venerdì, novembre 24, 2006

Le vostre pensioni serviranno a finanziare i debiti delle Fs, addio TFR


Commercialista Olbia FINANZIARIA: TFR FONDO INPS FINANZIERA' FS E INVESTIMENTI
(AGI) - Roma, 24 nov. - I cinque miliardi del Fondo Inps finanziato dal Tfr 'inoptato' andranno in gran parte a ferrovie e rifinanziamenti di spese di investimento. La Finanziaria prevede 400 milioni in apporto al capitale di Ferrovie Spa e 2 miliardi per il rifinanziamento della rete tradizionale F.S.. Zero, invece, per l'alta velocita' nel 2007 mentre nel 2008 per la Tav ci saranno 900 milioni e 1.200 nel 2009. L'utilizzo delle risorse nette affluite al Fondo e' subordinato al placet di Eurostat. In caso di diniego, per le Ferrovie sarebbero guai seri, come ha ricordato nei giorni scorsi l'Ad Mauro Moretti: senza i soldi previsti dalla Finanziaria le Ferrovie potrebbero dover chiudere i cantieri aperti. Per i rifinanziamenti delle spese di investimento saranno attinti dal Fondo 1,3 miliardi. Del restante, 520 milioni andranno per l'autotrasporto, 500 per le imprese pubbliche, 150 per il fondo investimenti ricerca scientifica e tecnologica, 100 milioni per il fondo competitivita' e 30 milioni per il fondo spese di funzionamento della Difesa.

6 commenti:

Anonimo ha detto...

TFR: facciamo il punto
24/11/2006 Franco Muzzi (redazione web Prontoconsumatore)
Entro pochi mesi i lavoratori dipendenti del settore privato dovranno scegliere tra il mantenimento dell’attuale regime del Tfr e il conferimento della liquidazione ai fondi pensione. Ecco qualche utile informazione a riguardo.


Con la riforma della Previdenza i lavoratori dipendenti del settore privato (circa 12 milioni) dovranno scegliere, entro sei mesi a partire dal 1 gennaio 2007, tra il mantenimento dell’attuale regime del Tfr Trattamento di fine rapporto - (con alcune importanti modifiche) e il conferimento della liquidazione ai fondi pensione, per trasformarla in una rendita vitalizia. La riforma della Previdenza nasce per fronteggiare il problema principale: l’INPS non riuscirà più in futuro a pagare pensioni come quelle di adesso. Oggi il rapporto tra la prima pensione e l'ultimo stipendio è tra il 60 e il 70 per cento, in futuro la pensione coprirà il 30-40 per cento. L'unica via per coprire questo buco pensionistico è garantire, specialmente ai giovani, rendimenti più elevati utilizzando l'accantonamento ora versato al trattamento di fine rapporto.

La Riforma. Dal 2007 scatta l’obbligo di destinazione del Tfr da parte dei lavoratori. Ovvero dovranno scegliere se utilizzare l’accantonamento annuale del Tfr per costituirsi una seconda pensione o se invece continuare a tenere la liquidazione in azienda. Ricordiamo che Il "trattamento di fine rapporto" è la somma che spetta al lavoratore dipendente al termine del lavoro in un'azienda. Conosciuta, specie in passato, più popolarmente come "liquidazione", è una prestazione al cui pagamento è tenuto il datore di lavoro nel momento in cui cessa il rapporto stesso. La sua disciplina è prevista nell’art. 2120 del c.c.

Occorre precisare che comunque stiamo parlando sempre del Tfr “maturando”, ossia delle quote di trattamento di fine rapporto che i lavoratori matureranno da una certa data in poi; di conseguenza, quanto già è stato maturato non è interessato dalla nuova normativa. La decisione del trasferimento del Tfr si basa sulla formula del silenzio-assenso. Ovvero, se il dipendente entro i sei mesi di tempo (che vanno dal 1 gennaio 2007 alla fine di giugno 2007) non esprimerà alcuna scelta, le quote future del Tfr andranno a finanziare la sua pensione integrativa attraverso un fondo pensione negoziale. Quindi se il dipendente vuole che le quote future del Tfr restino in azienda deve esplicitamente esprimere tale scelta nelle modalità che verranno precisate nelle prossime norme. Il provvedimento stabilisce una differenza per il regime del Tfr tra aziende sotto i 50 dipendenti e aziende con 50 o più dipendenti. Per le aziende con 50 o più dipendenti il Tfr che non andrà ai fondi pensione e passerà ad un fondo istituito presso l’Inps. Secondo l’ultimo accordo il Governo si impegna a riesaminare nel 2008 la soglia dei 50 dipendenti. La legge precisa, inoltre, che, qualora il lavoratore decidesse di aderire ad un fondo pensione, egli dovrà avere un’informazione adeguata sulla tipologia, le condizioni per il recesso anticipato ed i rendimenti stimati dei fondi di previdenza complementare per i quali è ammessa l’adesione.

L’argomento è complesso, le domande e dubbi tra i lavoratori sono tanti. Cerchiamo qui di fare chiarezza.
- Cosa succede nel caso in cui il Tfr rimanga in azienda o vada all’INPS? In entrambi i casi il lavoratore riceverà in un'unica soluzione tutta la liquidazione quando andrà in pensione.
- Cosa succede nel caso in cui il Tfr vada in un fondo pensione? Al momento della pensione il lavoratore potrà scegliere tra una rendita vitalizia calcolata sull'intero ammontare del Tfr oppure la liquidazione una tantum del 50% e una rendita calcolata sul rimanente 50%. Questa rendita dovrà servire a integrare la pensione che, col metodo di calcolo da poco in vigore (contributivo) ammonterà al 30/40 per cento dell'ultimo stipendio.
- Cosa succede del Tfr già maturato, fino al 31 dicembre 2006? Viene liquidato secondo le regole attualmente vigenti.
- Quali sono i vantaggi offerti dal Tfr presso l'azienda? Un rendimento garantito e la possibilità di ritirare come capitale il 100% del montante maturato (con i fondi pensione solo il 50%, il resto sotto forma di rendita vitalizia). Anche in caso di fallimento dell’azienda, inoltre, l’erogazione della liquidazione, con tanto di rivalutazione, è assicurata. In caso di licenziamento, il Tfr in azienda può essere percepito interamente. Nei fondi pensione può essere conseguito per il 50% della posizione individuale nelle ipotesi di disoccupazione fra dodici e quarantotto mesi o ricorso da parte dell’azienda a procedure di mobilità o cassa integrazione. Il riscatto totale è ammesso per invalidità permanente (riduzione della capacità di lavoro a meno di 1/3) o disoccupazione per 48 mesi.
- Quali sono i vantaggi dei fondi pensione? La prospettiva di spuntare performance superiori nel lungo periodo, gli incentivi fiscali, un contributo dell'azienda che in caso di mancata adesione non si otterrebbe.
- E' possibile chiedere un anticipo sul Tfr nel caso in cui questo vada all’INPS? Sì, valgono le stesse regole che per il Tfr trattenuto in azienda (pertanto, per esempio, si può chiedere l'anticipo del 75% del Tfr maturato dopo otto anni di anzianità aziendale nel caso di acquisto della prima casa oppure per spese sanitarie di carattere straordinario, per spese da sostenere durante i congedi per maternità o per formazione)
- E' possibile chiedere un anticipo del Tfr nel caso in cui questo vada al fondo pensione? Secondo i regolamenti dei fondi pensioni, la liquidità conferita deve essere mantenuta nel fondo per un certo numero di anni (in genere almeno 5/6). Fatta salva questa regola, i lavoratori hanno gli stessi diritti rispetto alla possibilità di chiedere anticipi qualunque scelta facciano.
- Cosa succede se un lavoratore cambia lavoro rispetto al Tfr versato in un fondo e rispetto a quello rimasto in azienda o trasferito all’INPS? Se il Tfr rimane in azienda o va all’INPS viene liquidato alla cessazione del rapporto di lavoro, qualunque ne sia la causa. Se era stato trasferito a un fondo, nel caso in cui il lavoratore lavori in un'azienda che si avvale di un altro fondo negoziale, ha diritto al trasferimento. Se il lavoratore rimane disoccupato o va in cassa integrazione, trascorsi sei mesi può chiedere al fondo la liquidazione del 50% della somma versata; trascorsi 48 mesi e permanendo la disoccupazione, può chiedere la liquidazione dell'intera somma.
- Quali garanzie offrono e quanto rendono i fondi? Tutti gli strumenti di previdenza integrativa hanno la struttura di patrimonio separato: un eventuale fallimento dell'azienda o del gestore a cui sono affidate le risorse non può avere su di loro alcuna ripercussione. Discorso diverso è quello del rischio finanziario, dato che il Tfr verrà investito in azioni e obbligazioni. In questi primi anni di vita il rendimento dei fondi è stato superiore alla rivalutazione del TFR ma il dato andrebbe visto su di un periodo più lungo.
- Che differenza c’è tra un fondo chiuso e un fondo aperto? Un fondo aperto, come dice la parola, è aperto a tutti. Un fondo chiuso è destinato solo ai lavoratori di quella categoria che ha istituito il fondo contrattuale.

La scelta fra fondi e Tfr, comunque, dipende essenzialmente dall'anzianità lavorativa. Chi aveva più di diciotto anni di contributi al 31 dicembre 1995, e quindi è abbastanza vicino al pensionamento, può anche fare a meno della pensione integrativa: da sola, infatti, quella obbligatoria sarà abbastanza vicina all'ultima retribuzione. La previdenza complementare rappresenta invece una strada praticamente obbligata per tutti gli altri lavoratori, che avranno il vitalizio calcolato in tutto o in parte con il sistema contributivo.
In genere il lavoratore, per decidere se destinare il proprio Tfr ai fondi pensione, deve tenere conto di due fattori:
1. Fattore puramente finanziario: a parità di rischio è meglio investire nei fondi che garantiscono un maggior rendimento. Tenendo sempre presente che l’INPS garantisce comunque il pagamento del Tfr nel caso di fallimento dell’impresa, mentre il rischio di perdere anche il Tfr nei fondi pensione teoricamente esiste.
2. Il secondo fattore è legato al rischio di perdere il lavoro. I lavoratori che temono di perdere il proprio lavoro saranno più inclini a lasciare il Tfr in azienda.
In ogni caso, la decisione dunque andrà attentamente ponderata: è bene infatti ribadire che l'adesione o meno ad una forma pensionistica complementare è sempre una selta volontaria e personale.

Anonimo ha detto...

Laurora: «sul TFR pagheranno lavoratori e imprese»
Mobilitazione per la manifestazione di Roma del 2 dicembre



giovedì 23 novembre 2006





Ultimi preparativi per la mobilitazione del centro destra per la manifestazione nazionale contro la Finanziaria che si terrà sabato 2 dicembre a Roma in piazza San Giovanni in Laterano. Dalla provincia di Barletta, Andria, Trani partiranno 23 pullman, quattro ciascuno dai tre capoluoghi (info 0883 506782). A Roma ci sarà tutto lo stato maggiore del partito azzurro di Puglia, dal coordinatore regionale Raffaele Fitto al coordinatore provinciale della Bat, il consigliere regionale Carlo Laurora, il quale spiega i motivi di questa protesta: «La partecipazione alla manifestazione romana - dice - è gratuita ed è rivolta a tutti i cittadini dei comuni della Bat che intendono, con la propria presenza, esprimere contrarietà verso la manovra finanziaria e dare voce allo scontento e al disagio che emerge dai ceti produttivi, messi sotto tiro da un'anacronistica e spietata vendetta di classe».

Laurora si è detto «fortemente preoccupato» delle ricadute che la finanziaria potrà avere nel breve e nel lungo tempo, ed ha parlato del compromesso sull'applicazione dell'esproprio del Tfr: «È un pessimo compromesso, se si considera il vero interesse dei contraenti. L'esenzione dal prelievo forzoso delle aziende con meno di 50 dipendenti condanna i piccoli imprenditori alla castrazione della aspirazione alla crescita. Il tema dello sviluppo, estraneo a una finanziaria che tradisce gli impegni presi con gli elettori, è proiettato nella fumosa lontananza di una fase 2, solo fumo negli occhi di cui si servono i presunti riformisti della coalizione prodiana per distrarre l'attenzione da una finanziaria sciagurata».

Per Laurora a pagare, per l'accordo sul Tfr, saranno i lavoratori e le imprese. «Una somma tra i 6 e i 7 miliardi finisce nel buco nero dei bilanci Inps. Soldi dei lavoratori che, da ora innanzi, sono di fatto nella disponibilità dello Stato o, più propriamente, degli umori del governo di turno. Economisti (della sinistra) e agenzie di rating sono concordi nel parlare di prestito forzoso. Il governo accende un debito con i lavoratori e questo debito diventa un'entrata dello Stato. Il beneficio per i conti pubblici sarà positivo solo nella fase di avvio, sul disavanzo. Ma il provvedimento peserà sul debito nel medio e lungo periodo, quando l'Inps sarà costretta a maggiori esborsi per pensioni e liquidazioni. C'è di peggio. Quanto alle imprese, la soglia dei 50 dipendenti (sotto la quale il Tfr rimane alle aziende) è un freno per la crescita. Ne vedremo delle belle: chi ha 53 dipendenti ne licenzierà tre, chi ne ha 80 dividerà l'azienda in due. Licenziare conviene, assumere no: niente male per un governo che avvea cavalcato lo slogan del rilancio attraverso lo sviluppo».

Anonimo ha detto...

Trenitalia e Tfr: un rapporto difficile
Mirko Peddis
E’ ancora acceso il dibattito su uno degli argomenti più discussi della nuova finanziaria: il piano di recupero per l’azienda nazionale di trasporti su rotaia.
Fra le misure in adottare dovrebbe rientrare un finanziamento pubblico derivante dalla riconversione, passando per l’Imps, di parte del tfr. Questa misura si aggiunge al riassetto dirigenziale che ha visto la nomina Di Mauro Moretti ad amministratore delegato; secondo Moretti un aumento delle tariffe è da vedere come condizione imprescindibile per un reale miglioramento del servizio,che, aggiunge, in questo momento è a rischio di crack. Tutto questo unitamente ad una lotta interna agli sprechi e ad un generale ritocco al ribasso degli stipendi dei manager.


Per quanto riguarda il discorso tfr già ieri sera a Ballarò è apparso chiaro che le modalità di riconversione volontaria - i lavoratori devono espressamente scegliere di destinare i loro tfr a Trenitalia - rendono quantomeno problematico il reale passaggio di quei fondi all’azienda di destinazione.
Secondo Rutelli, anch’egli presente alla trasmissione, la finanziaria avrebbe destinato fondi a sufficienza per il risanamento, ma il vice presidente del consiglio aggiunge che per una duratura politica di ammodernamento e rilancio, sia di Trenitalia che di altre aziende pubbliche, l’unica strada percorribile è quella della privatizzazione, in un Paese, a suo dire, troppo legato alle politiche monopolistiche. Una visione che cozza brutalmente con quella dell’ala più radicale della sinistra di governo.
Il problema, insomma, ancora ha da vedere una soluzione che guardi al futuro e non solo a tappare i buchi più grossi in attesa di vacche meno magre. Attendiamo pazientemente che questa sinistra cominci a comportarsi seriamente da tale, anche perché l’esame della finanziaria si configura sempre più come lo scoglio più alto per la sopravvivenza di questo Governo.

Anonimo ha detto...

Tfr, scontro in Confindustria


di LAURA DELLA PASQUA IL TFR continua a suscitare polemiche all’interno della Confindustria. Anzi durante la riunione del direttivo dell’associazione industriale, c’è stato un duro botta e risposta tra il presidente di Assolombarda Diana Bracco e il numero uno di viale dell’Astronomia Luca di Montezemolo. La Bracco ha dato voce al malessere della base imprenditoriale che non ha ancora digerito il provvedimento sul trattamento di fine rapporto anche se sono state inserite delle compensazioni e sono state risparmiate le imprese con meno di cinquanta dipendenti. Diana Bracco, rompendo il suo tradizionale aplomb, ha preso di petto, secondo quanto è stato riferito, Montezemolo. «Appreziamo il lavoro svolto — ha detto il numero uno della potente associazione che riunisce le imprese della Lombardia - ma non riusciamo a capire la sua strategia, presidente» avrebbe detto la Bracco. E mentre Montezemolo continuava a difendere la scelta fatta sul Tfr dicendo che comunque è il minore dei mali, la Bracco andava avanti sulla sua strada. In sostanza la signora «di ferro» ha sottolineato, secondo quanto riferito, che è stato un errore cedere subito sul Tfr perchè ora la Confindustria non ha niente in mano per poter contrattare di rilevante per le imprese. Nono solo. Dando voce al malcontento delle imprese lombarde, la Bracco ha ribadito che le tutele per le imprese con meno di cinquanta dipendenti sono solo un palliativo perchè ora queste aziende dovranno vedersela con il rigido sistema dell’accesso al credito delle banche. Montezemolo ha quindi sottolineato i vantaggi del taglio al cuneo fiscale. A fianco del presidente della Confindustria si è schierato Luigi Abete che avrebbe smorzato i toni polemici sulla Finanziaria dicendo che la Manovra va criticata quando ci sarà la versione definitiva. Intervento polemico anche quello di Sandro Bonomi, presidente delle Confindustria di Brescia che avrebbe ricordato come al convegno di Capri ci sarebbe stato una sorta di servizio d’ordine per impedire voci polemiche contro il governo. Nel direttivo Montezemolo avrebbe rilanciato anche l’ipotesi di una candidatura al femminile per la sua successione. E nel parterre si è subito scatenata la caccia al nome più probabile. Il più gettonato, di primo impulso, è quello di Emma Marcegaglia ma tallonata da Anna Maria Artoni, ex presidente dei giovani industriali. Meno polemica invece la riunione della giunta di ieri in cui si è discusso di fare muro contro la delega sul codice ambientale con cui il ministro Pecoraro Scanio vorrebbe cambiare le carte in tavolo e introdurre misure più stringenti per le imprese. Tema rovente su cui si è discusso anche quello dei contratti a termine. La Confindustria ha ribadito il No alle modifiche con aperture solo per l’introduzione di qualche ammortizzatore sociale. E comunque la disponibilità ad affrontare il tema andrebbe fatta mettendo sul tavolo anche i temi della competitività, delle liberalizzazioni e delle crisi aziendali come l’Alitalia e le Ferrovie. Già subito dopo l'emanazione delle linee guida da parte del ministro del Lavoro, Cesare Damiano, sui contratti a termine, il vicepresidente Alberto Bombassei aveva usato parole pesanti: «Una riforma ingiustificata, inopportuna, impropria. Un atto d'autorità che ci riporterebbe indietro di 15 anni». Critiche forti cui avevano fatto eco le parole del direttore generale di Confindustria, Maurizio Beretta, che aveva escluso che viale dell'Astronomia potesse sedere ad un tavolo con i sindacati esclusivamente sui contratti a termine.

Anonimo ha detto...

In piazza per dire no all’esproprio del Tfr
Domani lo sciopero generale del Sindacato padano. Presìdi davanti alle principali aziende di tutto il Nord Rosi Mauro: «I lavoratori si chiedono che cosa sta accadendo a Roma, ma nessuno fino ad ora ha voluto spiegarlo»

FABRIZIO CARCANO
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Domani i lavoratori iscritti al Sindacato Padano incroceranno le braccia per uno sciopero generale contro la Finanziaria ma soprattutto contro l’esproprio del Tfr.
Si tratta del primo sciopero generale nella storia del Sin.Pa, come spiega il Segretario Generale della sigla di via del Mare, Rosi Mauro: «Non possiamo permettere che tutto quello che sta facendo questo Governo, con la complicità di Cgil, Cisl e Uil, venga fatto passare sotto silenzio. Nelle fabbriche i lavoratori si chiedono che cosa sta accadendo a Roma, ma nessuno, fino ad ora, ha voluto spiegarlo. Nelle fabbriche non si stanno facendo assemblee, si preferisce tenere i lavoratori all’oscuro di tutto. E allora ci pensiamo noi ad informarli e far sentire la loro voce».
A spingere il Sin.Pa. a proclamare il primo sciopero generale della sua storia è stata la decisione del Governo di far conferire il trattamento di fine rapporto dei lavoratori o in fondi di categoria, gestiti dalla triplice sindacale e da Confindustria, o nei fondi dell’Inps.
«È veramente incredibile che la triplice sindacale stia facendo passare sotto silenzio l'esproprio del Tfr ai danni dei lavoratori. È una cosa gravissima e inaccettabile», commenta Rosi Mauro, che poi affronta il cuore del problema.
«Con la riforma Maroni al lavoratore veniva data una vera libertà di scelta su dove destinare il suo Tfr: il lavoratore, infatti, poteva decidere di lasciarlo in azienda, oppure di farlo conferire nei fondi di categoria, o ancora poteva optare anche per i fondi privati, e noi spingevamo per i fondi territoriali, come quello che c’è in Trentino e che funziona benissimo. In ogni caso al lavoratore, con la riforma Maroni, veniva data una vera ampia possibilità di scelta. Mentre adesso questa libertà è venuta a mancare, perché il lavoratore potrà scegliere solo se far finire il suo Tfr nel fondo dello sviluppo, che sta nel carrozzone dell'Inps, oppure nel fondo integrativo pensionistico gestito da Cgil, Cisl e Uil e Confinudustria. Alla faccia della libertà di scelta. Una vera libertà sarebbe stata quella di proporre un referendum, per chiedere ai lavoratori se erano d’accordo con questo cambio di destinazione per il loro Tfr».
Per questo domani i lavoratori del Sin.Pa incroceranno le braccia per il primo sciopero generale della loro storia, per dire no allo scippo del Tfr, anzi all’esproprio del Tfr, e per dire no, come spiega il Segretario Generale, «a una Finanziaria che mette in ginocchio il sistema produttivo del Paese e mina il futuro di migliaia di famiglie».
Una giornata di protesta, quella indetta dal Sin.Pa, a cui ovviamente potranno aderire tutti i lavoratori, anche quelli iscritti ad altre sigle sindacali.
«Noi abbiamo scelto di fare questo sciopero lasciando liberi i lavoratori di decidere come regolarsi, se andare oppure no davanti alle aziende. Noi saremo presenti con dei presidi davanti ad alcune aziende, le più importanti, e comunque a questa agitazione potranno aderire tutti i lavoratori, anche quelli non iscritti al Sin.Pa. - sottolinea Rosi Mauro - noi siamo un sindacato democratico e abbiamo detto e ripetuto che a questo sciopero può aderire chiunque sia contrario a questa Finanziaria. E per quello che ho visto girando per le aziende negli ultimi giorni penso che i primi a incrociare le braccia saranno proprio i lavoratori iscritti a Cgil, Cisl e Uil. E penso che saranno in tanti, visto che siamo stati contattati, per avere il materiale informativo, da tanti lavoratori non iscritti al Sin.Pa.».
A rompere il silenzio che sta contraddistinguendo questo atipico autunno, diverso da quelli roventi degli ultimi cinque anni in cui Cgil, Cisl e Uil
trascinavano in piazza i lavoratori per protestare contro le misure previste nelle Finanziarie varate dalla Casa delle Libertà, saranno dunque il Sin.Pa. e tutti i lavoratori che si uniranno alla manifestazione di protesta di domani, una manifestazione che si snoderà attraverso una serie di presidi che il Sin.Pa. ha organizzato davanti a numerose aziende del Nord.
«Il precedente Governo si è suìito sette scioperi generali in brevissimo tempo. Se una Finanziaria come questa, se proposte come queste, fossero arrivate dal Governo precedente sarebbe successo un finimondo. Invece Prodi e il suo Esecutivo hanno fatto passare sotto silenzio, con la complicità dei sindacati, l'esproprio del Tfr, perché bisogna usare le parole esatte, perché di un esproprio si tratta. E parliamo di circa 8 miliardi di euro, queste sono le cifre di cui parliamo. Eppure nonostante tutto questo - continua il responsabile del Sindacato Padano - Cgil, Cisl e Uil sono restate in silenzio. E hanno fatto pochissime assemblee nelle aziende, per non dover spiegare ai lavoratori cosa stava succedendo. E, lo ripeto, è veramente gravissimo, incredibile e inaccettabile, che la Triplice sindacale stia facendo passare sotto silenzio l'esproprio del Tfr ai danni dei lavoratori».
Quella di domani, comunque sarà solo la prima tappa di un percorso di protesta che il Sin.Pa. porterà avanti per far sentire la voce dei lavoratori del Nord.
«Saremo presenti alla manifestazione dell’opposizione contro la Finanziaria del 2 dicembre, dove sfileremo nel corteo e dove sono certo che ci saranno tanti lavoratori con le bandiere del Sin.Pa. e, magari, anche con quelle delle altre sigle sindacali. Ma non finirà qui. Del resto i segnali che abbiamo non sono i incoraggianti. Abbiamo visto che il Governatore della Banca d’Italia si è già portato avanti incominciando a parlare di elevare l'età pensionabile. Per questo - conclude Rosi Mauro - ritengo che questo sia il primo sciopero di una serie di manifestazioni in cui faremo sentire sempre più alta la voce dei lavoratori del Nord»

Anonimo ha detto...

Tfr: che cosa cambia con la Finanziaria?

Cisl: due incontri a Morbegno e Chiavenna.

Informiamo che la CISL territoriale (Chiavenna e Morbegno) organizza per i propri iscritti e simpatizzanti 2 assemblee serali (a Chiavenna il 23 novembre e a Morbegno il 24 novembre) per informare sulle novità scaturenti dalla manovra finanziaria per il 2007 in tema di previdenza e di TFR.
Cosa cambia in materia previdenziale per i lavoratori con la manovra finanziaria per il 2007?
Cosa decidere per la nostra liquidazione (T.F.R.)?
Ne parliamo in assemblea con sindacalisti CISL ed esperti in materia previdenziale

CHIAVENNA GIOVEDI’ 23 NOVEMBRE alle ore 20,30 Oratorio S. Fedele
MORBEGNO VENERDI’ 24 NOVEMBRE alle ore 20,30 Sala Museo Civico

Nel periodo compreso da gennaio a giugno 2007 i lavoratori dovranno decidere la destinazione del proprio trattamento di fine rapporto (T.F.R.) e cioè, se lasciarlo quale liquidazione al termine del rapporto di lavoro, così come è oggi, oppure destinarlo ad incremento della propria futura pensione.
Noi, lavoratori dipendenti, saremo dunque chiamati ad una scelta importante per il nostro futuro ed è quindi fondamentale conoscere le novità che si stanno concretizzando sulla previdenza integrativa e sul T.F.R.
Conoscere le novità è importante per poter decidere consapevolmente del nostro futuro!
Rivolgiamo dunque ai lavoratori iscritti e simpatizzanti CISL un caloroso invito a partecipare alla riunione!