mercoledì, settembre 20, 2006

Ponte sullo Stretto, la Sicilia lancia la sfida Commercialista Olbia


Commercialista Olbia
“Il Ponte non è in alternativa alle altre infrastrutture, ma funge da volano. Lo vogliamo perché è una conquista”. Salvatore Cuffaro, presidente della Regione Sicilia, ha ribadito così la sua posizione in merito alla costruzione del Ponte sullo Stretto. Lo ha fatto intervenendo al corteo organizzato dall’Mpa, il movimento autonomista di Raffaele Lombardo, che questa mattina ha manifestato in piazza Colonna, davanti palazzo Chigi. Cuffaro ha poi confermato “la disponibilità della Regione a usare i fondi 2007-2013 del programma comunitario Agenda 2000 per finanziare il Ponte”, quindi ha attaccato chi “come Pecoraro Scanio, Prodi e Rutelli hanno sempre sostenuto che il Ponte è un’iniziativa giusta. Perché – si è chiesto il governatore siciliano – ora hanno cambiato idea? Noi continueremo a chiedere il Ponte e le altre infrastrutture per l’Isola. Se il governo continuerà a negarle, dovrà dare spiegazioni a tutti i siciliani”. Anche il presidente dei senatori di Forza Italia Renato Schifani, esponente della Cdl siciliana, è intervenuto a piazza Colonna e ha colto l’occasione per un affondo all’esecutivo Prodi: “Il governo Prodi vuole colpire il Mezzogiorno perché non l’ha votato. Noi – ha proseguito Schifani – vogliamo lo sviluppo e porteremo la questione in Parlamento. Quelle aule sono la casa degli italiani dove adesso il presidente del consiglio Romano Prodi non vuole andare”. Presente anche il leader di Alleanza nazionale Gianfranco Fini che ha assicurato di sostenere la decisione di costruire il Ponte “per tre ordini di motivi: innanzitutto nessuno può discutere l'importanza strategica di un’opera che darebbe un'immagine diversa della Sicilia rispetto a tanti luoghi comuni; in secondo luogo ci sarebbe un ritorno occupazionale e infine, con buona pace di chi non l’ha capito, il ponte da solo non lo ha mai pensato nessuno. Pensiamo al ponte nell’ambito di un grande intervento infrastrutturale”. Quanto alla possibilità che si tenga un referendum popolare per arrivare a una decisione, Fini ha tirato in ballo la Tav: “Al di là degli aspetti giuridici, come è giusto che va sentita la pubblica opinione per la Torino-Lione, è altrettanto giusto sentire la pubblica opinione dei siciliani sul Ponte”.

Accesi i toni di Raffaele Lombardo, leader dell’Mpa: “Questa è la manifestazione di un popolo e non di un sindacato o di una categoria. È la manifestazione del popolo meridionale e siciliano in particolare, che manifesta perché rivendica ciò che gli spetta”. Quindi ha detto come sia “sacrosanto” che un’opera come il Ponte sullo stretto che “è finanziata, progettata, appaltata debba essere costruita” e non possa essere “liquidata con il no preconcetto di un ministro che prima di insediarsi esprime un punto di vista che non prevede appello”. Il leader autonomista ha poi proseguito: “Il no al Ponte sarebbe la controprova delle due Italie: noi oggi subiamo una cittadinanza di serie B. Se è vero che per la Val di Susa si concerta, si discute, non si può pretendere di dire un no secco e senza appello ai siciliani e ai meridionali. Ecco perché siamo qui per dimostrare civilmente, ragionevolmente ma anche con grande determinazione che questo è un sistema che non possiamo accettare anche perché – ha concluso il leader dell’Mpa – equivale all'inizio della nostra fine”. Ma il modo in cui si è svolta la manifestazione non ha convinto Roberto Giachetti, deputato dell’Ulivo, che ha bollato come “irresponsabile” il comportamento di Lombardo, Schifani e Alemanno, presente anche lui in piazza Colonna. “Per cavalcare la legittima manifestazione degli abitanti di Sicilia e Calabria a favore della costruzione del Ponte sullo Stretto – ha accusato Giachetti – gli esponenti della destra non hanno esitato a forzare il blocco prendendosi a spintoni con le forze dell’ordine, chiamate a garantire la sicurezza dell’area di piazza Colonna, e hanno portato la folla fin sotto l’ingresso di Palazzo Chigi. Si tratta – ha concluso il deputato dell’Ulivo – di una condotta indegna da parte di rappresentanti delle istituzioni, alcuni dei quali si trovano al governo degli enti locali. Altro che manifestazione di popolo, questi sono atti di stampo fascista”.

Mentre infiamma la polemica, intanto, il dibattito sul ponte di Messina diventa un documentario video. Venerdì prossimo, 22 settembre, a Santa Flavia (Palermo) sarà proiettato Lo Stretto obbligato, un filmato di 50 minuti che contiene interviste a esperti, esponenti dell’ambientalismo e del mondo dell’economia, ma anche a gente comune che vive in riva allo Stretto. Tra le “voci” ascoltate, ci sono anche quella dell’associazione “Voglia di Ponte” e quella del “Movimento No Ponte”, di cui vengono riprese le manifestazioni con il sottofondo musicale del brano Terra ca nun senti di Rosa Balistreri. Al momento, per l’inchiesta giornalistica in dvd – realizzata in un anno e mezzo di lavoro dai messinesi Carlo Sisalli ed Edoardo Morabito (il primo ha firmato la fotografia, il secondo il montaggio) – è destinata a far discutere per i contenuti che tratta, e finora è stata proiettata solo al Parco letterario Horcynus Orca di Messina, che dà spazio alle opinioni sia favorevoli sia contrarie alla grande infrastruttura. Venerdì, il documentario sbarcherà a Santa Flavia nell’ambito del “Solunto festival visioni acquatiche”, il primo festival internazionale di cinema e fotografia del mare organizzato dal consorzio Metropoli Est. Sisalli e Morabito hanno già all’attivo diversi lavori. Sisalli ha, fra l’altro, curato la fotografia del documentario Approdo Italia, prodotto da Esperia film per Raitre e vincitore del premio giovani Ilaria Alpi 2005. Morabito, montatore diplomato alla Scuola nazionale di cinema, è allievo di Roberto Perpignani (uno dei montatori italiani più noti, collaboratore di Orson Welles) e di Frederick Wiseman, documentarista americano di fama mondiale.

3 commenti:

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Una rappresentanza qualificata e appassionata di un popolo. È la prima volta che manifesta un territorio e un popolo». Così Raffaele Lombardo, leader del Movimento per l'autonomia e promotore della manifestazione di Roma in favore del ponte sullo stretto, ha difeso l'iniziativa che ha portato migliaia e migliaia di persone davanti a Palazzo Chigi. «Non sono i sindacati, non è una categoria - ha aggiunto Lombardo -: è il popolo meridionale che rivendica pari dignità e pari diritti. Ci sono delegazioni venute dalla Sardegna, dalla Lombardia, dalla Romagna, dalla Puglia, dalla Lucania e dalla Calabria e tantissimi, naturalmente, dalla Sicilia perché il ponte riguarda l'Europa, riguarda il mondo, ma tocca più da vicino la Calabria e soprattutto la Sicilia che vuole rimanere legata all'Italia e all'Europa, non essere relegata a un ruolo di appendice del Nord Africa».
Il leader autonomista dunque fa suo al cento per cento lo slogan scritto sulle magliette di molti partecipanti «'u ponti vulimu» e spiega che è «sacrosanto costruire un'opera che è già stata finanziata, progettata e appaltata. Va costruita e non liquidata dal no preconcetto di un ministro che prima di insediarsi ha espresso un punto di vista che non prevede appello».
Poi, a tracciare un bilancio dell'iniziativa di protesta, Lombardo si dichiara soddisfatto di «una manifestazione in cui è prevalsa la passione e l'importanza della consapevolezza di partecipare». E per replicare alle accuse di irresponsabilità che dal centrosinistra si sono levate contro la gestione della piazza da parte degli organizzatori e dei dirigenti del centodestra, Lombardo dice a muso duro che «chi ha parlato di squadrismo è stato stupido e offensivo, sicuramente obnubilato dalla faziosità». E ha spiegato le ragioni della manifestazione. «Noi abbiamo rappresentato al governo una condizione di declino del Sud che ha radici antiche e che non può essere risolta con un colpo di bacchetta magica. Il Sud perde lavoro, i giovani tornano a emigrare, il Mezzogiorno perde i suoi figli migliori e il deficit infrastrutturale è gravissimo». Lombardo non ha dubbi: «Senza il ponte non vedremo alcuna delle altre infrastrutture, a cominciare dall'alta velocità».
Dunque, secondo il Movimento per l'autonomia il ponte di Messina non è un'opera faraonica e inutile ma un grande cantiere in grado di mobilitare risorse ed energie, un punto di partenza per lo sviluppo della Sicilia. E i numeri diffusi ieri dal Mpa sembrano confermare la fondatezza dell'ottimismo. Il costo di costruzione è pari a 4,6 miliardi di euro, l'occupazione diretta e indiretta toccherebbe le 40mila unità all'anno. La copertura delle spese è assicurata allo stato attuale per il 40% mentre il restante 60% dovrebbe essere assicurato da grandi gruppi finanziari internazionali e dalla Banca europea degli investimenti. E non manca, sottolineano i dirigenti del Movimento di Lombardo, la possibilità di finanziamenti da parte dell'Unione europea.
Inoltre, sono già stati formalizzati quattro contratti. «Fermarci in questo momento - dicono i fedeli di Raffaele Lombardo - non significa solo mandare tutto a monte ma anche pagare per tutte le cause legali

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Lo chiamano "Il ponte della speranza e del riscatto". Sono migliaia i manifestanti "pro-Ponte" che nella mattinata del 19 settembre si sono riversati in via del Corso, a Roma, per poi dirigersi in Piazza Colonna, arrivando fin sotto Palazzo Chigi, al grido di "Giù le mani dal Ponte". Sono state vibranti le proteste di numerosi eletti siciliani, fra cui svariati sindaci con la fascia tricolore, che per tutta la durata della manifestazione hanno continuato a gridare slogan contro il governo e a favore del Ponte sullo Stretto. 'U Ponti vulemu': lo slogan è scritto sulle loro magliette. I siciliani chiedono al Governo di lasciar proseguire i lavori per la costruzione del Ponte sullo Stretto tra Messina e Reggio Calabria.

I siciliani chiedono al Governo di lasciar proseguire i lavori per la costruzione del Ponte sullo Stretto tra Messina e Reggio Calabria, perché, come asserisce un manifestante aderente al Partito dei Pensionati, «Si può combattere la mafia solamente tramite lo sviluppo del mercato del lavoro: rendendo più agevoli le vie di comunicazione, sarebbe facilitato il commercio dei prodotti locali e si creerebbero molti più posti di lavoro». Prosegue poi un rappresentante di Forza Italia intervenuto, durante la mattinata, alla protesta: «La richiesta di realizzazione del Ponte è una rivendicazione dell'orgoglio siciliano: terminarne la costruzione sarebbe infatti una risposta concreta al bisogno impellente di combattere la disoccupazione ed un importante motivo di sviluppo per nuove economie di scala. Innanzi tutto, verrebbe potenziato e migliorato il sistema dei trasporti e di collegamento dell'intera Area dello Stretto. In chiave turistica il Ponte avrebbe certamente la funzione di grande catalizzatore di interessi; insomma, la Sicilia sarebbe finalmente parte integrante dell'economia nazionale». Gli fa eco Salvatore Lombardo, leader del Movimento per le Autonomie in piazza Colonna: «è sacrosanto costruire un'opera che è già stata finanziata, progettata e appaltata. Va costruita, e non liquidata dal "no" preconcetto di un ministro che prima di insediarsi ha espresso un punto di vista che non prevede appello». Lombardo, inoltre, ha difeso la manifestazione di oggi: «è una manifestazione di un popolo, quello siciliano, e non di un sindacato o di una categoria. E' la manifestazione di tutto il Meridione e della Sicilia in particolare».

Insieme all'animatore del Movimento per le Autonomie Raffaele Lombardo, hanno partecipato alla manifestazione il governatore della Sicilia Totò Cuffaro e alcuni nomi di spicco della Cdl tra cui gli ex ministri La Loggia e Alemanno. Alla protesta – che ha incassato anche il sostegno dell'Udc – ha aderito il presidente della commissione Difesa del Senato Sergio De Gregorio, ma anche la Uil trasporti, l'Ugl, l'Isa, il Codires, il movimento politico dei consumatori e quello dei Siciliani nel Mondo, il coordinamento dipendenti regione enti siciliani. Significative anche le adesioni arrivate da singoli esponenti politici ed organizzazioni partitiche di entrambi gli schieramenti. Sono arrivati da Sicilia, Calabria e Sardegna, in pullman, in treno e in aereo per la manifestazione, promossa dal Movimento per l'autonomia. Duemila persone che davanti a Palazzo Chigi hanno chiesto al Governo di non dare lo stop al Ponte; ciò che ha maggiormente infervorato gli animi sono state le dichiarazioni sulla non priorità dell'opera che sono venute dal governo Prodi, e, soprattutto, gli impegni sottoscritti dal centrosinistra nel programma dell'Unione, dove proprio il collegamento stabile ha meritato un'apposita citazione: «Proponiamo di sospendere l'iter procedurale in atto per realizzare le priorità infrastrutturali nel Mezzogiorno (sistema autostradale e ferroviario, Salerno–Reggio Calabria-Palermo, reti idriche, statale jonica, porti e cabotaggio)».

Il punto al momento è rappresentato dalla risposta definitiva che l'Europa, dopo aver inserito l'opera nella short list delle priorità da finanziare con fondi comunitari, attende dal governo italiano. Ed è ormai centrale la questione dei tempi della decisione politica che Romano Prodi deve prendere: confermare o meno la decisione di sospendere l'opera, perché Bruxelles non intende congelare ancora a lungo fondi che, se non saranno utilizzati per la realizzazione del Ponte, potranno essere destinati altrove.

«Il Governo Prodi, sin da quando si è insediato, afferma che non ci sono soldi per la Sicilia e il Mezzogiorno. Dal primo giorno i vari ministri si sono affrettati a "smontare" pezzo dopo pezzo il quadro di investimenti previsto per la nostra Isola. è una provocazione inaccettabile, è il momento di dire basta e di spazzare i tanti e equivoci sul Ponte sullo Stretto. Quest'opera è necessaria ed anche possibile, visto che il Ponte non sottrae risorse alla Sicilia ma anzi rende necessari gli altri investimenti sulla rete stradale e ferroviaria», ha dichiarato il presidente della Provincia di Palermo, Francesco Musetto, concludendo poi amaramente: «La verità è che quest'opera non è fra le priorità del Governo di centrosinistra semplicemente perché non lo è l'intero Mezzogiorno e le sue esigenze».
Al termine della manifestazione, i manifestanti che avevano invaso piazza Colonna sono stati fatti allontanare dall'ingresso di Palazzo Chigi e tutto si è concluso senza disordini.

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"Giu' le mani dal Ponte". Con questo slogan oltre diecimila persone, secondo gli organizzatori, hanno preso parte questa mattina alla manifestazione indetta dal Movimento per le Autonomie di Raffaele Lombardo per chiedere la realizzazione del Ponte sullo Stretto di Messina.
Il corteo e' partito da Piazza Venezia ed ha raggiunto Piazza Colonna dove gli organizzatori avevano allestito un palco per gli interventi e un maxi schermo. All'iniziativa hanno aderito rappresentanti di enti locali e sindacati, oltre ad esponenti politici della Cdl, tra cui il presidente di An, Gianfranco Fini, quello della Regione Sicilia, Salvatore Cuffaro, il sindaco di Catania Umberto Scapagnini, l'ex ministro Stefania Prestigiacomo, il presidente dei senatori di Forza Italia Renato Schifani e Sergio De Gregorio, presidente della commissione Difesa del Senato.
Davanti il portone di Palazzo Chigi, pero', non sono mancati momenti di tensione con spintoni tra forze dell'ordine e manifestanti. "Questa e' la manifestazione di un popolo e non di un sindacato o di una categoria - ha sottolineato Raffaele Lombardo - E' la manifestazione del popolo meridionale, in particolare quello siciliano, che manifesta perche' rivendica cio' che gli spetta".
"Nessuno puo' discutere l'importanza strategica di un'opera che darebbe un'immagine diversa della Sicilia rispetto a tanti luoghi comuni", ha detto invece Gianfranco Fini, secondo il quale la realizzazione del ponte porterebbe anche un rilevante ritorno occupazionale.