venerdì, novembre 24, 2006

Le promesse elettorali di Prodi Commercialista Olbia


Commercialista Olbia Ma che fine hanno fatto le altisonanti promesse elettorali espresse da Romano Prodi? Costui parlava di fantasmagorici bonus da concedere ai nuovi nati fino ai diciott’anni, di agevolazioni per le giovani coppie e per chi intendesse iniziare una nuova attività imprenditoriale e, soprattutto, di una scossa all’economia che, nel bel mezzo dei fatidici primi cento giorni sembra assai lontana nel cupo orizzonte della politica unionista. E invece, come volevasi dimostrare, dalle parti del centrosinistra non si fa che parlare di manovre aggiuntive e, conseguentemente, di tosature fiscali da realizzare nel più breve tempo possibile, mentre l’attuale presidente del Consiglio tace. A parlare come un Sant’Antonio nel deserto c’è altresì il super-ministro all’Economia Padoa-Schioppa, sempre più isolato dentro una maggioranza incapace di adottare una linea che sia appena coerente con il voluminoso programma elettorale. In particolare, la sua idea di procedere sulla linea dei tagli alla spesa pubblica - in verità una scelta quasi obbligata se non si vuole bloccare la ripresa in atto - si scontra con la crescente opposizione di una buona parte della sua maggioranza e con l’onnipotente sindacato.

Ed è per questo motivo che a mio avviso lo stesso ministro, pur continuando a parlare di una situazione difficile sotto il profilo dei conti, non ha ancora neppure abbozzato una serie di provvedimenti da adottare. Egli si trova a dover mettere d’accordo una coalizione al cui interno convivono anime molto diverse ma che, al dunque, vede la prevalenza di forze che premono per un contestuale aumento della spesa e delle tasse. Soprattutto la sinistra radicale, la quale parla ossessivamente di redistribuzione del reddito - il che tradotto significa aumento della pressione fiscale per tutti -, non accetterebbe mai una politica finanziaria di tipo monetarista, ovvero fondata sul contenimento delle uscite e sul rilancio della libera economia di mercato, così come sembrerebbe voler realizzare Padoa-Schioppa. In questa remota eventualità partiti come Rifondazione, il Pdci, i Verdi e l’ala estrema dei Ds alzerebbero insormontabili barricate per bloccare una linea che cozzerebbe contro il loro interessi di bottega. Tuttavia, ed è questo un aspetto che l’intera maggioranza di centrosinistra non può ignorare, il ministro dell’Economia non sembra voler accettare il ruolo di autorevole specchietto per le allodole da utilizzare di fronte all’opinione pubblica, interna ed internazionale.

Anche perché l’equilibrio che regge il governo Prodi è talmente fragile che sarebbe un colpo quasi mortale per quest’ultimo se il prestigioso tecnico, trovandosi con le mani legate, fosse costretto a dare le dimissioni. In questo caso la credibilità, invero già molto scarsa, dell’esecutivo guidato da Prodi precipiterebbe a livelli infimi, con tutte le conseguenze politiche del caso. Pertanto il centrosinistra si trova ad affrontare, nell’imminenza della presentazione del Documento di programmazione economica e finanziaria, una situazione piuttosto difficile. E se da una parte la tentazione sarebbe quella di affidarsi ai soliti pannicelli caldi per sopperire alla cronica incapacità di adottare una linea politica coerente con le esigenze del Paese; dall’altra parte, però, il braccio di ferro che si sta delineando tra Padoa-Schioppa e la folta componente tassaiola rappresentata dalla sinistra radicale sembra spingere il governo verso una linea di scontro dagli esiti imprevedibili. L’unica cosa che comunque possiamo fin da ora anticipare è che da tutto questo nulla di buono potrà arrivare per l’Italia. Staremo a vedere.

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