giovedì, settembre 07, 2006

Affitti, sì alla tassa del 20%


La proprietà immobiliare promuove la tassazione separata sulle rendite da locazioni, annunciata lunedì dal presidente del Consiglio Romano Prodi e confermata ieri dal ministro dello Sviluppo economico, Pierluigi Bersani, che l'ha definita «un tema sul tappeto» in vista della Finanziaria. Contestualmente, però, i proprietari fanno dei distinguo.
«Siamo d'accordo con la misura annunciata da Prodi - commenta il presidente di Confedilizia, Corrado Sforza Fogliani - perché evita di sottoporre i redditi all'aliquota progressiva, più gravosa». «D'altra parte - ricorda il portavoce del maggiore sindacato dei proprietari immobiliari - è stato lo stesso presidente Prodi ad anticiparci, con una lettera dell'aprile scorso, l'intenzione di introdurre questa misura». L'annuncio del presidente del Consiglio ha avuto buona accoglienza anche presso i proprietari aderenti all'Uppi, alla Confappi e all'associazione romana dell'Arpe.
«La novità - spiega Giacomo Carini, presidente dell'Uppi - è positiva e noi la chiedevamo da tempo». «La misura è apprezzabile e penso sia una buona soluzione per il settore», commenta anche Silvio Rezzonico, presidente Confappi.
Al di là del consenso sul principio - separare la rendita da locazione dagli altri redditi – cominciano i distinguo. La prima questione è sui tempi dell'attuazione. «Mi preoccupa il fatto che lo stesso Prodi non sia certo di varare la riforma con la Finanziaria - rimarca Sforza Fogliani -. Invece sarebbe bene attuare subito la misura per ridare slancio al mercato dell'affitto: oggi siamo tra i paesi europei con la quota più bassa di inquilini e nessuno offre più case. Inoltre l'aliquota separata è un incentivo all'emersione del nero». Anche ieri, come si diceva, lo stesso ministro Bersani ha fatto capire che una decisione su questo punto ancora non c'è ma che c'è l'intenzione «di fare sul serio nella lotta all'evasione» e che questa ipotesi rientra in «una serie di operazioni per far emergere il nero».
Il secondo aspetto è legato al livello dell'aliquota. «Quando in passato abbiamo chiesto di introdurre questa misura - racconta Carini dell'Uppi - avevamo come riferimento il 12,5% che si applica alle rendite finanziarie. Mi pare difficile sostenerlo ancora oggi; tuttavia credo che un valore intorno al 17-18% sia realistico e praticabile». Anche per Confappi - d'accordo in questo con il presidente dell'Arpe, Michele Pazienza - in sede applicativa bisognerà approfondire e calibrare con attenzione la percentuale.
Sui numeri non si sbilancia Confedilizia. «Si tratta di una questione di finanza pubblica che credo coinvolgerà più in generale tutte le rendite, anche quelle finanziarie», dichiara Sforza Fogliani.
L'aliquota potrebbe inoltre rendere necessario ridefinire alcune tipologie di affitto. «Se non si intervenisse anche con una rimodulazione dell'attuale quadro dei contratti di affitto - segnala Carini - la cedolare secca potrebbe scoraggiare gli affitti a canone concordato, che al proprietario consentono una riduzione complessiva del 45% sull'imponibile del reddito percepito». In altre parole, diventerebbe più conveniente affittare un alloggio a un prezzo di mercato – la cui la riduzione dell'imponibile si ferma attualmente al 15% - che affittarlo a un prezzo più basso a determinate categorie sociali.
commercialista Olbia

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