giovedì, settembre 28, 2006

La ricetta fiscale di Visco è sempre la stessa: nuove tasse Commercialista Olbia


Commercialista Olbia La nave guidata Prodi si appresta ad affrontare, questa settimana, una sfida fondamentale per la sua sopravvivenza, una sfida dai contorni estremamente delicati e soprattutto incerti. La nebbia che fino ad ora aveva fatto da sfondo all'elaborazione della manovra di bilancio, a pochi giorni dalla scadenza fissata per la presentazione del documento alla Camera (il 30 settembre) non si è dissolta, ma al contrario si è infittita. La rotta del rigorismo di Padoa Schioppa ha dovuto subire, complici i «capricci» e le rivendicazioni di componenti consistenti della sua coalizione, numerosi cambiamenti di percorso che hanno portato l'imbarcazione unionista in alto mare.

Sulla Finanziaria, infatti, l'incertezza regna ancora sovrana: persino sull'entità della manovra, fissata a quota trenta miliardi, sembra che vi siano seri dubbi; si teme che questa cifra non sia sufficiente a ridimensionare l'indebitamento del Paese rispetto al Pil al di sotto del 4%. Se fino a poco tempo fa il Governo si crogiolava sotto il sole della situazione finanziaria ereditata dal Governo Berlusconi - che ha visto un notevole incremento del gettito e una conseguente boccata d'ossigeno per le casse statali - ora che il varo della Finanziaria è alle porte l'iter della manovra sembra stia subendo l'ennesima battuta d'arresto: a mettere i bastoni tra le ruote ora, oltre ai soliti ostacoli rappresentati dal giogo pesante della subalternità alla sinistra estrema e alle rappresentanze sindacali, ci si è messa anche la Corte di Giustizia europea che, con una sentenza emessa il 14 settembre, ha sancito in modo definitivo l'obbligo di ripristinare la detraibilità sugli autoveicoli aziendali (e carburanti), rendendola retroattiva fino al 2003: questa decisione rappresenta una grossa tegola per il Governo dell'Unione, che, come rilevano le stime, dovrebbe farsi carico di rimborsare una cifra che si attesta intorno ai dieci miliardi di euro, più altri due e mezzo di gettito mancato per gli anni venturi. Un fardello che peserebbe in modo non indifferente sulle casse statali e che la sinistra si appresta, come sua consuetudine politica, a far gravare sulle tasche di cittadini contribuenti. Come? Intervenendo sulla Finanziaria e, come ha suggerito il responsabile economico della Cgil, Beniamino Lapadula, tentando di recuperare fondi «nelle imprese e tra le partite iva». Questa la ricetta, sempre la stessa: colpire i lavoratori autonomi.

Ogni qual volta scatta l'emergenza bilancio, ecco che l'extrema ratio è sempre quella di attingere in modo vendicativo nelle casse di coloro che simpatizzano per il centrodestra. Così era accaduto con il decreto Visco-Bersani, che ha pianificato, sotto la parvenza di una operazione di liberalizzazione, un intervento volto a colpire, chirurgicamente, quelle categorie che non flirtano con il centrosinistra; così accadrà ora con il varo della Finanziaria che, ad oggi, non ha assunto ancora una sua fisionomia definita: se fino ad un mese fa il ministro dell'Economia prospettava una riduzione della spesa pubblica (sanità, enti locali, pubblico impiego e pensioni) di circa 18 miliardi di euro, ora che le rivendicazioni sindacali e della sinistra massimalista hanno avuto la meglio le risorse a cui attingere si sono notevolmente assotigliate. E allora, siccome la matematica è una scienza esatta, i calcoli in qualche modo dovranno pur tornare: la leva fiscale di Visco, dunque, cade proprio a pennello per una sinistra che non è in grado di governare se non attraverso il Fisco ideologico del vice ministro dell'Economia.

In un quadro di miniripresa - sia a livello industriale che occupazionale - come quello che sta attraversando il nostro Paese, anche per effetto delle politiche e delle riforme del Governo Berlusconi, tutto rischia di essere vanificato da un Governo di sinistra che da una parte nutre profonde nostalgie per un passato dove a dominare era l'idea del dirigismo di Stato, come ha dimostrato la recente vicenda Telecom, e dall'altra ha il dente avvelenato nei confronti di quelle categorie professionali che hanno soffiato sul vento della ripresa produttiva ora in atto. La ricetta economica e fiscale, vanificata la possibilità dei tagli alla spesa pubblica previsti, si riassume nel solito motto «nuove tasse»: dal ripristino della tassa di successione, cancellata dal governo di centrodestra, all'aumento della tassazione sulle rendite finanziarie, dalla revisione degli estimi catastali e relativo aumento dell'Ici alla revisione al rialzo dell'Irpef (con la cancellazione del secondo modulo della riforma Tremonti); è allo studio, inoltre, il progetto di eliminare il bonus sulle ristrutturazioni edilizie: tutte misure ispirate ad un unico diktat: fare tabula rasa di tutto ciò che ha fatto il governo di centrodestra in cinque anni di Governo.

Un'altra tegola, dopo quella della detraibilità dell'Iva sulle auto aziendali, potrebbe abbattersi a breve sul Governo Prodi: è attesa per il 3 di ottobre, infatti, la decisione della Corte di Giustizia europea sull'Irap, l'imposta regionale sulle attività produttive, tanto cara a Visco, che fu introdotta nel 1997 dall'allora Governo Prodi. Se il verdetto dovesse confermare il secondo pronunciamento (del marzo 2006) espresso da parte dell'avvocato generale della Corte, Christine Stix-Hackl - secondo il quale l'imposta era contraria alla sesta direttiva (77/3888) perché nei suoi caratteri essenziali è uguale all'Iva - per Prodi sarebbero dolori: dove troverà il denaro fresco utile a colmare gli effetti di questa sentenza? Da qualche parte, assodata l'impossibilità di agire sulle pensioni, la mano di Visco dovrà affondare. E allora saranno dolori: l'implosione è alle porte.

1 commento:

Anonimo ha detto...

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Ministri-parlamentari
Stipendi da ridurre

IL FISCHIO d'inizio della partita per ridurre i costi della politica potrebbe essere fra qualche giorno. E a farne le spese potrebbero essere i ministri-parlamentari. Per loro, infatti, sarebbe in arrivo - secondo quanto si è appreso - una riduzione dell'indennità in una misura non ancora definita ma che dovrebbe aggirarsi intorno al 20-25%. L'idea è affiorata nel corso dell'incontro al Viminale convocato dal ministro dell'Interno, Giuliano Amato, per discutere con i vertici degli Enti locali del nuovo Codice delle autonomie. La proposta potrebbe essere inserita già nella Finanziaria o nel «collegato», che viene presentato qualche tempo dopo la manovra. Un'indennità meno generosa ai ministri-parlamentari sarebbe soltanto il primo tempo della partita che prevede, fra l'altro, la riduzione del numero di consiglieri nelle assemblee provinciali e comunali, così come un numero di assessori ridotto rispetto all'attuale. Per questi interventi, però, non è la Finanziaria lo strumento legislativo adeguato: si sta infatti pensando a una delega al governo. I ministri eletti infatti sommano lo stipendio da parlamentare a una indennità speciale.