lunedì, ottobre 30, 2006

La tortura fiscale toccherà il record

Commercialista Olbia Caro direttore, faccio con te e i lettori una nuova scommessa. Ho già vinto quella fatta a giugno scorso, intorno alla raffica di nuove imposte in cui si sarebbe risolta con certezza la finanziaria di Prodi-Visco. La pressione fiscale salirà l'anno prossimo di due punti, stima oggi la generalità degli osservatori, e supererà il 43% del Pil, tornando al massimo storico al quale l'aveva già portata il centrosinistra 12 anni fa. La nuova scommessa è la seguente. Ieri, al vertice del "volemose bene" organizzato dai 43 leader dell'Unione per rinsaldare le file del governo Prodi, il premier ha tracciato l'obiettivo di una crescita dell'economia al 3% del Pil. Ma la mia scommessa sin d'ora - ci metto 5mila euro di posta, che sarò lieto di versare come sottoscrizione straordinaria a Libero, in caso perdessi - è che l'obiettivo sarà mancato: proprio grazie alle manovre finanziarie dell'attuale governo. E sempre che resti in carica. Il vertice di villa Doria Pamphilj è stata una recita scontata. Era ovvio che, di fronte a una perdita verticale di consensi, i vertici dei partiti della risicata maggioranza non potessero che ribadire lealtà e sostegno al premier. E che questi ripetesse che lui non vuole sentire parlare di "fase due", che la Finanziaria resta nei suoi fondamentali com'è e che non si tratta con l'opposizione per modificarla, e che infine il governo conta di restare in carica per cinque anni. Per flettere meglio i muscoli, dopo lo smacco di una Confindustria che gli ha girato le spalle per la forte incazzatura di una base che ha costretto Montezemolo a cambiare tono, e con tutte le altre associazioni d'impresa che scendono in piazza tutti i giorni, il premier ha fatto scendere in campo anche i "poteri forti".Il sostegno dei poteri forti Nel giro di pochi giorni, prima Giovanni Bazoli patron di Intesa-SanPaolo, poi Alessandro Profumo capo di Unicredit, hanno recitato un analogo copione: sostegno esplicito alla finanziaria e ancor più singolare sostegno alla necessità di «più Stato nella vita italiana». Se non fosse per la contiguità a Prodi di quei poteri bancari, non si capirebbe la stranezza di grandi banchieri privati che inneggiano allo Stato, quando per anni hanno sostenuto la battaglia delle fondazioni loro azioniste, che si sono battute per essere considerate soggetti privati.

LE 69 NUOVE TASSE DI PRODI
Dal bollo auto, alla casa, ai ticket: con questi balzelli il governo ulivista ci mette in mutande Il Professore se la ride e sfida: avanti così per 5 anni.

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