martedì, novembre 21, 2006

Berlusconi: non farò più il premier né andrò al Quirinale. Letta è l'uomo giusto Commercialista Olbia


Commercialista Olbia Silvio Berlusconi non tornerà a fare il premier e non andrà al Quirinale. A renderlo noto è lo stesso Cavaliere in una conversazione riportata dal quotidiano di Feltri «Libero». «Certo che torneremo al governo - precisa Berlusconi - ma una cosa ve la anticipo. In qualunque caso non sarò io a rientrare a palazzo Chigi. Ho già dato, mi basta». «L'uomo giusto» per prendere il suo posto c'è, dichiara, «ma per favore niente nomi...».
«Con la politica operativa ho chiuso», aggiunge all'ipotesi Quirinale, ma per il capo dello Stato «il nome ve lo faccio: Gianni Letta, il migliore di tutti».

«Ho studiato e ristudiato la pratica -prosegue l'ex presidente del Consiglio - e sono giunto alla conclusione che per ora dobbiamo metterci il cuore in pace. È vero che tutta la sinistra vorrebbe disfarsi di questo signore che si sta occupando solo della sua rete di potere personale, ma per farlo occorre trovare qualcuno disposto a sferrare il colpo mortale. E su questo non c'è il minimo accordo». Alessandro Sallusti, che per 'Libero' ha raccolto lo sfogo dell'ex premier, prova a fare qualche nome. D'Alema? «No - risponde Berlusconi - non si fida, ha contro Fassino e Veltroni». Rutelli? «Impossibile, i Ds si alleerebbero e farebbero fuori anche lui», replica il Cavaliere. I comunisti? «E quando mai, non tornerebbero mai più al governo. E poi sono troppo sotto nei sondaggi per rischiare nuove elezioni», dice l'ex premier che fornisce i dati in suo possesso: «Casa delle libertà al 56%, centrosinistra al 44. Il resto - aggiunge - son tutte storie, non confondiamo il 70% degli scontenti di Prodi con un possibile risultato elettorale. Un conto è dire: quello mi ha deluso, un altro è che un comunista deluso voti noi. Certo, forse qualche moderato, è giá successo». E racconta di quando a Trieste, al comizio per il ballottaggio del sindaco si fece riempire la sala di gente di sinistra: «dal gelo al trionfo: citai Saba e uno dalla seconda fila mi urlò: ma stia zitto, che ne sa lei di Saba? Recitai su due piedi una sua poesia a memoria senza sbagliare neppure una virgola. Ci fu un'ovazione e vincemmo le elezioni». Potenza della memoria? «Un dono, ce l'ho di ferro in tutti i sensi...», risponde il cavaliere.

Berlusconi esclude che il 'killer' del governo Prodi possa essere, ad esempio, Lamberto Dini: «lo escludo - risponde - a sinistra nessuno si fida di lui». E Giuliano Amato? «Non ce lo vedo proprio, e non sono l'unico». Allora, occorre attendere un 'agguato' da parte dell'opposizione. «Chi dice questo - replica il leader della Cdl - non conosce i senatori. Mi gioco la testa che se la sinistra avesse problemi seri qualche senatore della Casa delle libertà si sentirebbe improvvisamente male al punto di dover lasciare l'aula e andare in infermeria. E, come è noto, dal lettino del dottore non si può votare. Anche la barberia potrebbe tornare utile: dal parrucchiere c'è sempre fila...».

«I senatori, anche i miei - spiega Berlusconi - non hanno nessuna voglia di tornare a casa. Non adesso. E lo hanno già dimostrato nelle ultime votazioni».

E il Quirinale? «Quando uno diventa presidente della Repubblica - sottolinea Berlusconi - dichiara al mondo la sua imparzialità. Ma non è così fino in fondo. Alla fine prevale sempre l'appartenenza ad una fede politica e culturale. Non vi dico che cosa mi ha fatto penare Ciampi e con Napolitano è la stessa cosa: erano, sono e saranno di sinistra». Il Cavaliere dice che Prodi lo odia e aggiunge di sapere il perché: «Voleva diventare ricco e il miliardario sono io; voleva un suo grande partito e l'ho fatto io; voleva essere amato e sono io in testa a tutti i sondaggi di gradimento». Infine, un annuncio: «Ho finito di scrivere il libro con le mie memorie. Una faticaccia durata tutta l'estate, altro che le balle sulle mie notti in discoteca...». Le bozze sono state consegnate alla Mondadori. Titolo provvisorio, "Il calvario della libertà". «E occhio al singolare - chiosa il Cavaliere - perché la libertà è una sola: o c'è sempre e su tutto o non è».

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