mercoledì, settembre 20, 2006

Costo del lavoro, 9 miliardi in meno Commercialista Olbia


Commercialista Olbia - Dai venti ai trenta euro su uno stipendio netto compreso tra i 1200 e i 1500 euro al mese. Questo, secondo i calcoli sindacali, l'aumento dovuto al taglio di due punti sul costo del lavoro, preventivato nella finanziaria per i lavoratori. Altri tre andrebbero a beneficio delle imprese, purchè rispettino certe condizioni. In totale cinque punti di taglio di cuneo fiscale in meno, promessi dal governo durante la campagna elettorale. E saranno contenuti nella finanziaria.
Anzi, secondo i sindacati che ieri hanno incontrato a Palazzo Chigi i ministri economici sul tema dello sviluppo, dovrebbero essere restituiti tutti nel 2007, per un valore complessivo di 9 miliardi di detrazioni.
Insomma, il 60 per cento dello sgravio alle imprese e il 40 per cento ai lavoratori, «purchè siano lavoratori dipendenti», hanno insistito ieri i sindacati temendo che si decidano sgravi fiscali a favore dei falsi indigenti, come gli imprenditori che possono detrarre dal loro imponibile molte voci che li aiutano nella produzione e pagare meno tasse di un lavoratore dipendente.
Due strade hanno individuato i sindacati per ottenere benefici certi: o detassare gli aumenti contrattuali o ammettere parte delle detrazioni fiscali per il lavoro come fanno già gli autonomi. Come saranno visibili questi aumenti nella busta paga è ancora oggetto di trattativa. Per Luca di Montezemolo, presidente della Confindustria, il «taglio del cuneo è il motore della competititvità».
Le imprese, ha specificato il ministro del Lavoro Cesare Damiano durante la conferenza stampa conclusiva, saranno selezionate in base al loro stare sul mercato ed essere concorrenziali, alla loro predisposizione a fare contratti a tempo indeterminato, al loro insediamento nel Mezzogiorno.
Inoltre si sta studiando una nuova normativa dei contratti a termine, misure per aumentare il lavoro subordinato per avere maggiore stabilità anche del mercato, un rilancio del fondo pensioni per la pensione integrativa.
I sindacati sono stati contenti del fatto che il governo abbia superato il rapporto due parti alle imprese e un terzo ai lavoratori, come era stato ventilato. E naturalmente la Confindustria avrebbe preferito la prima versione ad essa più vantaggiosa (2 parti alle imprese e una al lavoro).
Mentre Luigi Angeletti (Uil) si è dichiarato ancora «diffidente» nei confronti del taglio del cuneo, nel senso che vuole prima capire come verrà fatto, Raffaele Bonanni (Cisl) ha esplicitamente chiesto che per lo sviluppo del Mezzogiorno si ripristino tre condizioni: si realizzi una fiscalità di vantaggio per chi vuole investire al Sud, si ripristini il credito di imposta e si faccia un taglio dei tre punti del cuneo fiscale solo per le imprese che vogliono investire. Le banche non sono comprese tra i beneficiari del taglio del cuneo «perchè non c'è concorrenza» ha spiegato Angeletti: «Se una banca potesse aprire uno sportello dove vuole, ci sarebbe concorrenza, ma sappiamo che non è così e quindi noi non saremmo favorevoli ad estendere gli sgravi, anche se nulla è stato ancora deciso».
Cna e Confertigianato si sono dette d'accordo nella selezione delle imprese da benificiare, perchè non è giusto premiare chi agisce in regime di monopolio.
Damiano ha escluso interventi sui contributi previdenziali, mentre Pierluigi Bersani ha confermato che «sui fondi pensione, si punta molto e c'è una trattativa in corso con i sindacati per farli decollare». «I miliardi per lo sviluppo saranno 15» ha specificato il sottosegretario Enrico Letta, facendo capire che è stata accettata la condizione posta nel documento di Cgil, Cisl e Uil e si destinerà metà della manovra allo sviluppo. Corrisponderà ad un punto di Pil, ha confermato Pierluigi Bersani al tavolo di Palazzo Chigi.
«Forse si potrebbe fare anche di più» ha detto Guglielmo Epifani, segretario generale della Cgil, «se le entrate vanno così bene si può destinare una fetta maggiore allo sviluppo. A noi poi interessa questo: che l'Italia non venga depressa da soli tagli».

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