingua comunque, ma per prescrizione».
Dall'opposizione l'ex ministro leghista Roberto Castelli ritiene che dopo l'indulto, «un'amnistia non farebbe che peggiorare le cose». «Non resta che subire il danno che è stato fatto -sostiene Castelli - se si intervenisse con un'amnistia si aggraverebbe ancora di più quel senso di ingiustizia che con l'indulto è stato buttato addosso ai cittadini. Ma il danno è stato fatto. Rassegnamoci».
Per Maurizio Gasparri, An « Dal grido di allarme del Csm non deve scaturire la possibilità di un' amnistia, ipotesi da respingere, ma semmai la riflessione sulle conseguenze catastrofiche dell'indulto, e vedere se non sia il caso di revocarlo, avendo avuto come conseguenza l'aver alimentato la spirale criminale».

Tfr, i sindacati accusano: «L'accordo è stato violato» Commercialista Olbia

Commercialista Olbia ROMA. «L'emendamento preparato dal governo non corrisponde agli impegni assunti. Il governo chiarisca immediatamente se trattasi di errore, altrimenti siamo in presenza di una palese violazione dell'accordo sottoscritto con le parti sociali ». Sono i segretari confederali di Cgil e Uil, Morena Piccinini e Domenico Proietti nonchè il segretario generale aggiunto della Cisl, Pierpaolo Baretta, a denunciare così la violazione dell'intesa ragggiunta sul Tfr.

Ad accedere la miccia dei sindacati l'emendamento all'articolo 48, che prevede «che il lavoratore che sceglierà di mantenere il TFR in azienda anzichè aderire alla previdenza complementare, non potrà più richiedere l'intero TFR maturato e le relative anticipazioni all'azienda presso la quale è occupato (se ha più di 50 dipendenti), ma direttamente al fondo presso la Tesoreria dello Stato gestito dall'INPS verso il quale sarà transitato il TFR».

Dura la reazione dei sindacati:« non è assolutamente accettabile che il lavoratore sia penalizzato da questa operazione e ostacolato pesantemente nel momento in cui, legittimamente, richiede di riscuotere le prestazioni dovute, che dovranno essere erogate esclusivamente dall'impresa».

Bollo auto, rincari per tutti Commercialista Olbia

Commercialista Olbia Il conto è salato per gli automobilisti toscani. All’aumento del bollo deciso dal governo – ispirato dal suggestivo slogan «più inquini più paghi» – si aggiunge un ulteriore aggravio del 10 per cento deciso dalla Regione Toscana, che pesa soprattutto sulle famiglie. Fra queste, anche se sembra un paradosso, pagheranno di più quelli che non possono permettersi un’auto nuova. O, magari, l’hanno comprata d’occasione, ma più capiente con il rischio di superare i 100 kw di potenza, talvolta non proprio vetture di lusso e tra l’altro, generalmente acquistate da famiglie numerose, che di tutto avrebbero bisogno fuorché di una soprattassa sull’auto.

Non è stato facile il cammino della Finanziaria per quanto riguarda il bollo auto. Vi ricordate la fantomatica tassa sui Suv? O la soprattassa in base al peso della vettura? Dimenticatele, ora arriva la tassa sulle potenze. Il superbollo rimane, ci mancherebbe altro, ma questa volta punta le sue attenzioni verso quelle vetture che superano i 100 kw di potenza. L’obiettivo iniziale era quello di colpire i Suv, e in parte è stato raggiunto, ma nella mischia si sono trovate altre «vittime innocenti», colpevoli solo di avere potenze «sbagliate».

Gli importi del bollo per le autovetture decisi dal governo a partire dal 1° gennaio 2007, non saranno più fissi, ma varieranno secondo la classe di emissione della macchina: l’importo base attuale di 2,58 euro kw per pagamenti annuali varrà esclusivamente per le auto Euro 4, quelle immatricolate come nuove dal 1° gennaio 2006. Sale a 2,70 euro per le Euro 3, 2,80 per le Euro 2, 2,90 per le Euro 1, 3 euro per le non catalizzate. A questi importi dovrà essere aggiunta la soprattassa del 10 per cento decisa dalla Regione: dovrebbe fruttare 33 milioni, soldi che serviranno a finanziare i progetti del piano regionale di sviluppo.

L’aggravio maggiore sarà per le oltre 370 mila autovetture Euro 0, le non catalizzate, che ancora circolavano in Toscana al 31 dicembre 2005, poco più del 16 % sul totale del parco circolante (2.259.734 autovetture). Finora hanno pagato dai 77,4 ai 258 euro, dal 2007 secondo la potenza, dal 2007 pagheranno dai 99 ai 330 euro. I motivi di chi non ha cambiato l’auto, che va ormai per i 15 anni, possono essere svariati: da chi è affezionato alla propria vettura, a chi fa pochi chilometri, a quelli, e sono la maggioranza, che non possono acquistarne una nuova. Un motivo plausibile in una regione come la Toscana dove, dicono le statistiche, gli anziani sono in maggioranza e «godono» di pensioni non proprio al massimo. Andrà un poco meglio per chi ha un’auto Euro 1 (302.454 vetture al 31/12/2005) immatricolata dal 1993 al ’96; aumenti ancora minori per gli Euro 2 (613.095 auto in circolazione) e Euro 3 (752.462 auto al 31/12/05), la parte più consistente del parco auto regionale. Segno evidente che chi ne ha avuto la possibilità ha cambiato auto profittando anche delle varie campagne promozionali o di rottamazione.

Bollo «tranquillo» per le Euro 4, erano 216.049 in circolazione alla fine dello scorso anno, perché alcune case automobilistiche hanno anticipato l’uscita dei modelli che rispondono a quella normativa. Va molto peggio per chi ha un’auto «grossa»: pagherà in più una sovrattassa di 2 euro per ogni kw oltre i 100. In questa categoria non rientrano solo grosse e costose berline, ma anche grandi monovolume, vetture non proprio di lusso, ideali per le famiglie numerose, le «vittime sbagliate» di cui abbiamo già parlato, che al mercato dell’usato si possono trovare con 11 mila euro o poco più.

L’aumento del bollo auto nelle varie versioni, nazionale e regionale, graverà all’85 per cento sulle famiglie che non possono, diversamente dalle aziende, detrarlo fiscalmente. «Siamo consapevoli che l’imposta colpirà all’85 per cento le famiglie» ha riconosciuto l’assessore regionale al bilancio Giuseppe Bertolucci. Sembra concludersi così la vicenda del bollo auto, un discorso «chiuso» secondo il vice ministro dell’Economia Vincenzo Visco. Una vicenda a dir poco travagliata, per il bollo auto è parsa più una telenovela che una manovra fiscale, perchè le norme proposte sono cambiate sette volte di seguito: una giungla di tabelle, esenzioni e sovrattasse a chili e chilowatt. La Finanziaria è ora all’esame del Parlamento, qualcosa potrebbe cambiare, una cosa è certa: il 10 per cento regionale resta.

La scheda
• Euro 0 indica i veicoli non catalizzati a benzina e i veicoli non ecodiesel, immatricolati prima del 1993.

• Euro 1 autovetture conformi alla direttiva 91/441, immatricolate dal gennaio 1993 al ’96. Euro 2 autovetture conformi alla direttiva 94/12 o i veicoli commerciali leggeri conformi alla direttiva 96/69, immatricolati tra il gennaio 1997 e il dicembre 2000.

• Euro 3 veicoli conformi alla direttiva 98/69. In vigore dal 2000, relativa all’ulteriore diminuzione delle emissioni, è obbligatoria per gli autoveicoli fabbricati dopo il 1 gennaio 2001.
• Euro 4 veicoli conformi alla direttiva 98/69B. È obbligatoria dal 1 gennaio 2006. Alcune case costruttrici hanno anticipato l’obbligo per cui ci sono molti veicoli recenti da considerare Euro 4.

• Euro 5 entrerà in vigore nel 2008.

Finanziaria, Visco: aumento bollo auto non cambia Commercialista Olbia

Commercialista Olbia ROMA (Reuters) - L'aumento previsto dall'emendamento del governo sul bollo auto non cambierà ed è "un capitolo chiuso", secondo il vice ministro dell'Economia Vincenzo Visco.

"Le norme sono quelle che ha voluto il Parlamento", ha detto Visco al termine di un vertice di maggioranza alla Camera, ricordando che sui Suv la proposta del governo era un'altra.

Il governo ha presentato un emendamento alla manovra che alza il bollo sulle autovetture e per quelle che superano i 100 kw di potenza in particolare.

In una nota ufficiale il ministero dell'Economia ha detto che la soglia dei 100 kw oltre la quale scattano i maggiori rincari riguarda solo l'8% delle autovetture in circolazione, ma molti dubbi restano nelle fila della maggioranza sull'opportunità della norma, da cui il governo attende 538 milioni di euro.

FINANZIARIA. Bollo auto, Adiconsum: "No ad ulteriori rincari regionali" Commercialista Olbia


Commercialista Olbia "Questa Finanziaria si sta trasformando sempre più in un aggravio di tasse sui redditi delle famiglie meno abbienti. I grandi proclami iniziali si stanno arenando uno dietro l'altro. La vicenda del bollo auto è emblematica". A dirlo è l'Adiconsum che spiega: "Si tratta infatti di un aumento generalizzato che riguarda il 90% dei possessori di veicoli con misure più pesanti per le auto più vecchie e, quindi, per le famiglie più deboli. Se da questi aumenti del bollo le regioni potranno beneficiare di 15 milioni di euro di maggiori entrate, la Finanziaria non deve prevedere ulteriori aumenti a livello regionale. L'emendamento del Governo che consente alle regioni di cumulare gli aumenti del bollo realizzati a livello nazionale con altri decisi a livello regionale è senz'altro da ostacolare".