mercoledì, ottobre 04, 2006

Maggioranza battuta al Senato sulla Giustizia. Mastella: «Mi sono rotto i c... con Di Pietro»

«Mi sono rotto i c.

.. di Di Pietro». Il ministro della Giustizia Clemente Mastella, ha reagito così, furioso, alla bocciatura del Senato dell'articolo 5 del decreto che porta il suo nome e che interviene sulla riforma dell'ordinamento giudiziario. E punta, senza giri di parole, il dito contro il ministro delle Infrastrutture: Il Guardasigilli è netto e fa riferimento anche ad una citazione latina per dire: «La mia pazienza è finita».
«Qui si tratta di un dato politico. Già - spiega furibondo Mastella - è una fatica enorme tenere la maggioranza, e poi arrivano questi e agiscono senza dirti nulla. È un attacco a freddo. Non è accettabile né umanamente, né moralmente». Il ministro della Giustizia ce l'ha chiaramente con i senatori dell'Italia dei valori che con i loro tre voti hanno consentito la bocciatura dell'articolo 5. E promette vendetta a meno che Di Pietro non giustifichi questo comportamento direttamente con Prodi. «Si può discutere, ma non si può pensare che se non passa questa legge noi votiamo i suoi provvedimenti. O domani Di Pietro si giustifica con il presidente del Consiglio o noi non votiamo nemmeno uno dei suoi provvedimenti», avverte Mastella.
La maggioranza è andata sotto per un voto per l'astensione dell'Idv (astensione al Senato vale voto contrario) nell'ultima votazione, un passaggio formale, prima della sospensione dei lavori d'aula, che riguardava l'entrata in vigore del ddl Mastella. é stato così bocciato l'art. 5 che stabilisce l'entrata in vigore della legge il giorno successivo alla pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale.
Il Guardasigilli insiste: «Chiedo un chiarimento politico e lo chiedo prima del voto di domani». Il ministro della Giustizia, sentito al telefono il premier Romano Prodi, ribadisce che la questione con Antonio Di Pietro non è personale, ma politica.
«Alle parole di Mastella non replico, questa non è una guerra personale". Antonio Di Pietro, ministro per la Infrastrutture, preferisce non commentare lo scivolone della maggioranza in Senato. «Siamo all'interno di una coalizione dove siamo sopportati ma dobbiamo mantenere i nervi saldi anche se la situazione è sempre più calda.
Per Mastella - dice Di Pietro - provo simpatia personale e umana, ma sulla giustizia sono in totale disaccordo politico. Questa legge non mi piace. Se avessimo rispettato le promesse agli elettori avremmo dovuto scrivere un solo articolo:"La legge Castelli è abrogata". Ma siccome siamo persone responsabili voteremo comunque la legge.Del voto non sapevo niente. Ma attenzione: non prendo le distanze dai miei senatori e da quel voto. Me ne assumo le responsabilità politiche e ne capisco i motivi».
È crisi aperta. E Nello Formisano, capogruppo dell'Idv la spiega così: «Abbiamo deciso di astenerci perché, con un artificio regolamentare, ci è stato impedito di votare su tre emendamenti a mia firma predisposti sull'articolo 4. Né più né meno che una tecnica parlamentare per dimostrare il nostro disappunto».Insomma, una ripicca che costa all'Unione un bel problema.
L'articolo 5 del Ddl Mastella, infatti riguarda l'entrata in vigore della legge sull'ordinamento giudiziario. Per Formisano è «una norma che non inficia tutto il provvedimento», ma l'ex ministro della Giustizia Castelli la vede diversamente.
Secondo il leghista, che si ferma sornione a ironizzare, a seguito di questa votazione la probabile sospensione del provvedimento sulla separazione delle carriere dei magistrati non entrerà in vigore prima del 27 ottobre, giorno in cui i magistrati dovranno scegliere fra la via della magistratura giudicante e quella della magistratura inquirente. «Avremo almeno un bel dato statistico, il Csm dovrà lavorare su questo», anche se, con la sospensione che si prevede verrà votata dal Parlamento, sarà lavoro inutile.
Ma la frittata, più che giuridico-normativa, per Mastella è politica. «La mia pazienza è finita - tuona il ministro - Qui si tratta di un dato politico. Già è una fatica enorme tenere la maggioranza, e poi arrivano questi (i senatori dell'Idv, ndr.) e agiscono senza dirti nulla. E' un attacco a freddo. Non è accettabile né umanamente, né moralmente". Per questo minaccia la "crisi di governo: ce ne andiamo tutti a casa».
Surreale, su tutti, il commento di Gianfranco Fini che riassume il senso della giornata: «È una maggioranza coesa, compatta, graniticamente schierata a difesa di tutte le sue componenti che dimostra che l'opposizione dice sempre solo bugie. Lo capiranno - continua sul filo dell'ironia - che è una battuta?».

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