lunedì, febbraio 19, 2007

Fisco: si apre il cavallo di Troia Commercialista Olbia

Commercialista Olbia I calcoli degli analisti del Sole24ore non lasciano dubbi: le imposte locali stanno mangiando quei minimi sgravi che la manovra per il 2007 riconosce ai redditi più bassi. I numeri sono inesorabili soprattutto per i single, ma non solo. Ecco alcuni degli esempi più indicativi. A Bologna l'Irpef comunale passa dallo 0,4% allo 0,7% con un aumento in termini di percentuale del 75%. Un single felsineo sotto i 20 mila euro di reddito vede così trasformato lo sconto del prelievo nazionale di 75 euro in un aumento di 65 euro grazie al prelievo del suo municipio incrementato di 140 euro.
La situazione ovviamente peggiora man mano che si passa alle fasce superiori. Grazie ai 200 euro di aumento dell'addizionale comunale su un reddito di 25 mila lo sconto di 59 euro diventa un + 141. I single con redditi da 35 mila e 40 mila euro passano rispettivamente da un - 83 e un + 28 previsti dalla manovra nazionale a +157 e +348. Anche grazie all'aumento dell'addizionale regionale - dallo 0,2 allo 0,5 - Bologna è il caso più eclatante ma le cose non vanno molto meglio in altre grandi città tutte peraltro governate dalla stessa maggioranza di governo. A Roma e Torino l'incremento dell'addizionale comunale è stato ancora più pesante in termini di percentuali, passando dallo 0,2 allo 0,5 (+150%). L'aumento compensa di gran lunga lo sconto sull'Ici sul quale la giunta guidata da Walter Veltroni ha posto grande enfasi. L'imposta sugli immobili nella capitale, peraltro, si riduce sì dal 4,9 al 4,6% (circa 40 euro) sulla prima casa ma aumenta sulla seconda casa (dal 6,9 al 7%) e sulle aeree fabbricabili (dal 6,9 al 9%). Ma non è tutto.

Dallo studio del Sole le agevolazioni nazionali risultano svanire anche sui prospetti riguardanti i redditi familiari, nonostante gli assegni previsti dal ministro Bindi per questa categoria di contribuenti. Consideriamo in questo caso soltanto la fascia più bassa entro i 20 mila euro, quella cioè dove gli sconti di Visco dovrebbero incidere di più. Una famiglia tipo con un lavoratore dipendente con moglie e due figli a carico vede la propria detrazione Irpef da 191 euro ridursi a 77 a Bologna, a 108 a Roma, a 67 a Torino.

Insomma pian piano la briciole redistributive pianificate da Vincenzo Visco vanno scomparendo quando non assumono la forma di vere e proprie stangate per tutti i redditi. La gravità della situazione è divenuta tale da scatenare una diatriba tra Guglielmo Epifani e il suo predecessore Cofferati, ormai sempre più ai ferri corti. Il leader della Cgil non ha usato mezzi termini: si rischia di togliere di più con la mano locale di quanto non si dia con la mano nazionale. Cofferati, dal canto suo, ha rinviato al mittente l'accusa del compagno: «La Finanziaria, che i sindacati avevano giudicato positivamente, porta alle addizionali, ai ticket, al caro bollo». Chi ha ragione? In effetti non era difficile prevedere quel che sta accadendo. All'indomani della presentazione della Finanziaria Anci e Regioni manifestarono fortemente il loro dissenso per i pesanti tagli ai trasferimenti agli enti locali. L'esito dello scontro portò allo sblocco delle addizionali locali ferme per disposizione del precedente governo dal 2002. Come sorprendersi ora? Qualcuno ha accolto le nuove aliquote del governo come un regalo per le categorie più disagiate ed invece? Timeo Danaos et dona ferentes.

Le politiche redistributive sono in realtà sempre controproducenti per l'economia: alte imposte sui redditi alti frenano l'iniziativa della parte più produttiva del Paese. Nel nostro caso però al danno si aggiunge la beffa. Anche quei benefici minimi in nome dei quali il governo si era sprecato in alchimie fiscali hanno finito infatti per trovare scarsissima applicazione. Il tutto dimostra inoltre quanto sia complesso pianificare una seria politica dei tagli e quanto l'avvento di un vero federalismo fiscale non possa più prescindere da una responsabilità degli enti locali a far fronte da soli ai propri bilanci. Un sistema fiscale moderno ed efficiente dovrebbe tendere sempre più alla semplificazione del proprio funzionamento: una riduzione del numero delle aliquote punta proprio a questo. Appare al contrario di tutta evidenza come un'articolazione eccessiva dei meccanismi di tassazione finisca per: 1) rendere meno prevedibili per le istituzioni stesse gli effetti finali; 2) spingere i contribuenti a pagare consulenti fiscali; 3) ridurre la trasparenza della politica economica attuata dai vari livelli di governo centrale e periferici. Parafrasando un editoriale che ha fatto scalpore ci chiediamo: chi è più liberale? Chi complica ed alza le tasse o chi le semplifica e le tiene sotto controllo?

Carlo D'Andrea

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