venerdì, settembre 01, 2006

LA LINEA DELLA FERMEZZA RUTELLI: GLI IMPEGNI PRESI NON SI RIDISCUTONO


Commercialista Olbia

ROMA. Non c’è ancora un accordo nel governo sulla Finanziaria e c’è molta preoccupazione per la possibilità di trovare un’intesa con le parti sociali. Ma l’ala rigorista del governo si ricompatta attorno a Tommaso Padoa-Schioppa che ieri al Consiglio dei ministri è salito in cattedra. Con la solida sponda di Romano Prodi e Vincenzo Visco. Il responsabile dell’Economia ha rintuzzato, nei modi pacati che gli sono propri, i richiami del commissario Ue Almunia e del presidente della Bce Trichet. Non ha replicato al ministro di Rifondazione Paolo Ferrero che continuava a ribadire la non sostenibilità di una Finanziaria di 30 miliardi in un solo anno. Quello che doveva dire Tps l’ha detto nella relazione introduttiva che aveva concordato il giorno prima con Romano Prodi. E cioè che non ci sarà un’altra «ricalibratura politica» dell’entità della manovra e che l’ipotesi di uno slittamento non è all’ordine del giorno. Un modo per dire che la riduzione di 5 miliardi è tecnicamente legata alle maggiori entrate fiscali, ma tiene conto anche delle «ragioni politiche» della coalizione. Insomma, Tps ha capito che ci vuole un «approccio politico» come gli è stato consigliato nei giorni scorsi da D’Alema e Rutelli. Ma c’è un limite oltre il quale non intende andare: «La Finanziaria alla fine la firmo io». Punto e basta.

Certo, la manovra economica dovrà essere condivisa da tutta la maggioranza («almeno lo spero») e sarà ricercata un’intesa con le parti sociali senza considerarla una «conditio sine qua non». Perchè in ultima istanza «i numeri sono numeri - ha spiegato l’ex banchiere europeo - e io dovrò farli quadrare tirando le somme». E’ stato un Padoa-Schioppa «molto rigido», ha raccontato Ferrero ai vertici del suo partito. «Ma noi non molleremo - insite il capogruppo del Prc Gennaro Migliore - ed è bene che tutti tengano presente che in mezzo ci sono anche i sindacati e alla fine c’è il Parlamento sovrano». Intanto però il ministro di Rifondazione è rimasto isolato nella richiesta di ridiscutere con Bruxelles i tempi del rientro del deficit italiano. A sostenere la linea della sinistra radicale c’era Alfonso Pecoraro Scanio, mentre il responsabile dei Trasporti, Alessandro Bianchi, che rappresenta il Pdci nel governo, non ha speso una parola a favore delle posizioni dei Comunisti italiani. Molti comunque hanno criticato l’atteggiamento di Bruxelles. Lo hanno fatto Mussi e Chiti che hanno ricordato il trattamento diverso riservato al governo Berlusconi.

Sul resto delle questioni c’è stata una discussione accesa. Sull’innalzamento dell’età pensionabile, ad esempio, anche se il ministro del Lavoro ha spiegato che si tratta di un meccanismo su base volontaria. Padoa-Schioppa ha ricordato che «bisogna prendere atto del fatto che la vita si è allungata» e che «la capacità di vita attiva è maggiore». Tuttavia non ha detto nulla su come affrontare il problema. Ogni ministro poi ha tirato l’acqua al suo mulino dopo le relazioni di Padoa-Schioppa e Visco. E’ intervenuto Francesco Rutelli per ricordare le pressioni dei mercati e della comunità internazionale: «Non ci si può permettere alcun cedimento». Stesso concetto l’ha espresso Prodi, il quale ha voluto precisare che l’Italia non ha chiesto nulla all’Europa. «A differenza - ha aggiunto Visco - di quanto invece hanno fatto la Germania e la Francia: a loro la commissione europea ha concesso una dilazione nonostante i trucchi del governo Berlusconi. Ma noi questa dilazione non la vogliamo e non la chiederemo».

A quel punto ogni ministro ha avuto a disposizione pochi minuti per resistere ai tagli. Rosy Bindi («dove andiamo a prendere 30 miliardi?») e Beppe Fioroni («la scuola ha già difficoltà, non può subire nuovi tagli»). Si lamenta il diessino Fabio Mussi («già è difficile la situazione in cui si trovano Università e Ricerca»). Il ministro della Salute Livia Turco chiede di evitare la mannaia sulla sanità. Alla fine Prodi ha invitato i colleghi ad aspettare di vedere la Finanziaria nel suo complesso: l’unica cosa che non si può fare è rivedere ancora al ribasso la manovra economica.

Ma al Consiglio dei ministri c’è stato un altro braccio di ferro quando il ministro Turco ha chiesto di approvare il decreto attuativo di un provvedimento varato dalla Cdl per creare nuovi ordini professionali. Ma la proposta sostenuta da Mussi, Fioroni, Bindi, Ferrero e Pecoraro, è stata stoppata da Rutelli, D’Alema, Amato, Lanzillotta e Bonino. Niente nuovi ordini e albi professionali: tra gli altri, infermieri, ostetrici, riabilitatori e tecnici-sanitari. «Non si può - hanno detto i contrari - fare nuovi ordini quando vogliamo riformare l’intero sistema». Riforma alla quale lavora Mastella.

Nessun commento: