lunedì, settembre 18, 2006

Il giochino di Prodi e le tasse Commercialista Olbia


Commercialista Olbia Sulla Finanziaria sono fiorite, finora, soltanto illazioni, proposte contraddittorie, polemiche anche dure fra gli stessi settori della coalizione al governo. Non si può esser certi nemmeno della cifra complessiva della manovra: 30 miliardi, come vorrebbero Prodi e i teorici del rigore, oppure 27, o 24 come vorrebbe Rifondazione comunista? Intanto, però, può considerarsi certo che il conto per i cittadini non sarà leggero. L'impulso a tassare per le sinistre di ogni gradazione è irrefrenabile e non sarà questa manovra a segnare la svolta.
Tasseranno, tasseranno. Magari lo faranno cercando di nascondere la mano rapace, ma il risultato non cambierà. L'ultima proposta di Padoa-Schioppa di lasciare liberi i Comuni di aumentare l'addizionale Irpef e l'Ici fa riferimento a cose rispettabili, come l'autonomia degli enti locali e il federalismo, ma di fatto è uno scaricabarile: si tagliano i fondi necessari alla finanza locale e si invogliano le amministrazioni a far da sé, tassando e tartassando. Il cerino finirà col bruciare sempre il cittadino.
Ancora una volta Letizia Moratti è stata «scandalosa», nel senso che si è mossa controcorrente e ha svelato la nudità del disegno sovrano, cioè governativo. Ha detto chiaro e tondo che come sindaco di Milano non aumenterà l'addizionale Irpef, né inasprirà l'Ici, anzi cercherà di ridurre sensibilmente l'imposta sulle prime case. Non solo, è favorevole alla delega ai comuni di taluni servizi qualificanti, come il controllo sul catasto, ma precisa che per questi compiti il potere centrale dovrà fornire le risorse necessarie.

1 commento:

Finanzas Forex ha detto...

finanziaria OMBRA
Il taglio agli enti locali? Lo pagano i cittadini.

Pronti a falciare 1,8 miliardi di euro. E per risarcire i Comuni, Visco propone il trasferimento delle funzioni catastali
Roma - Mentre lo scontro sulla Finanziaria si impantana nel nodo pensioni, il viceministro all’Economia Vincenzo Visco prepara una “manovra ombra” per decentrare le funzioni catastali. Un colpo da maestri, in calce all’intervento che il Governo presenterà a fine mese, per risarcire i Comuni dei dolorosi tagli agli enti locali (circa 1,8 miliardi di euro). «Il rischio di una riforma di questo tipo - spiega l’ex sottosegretario all’Economia, Daniele Molgora - è una patrimoniale nascosta». E la conferma arriva dal tavolo tecnico, tenutosi ieri sera presso il Dipartimento affari regionali e autonomie locali, per la semplificazione amministrativa a livello regionale e locale.
«Tutta la struttura verrà trasferita ai Comuni che dalla fase di interrogazione del catasto potranno passare a quella della sua attuazione», spiega uno dei sottosegretari di via XX Settembre, Alfiero Grandi. Quindi, decentramento del catasto e concentramento a livello locale di tutta la tassazione sugli immobili. Dall’Ici (già di gestione comunale) all’imposta di registro fino ad arrivare alla quota Irpef sulle rendite immobiliari che dovrebbe essere fissata intorno al 20 per cento (allo studio anche la cosiddetta Irpef negativa elaborata dal viceministro Visco già nella scorsa legislatura, ma la sua eventuale introduzione resta legata alla disponibilità di risorse adeguate). La smania di decentrare agli enti locali, estranea al dna del centrosinistra, nasce come una sorta di do ut des per giustificare i sanguinosi tagli previsti all’interno della manovra. Stando alle ultime dichiarazioni di Visco, infatti, agli enti locali sono stati chiesti circa 1,8 miliardi di euro di sacrifici. Ieri sera, Governo, Regioni ed enti locali si sono seduti a un tavolo tecnico con l’obiettivo di individuare modelli di procedimento normativo unitari al fine di omogeneizzare le legislazioni e i regolamenti regionali e locali. Le chiamano best practices. E le vogliono far passare per una maggiore autonomia agli enti locali. In realtà, il tavolo (conclusosi con blandi accordi) vorrebbe far da tampone ai pesanti tagli che rientreranno nella prossima Finanziaria. Toccherà a Regioni e a Comuni recepire e dare attuazione agli accordi. Sportello unico per l’edilizia, sportello unico per le attività produttive, legge sul procedimento, artigianato e turismo saranno i primi settori in agenda. «Con l’avvio del tavolo tecnico - fa sapere il ministro Linda Lanzillotta - prosegue a livello regionale e locale, l’opera di semplificazione amministrativa avviata, a livello statale, a metà degli anni Novanta». Al termine del primo incontro il Governo ha proposto agli enti locali il blocco delle addizionali Irpef. Fonti del ministero dell’Economia definiscono l’incontro «positivo»: «Si è registrato un ampio accordo sul metodo di lavoro». Nel corso dell’incontro l’ex banchiere Bce avrebbe illustrato alcune ipotesi di lavoro, mentre i rappresentanti degli enti locali hanno prospettato al ministro la possibilità di introdurre in Finanziaria il ticket di soggiorno, i contributi di scopo e il passaggio della gestione del catasto ai Comuni. Nessuna decisione è stata comunque presa anche se da parte del Governo si sarebbe convenuto sulla volontà di dare maggiore autonomia fiscale agli enti locali in cambio dei minori trasferimenti.
Ma a spaventare i cittadini è proprio l’aggiornamento degli estimi catastali da cui gli enti locali potranno trarre giovamento soprattutto in termini di un maggiore gettito derivante dall’Ici. «L’allarme sulla Finanziaria ombra che si starebbe preparando e cioè sul fatto che i tagli ai Comuni verrebbero compensati con il trasferimento agli stessi del Catasto, compresa la revisione delle rendite - interviene il presidente di Confedilizia, Corrado Sforza Fogliani - richiede un immediato chiarimento ufficiale, che tranquillizzi i proprietari di casa che abbondantemente hanno già dato». Chiarimento che non c’è ancora stato. «Il ministro non ci ha dato cifre sulla manovra. Ma abbiamo convenuto che si passa dal tetto di spesa ai tagli, si libera così autonomia nelle decisioni degli enti locali - spiega il presidente dell’Upi, Fabio Melilli - senza le dimensioni della manovra è difficile fare passi avanti». Ma l’Anci si schiera apertamente a fianco dei tecnocrati di Palazzo Chigi. «Con il catasto ai Comuni non aumenterebbe assolutamente il gettito Ici e dunque la pressione fiscale», assicura il presidente Leonardo Domenici definendo la rivalutazione degli estimi «una valutazione più adeguata rispetto ai processi di trasformazione che sono avvenuti nel corso degli anni nelle nostre città». Per Domenici, la misura voluta da Visco e compagni non si dovrebbe tradurre in un aumento automatico dell’Ici ma «in operazioni di equità per vedere dove si può alzare l’aliquota e dove invece si può abbassare». Il presidente dell’Anci assicura che il decentramento delle funzioni catastali implicherebbe «una maggiore e più efficace lotta all’evasione fiscale» e potrebbe «preludere alla ricomposizione di una serie di tributi (Ici, Registro, Affitti, Catasto e Ipoteche, ndr) che gravano “in testa” ai Comuni ma che vanno direttamente allo Stato e su cui i tecnici valutano che ci sia una consistente evasione».
Eppure le posizioni del dicastero dell’Economia non convincono i cittadini per quanto alcuni sindaci abbiano già provveduto ai necessari adeguamenti delle rendite negli anni passati. Un eventuale aumento delle spese comunali non può essere sostenuto senza una diminuzione delle tasse a livello centrale. Diminuzione che non sembra arrivare nonostante il boom per le entrate fiscali nei primi sette mesi dell’anno (206,8 miliardi di euro con un incremento del 12,6 per cento rispetto allo stesso periodo del 2005). «Dietro un’apparente giustizia fiscale - spiega il capogruppo dell’Udc alla commissione Finanze, Maurizio Eufemi - si nasconde una manovra altamente speculativa e vessatoria che colpirà pesantemente il risparmio casa». Secondo l’esponente centrista, infatti, sarebbe in atto da parte del centrosinistra «un’operazione tesa a mettere le mani sulla proprietà immobiliare sicuramente penalizzante per i cittadini». Secondo Adolfo Urso dell’esecutivo di Alleanza Nazionale la riforma del catasto rientrerebbe nel disegno del centrosinistra di «stringere a tenaglia il ceto medio come se fosse un nemico di classe». Il segretario confederale Uil, Guglielmo Loy, lega l’eventuale aumento dell’Ici al problema del reddito di lavoratori e pensionati: «Non vorremmo che, con una manovra sul cuneo fiscale che fa arrivare qualche euro al mondo del lavoro dipendente, si accompagni una “manovrona” che consentirà ai Comuni di innalzare, senza selettività, addizionali locali Irpef, Ici, tariffe a domanda individuale come quella sui rifiuti, sui nidi (che costa mediamente più dell’8 per cento del reddito delle famiglie) o del trasporto locale».